Donne fra religioni e cultura al Religion Today

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Religioni e relazioni di genere nella rassegna Religion Today, a Trento dal 7 ottobre e per il primo anno interamente dedicata alle donne. Un equilibrio rovesciato per mettere al centro l’universo femminile.

C’è bisogno di parlare di donne?

“Assolutamente sì, basta guardare i film che ci sono arrivati”, così Katia Malatesta direttrice artistica del Religion Today, rassegna cinematografica interculturale che quest’anno, alla diciannovesima edizione, sarà largamente dedicata all’aspetto femminile all’interno delle diverse culture religiose.

In Italia in particolare le donne sono spesso vittime di femminicidi, ma questa ondata di delitti, secondo la stampa internazionale, non può essere legata a singoli episodi di cronaca, c’è un problema culturale. “Questa è la visione dall’esterno – prosegue Malatesta – però è uno stimolo anche per noi per continuare a interrogarci. E se cambiamo contesti, cambiamo latitudine l’allarme cresce e assolutamente c’è bisogno di parlare di donne e i loro rapporti con gli uomini”.

Oggi essere donna in un luogo e un contesto sociale determinati influenza moltissimo le differenze di genere e, secondo la direttrice, l’aspetto culturale e l’appartenenza religiosa hanno un ruolo determinante su come poi l’essere umano si trova a condurre e a vivere la propria vita.

Il Religion Today correla diverse religioni e l’obiettivo è quello di stimolare la discussione e gli interrogativi sull’aspetto femminile, a volte trattando temi un po’ scottanti, come il femminismo nella Chiesa, la richiesta di leadership e decisionalità delle donne, il sacerdozio femminile, la teoria del gender.

“Il ruolo del festival non è offrire risposte oggettive a domande che sono decisamente più grandi di noi, ma è proprio quello di dare una piattaforma ai film che si interessano di queste tematiche. È importante confrontarsi su quello che i registi hanno elaborato, con sguardi interni nelle diverse comunità religiose, con una pluralità di prospettive entusiasmante”.

In concorso ci saranno 53 titoli, proiettati per dieci giorni a Trento, e l’inaugurazione sarà venerdì 7 ottobre alle 20.45 presso il Teatro San Marco.

Storie e film da non perdere

Fra i documentari da non perdere c’è Radical Grace di Rebecca Parrish, sostenuto fra gli altri anche da Susan Sarandon: tre suore americane, molto impegnate nella giustizia sociale e vicine agli ultimi, subiscono una reprimenda dal Vaticano proprio per la loro insistenza sui temi femminili. Oggi la reticenza nei loro confronti si è ritirata, con la fine delle indagini vaticane, e le tre consacrate proseguono la loro battaglia nella creazione di una reale parità.

Altro spaccato della realtà, questa volta dal Kurdistan, è Microfone di Kareem Ghafur, un corto che ha già partecipato ad altri festival in cui la storia di un bambino col suo microfono si intreccia dolcemente con le disposizioni della moschea.

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Infine fra i corti proposti anche Ave Maria di Basil Khalil, premiato agli Oscar 2016 e proiettato in più di 50 festival.

Khalil, che ha frequentato anche i corsi del Torino Film Lab, ambienta la sua storia nel deserto della Cisgiordania, nel convento Sisters of Mercy, in cui le suore vivono fra silenzio e preghiera finché una famiglia di origini ebraiche chiederà il loro aiuto.

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