CrossFire, l’app che protegge Rio de Janeiro

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Amnesty International lancia CrossFire, l’app per monitorare le zone più pericolose della città e difendere i cittadini dalle sparatorie.

Le Olimpiadi di Rio de Janeiro, che si svolgeranno fino al 21 agosto – e alle quali seguiranno le Paraolimpiadi dal 7 al 18 settembre – hanno puntato i riflettori sulla città brasiliana che da mesi si prepara a questo evento, cercando di mostrarsi al meglio e di eguagliare le precedenti città che hanno ospitato la manifestazione.

Ma fuori dal villaggio olimpico, che ospita gli sportivi e dove hanno luogo tutte le competizioni, è impossibile non ricordare la realtà delle favelas, le baraccopoli sempre più numerose costruite nelle periferie.

Favelas, le città nella città

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Nate inizialmente come quartieri abitati da reduci e schiavi riscattati, a partire dagli anni settanta le favelas sono diventate meta dei lavoratori, in particolare di coloro che dalle campagne si spostavano in città.

Questo incremento ha spinto le baraccopoli a modificarsi: per sfruttare il poco terreno a disposizione per una popolazione così vasta, le case si sono sviluppate in verticale, occupando ogni minimo spazio delle colline su cui solitamente sorgono.

Il termine case è però improprio, perché le abitazioni spesso sono semplici ripari di fortuna. Edifici fatiscenti, costruiti con materiali di pessima qualità, che possono fare ben poco per riparare dal freddo e dalle piogge. E che ospitano, secondo le ultime statistiche, ben 11,4 milioni di brasiliani.

Luoghi simbolo di povertà estrema, negli ultimi anni sono diventate un covo di criminali i quali, tra spaccio di droga e guerra tra bande, hanno reso le favelas un posto tristemente famoso per gli episodi di violenza.

La miseria delle baraccopoli spinge gli abitanti ad affiliarsi alle bande, che giorno dopo giorno crescono di numero. E se di giorno la situazione può ancora essere gestita, la notte le favelas diventano territori senza legge, dove il labirinto di stradine buie nasconde insidie e scontri, e dove è sempre più pericoloso inoltrarsi.

Per questo motivo, e in vista dell’aumento del turismo previsto in concomitanza con le Olimpiadi, alcune associazioni stanno cercando di rendere Rio de Janeiro un posto più sicuro, in particolare nelle favelas che si trovano tra il villaggio olimpico e l’aeroporto Internazionale della città.

CrossFire, un’app per la sicurezza

Amnesty International, l’organizzazione internazionale per la tutela dei diritti umani, ha lanciato CrossFire, un’applicazione per monitorare le sparatorie nella città. Gli abitanti che assistono a un episodio del genere lo segnalano all’app, in modo che gli iscritti possano evitare il passaggio nella zona interessata, che viene geolocalizzata nella mappa della città, con un semplice clic sul sito www.fogocruzado.org.br.

CrossFire, apparsa per la prima volta il 5 luglio, ha avuto un boom di iscrizioni, finora si contano ben 35.000 download. E, leggendo il primo rapporto mensile presentato da Amnesty International, le cifre sono sconvolgenti.

Numeri e dati

Nel solo mese di luglio, Rio de Janeiro è stata teatro di 756 sparatorie e 51 morti.

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Scontri che non solo vedono coinvolte le gang malavitose, ma anche la polizia.

Rio de Janeiro possiede un’unità speciale, la UPP (Unida Policia Pacificadora), che opera esclusivamente nelle favelas, cercando di tenere sotto controllo gli scontri tra bande. Con poco successo. Tanto che, per tutta la durata dei Giochi Olimpici, pare che sia stata sancita una tregua tra governo e criminali: rispetto della legge in cambio dell’immunità. Insomma, la polizia dovrà chiudere un occhio su alcuni criminali.

Una cattiva preparazione nell’affrontare la criminalità, che ha contribuito ad aumentare del 103% il tasso di omicidi da parte della polizia, solo nell’ultimo anno. Come sottolinea Renata Neder, human rights advisor dell’organizzazione:

L’app CrossFire raccoglie in una mappa ciò che migliaia di persone soffre ogni giorno nelle comunità di tutta Rio de Janeiro. E’ ora che le autorità brasiliane intraprendano azioni concrete evitando di concentrarsi su operazioni di polizia pesantemente armate e promuovendo invece politiche di sicurezza pubblica volte a proteggere tutti. Ciò dimostra inoltre che le autorità del Brasile, così come gli organizzatori delle Olimpiadi, chiaramente non sono capaci di garantire la promessa eredità di sicurezza pubblica e una città sicura per tutti”.

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