Al di là del muro di Berlino, la moda delle ribellioni e del fai da te

muro di berlino

Muro di Berlino. Est ed Ovest. Libertà e proibizionismo. Ma come si vestivano davvero le donne al di là del muro?

Il Muro di Berlino, una barriera insormontabile che ha diviso una città per quasi 30 anni macchiando il secolo scorso di rabbia e indignazione. Influssi culturali diversi, regimi politici opposti, idee contrastanti…e la moda in tutto questo che posto ha occupato? A livello sociologico la moda è sempre stato lo specchio della società, del suo modo di pensare, agire e interagire.

Ma crediamo davvero che le donne della Berlino est fossero condannate al grigiore delle loro condizioni socio-culturali? Forse da un muro possono aprirsi nuove strade, nuovi canali e percorsi per dar vita alla propria creatività ed esprimere l’individualità di una persona.

Est e Ovest

È innegabile che la Berlino ovest, caratterizzata da un governo federale, risentisse degli influssi culturali dell’occidente, delle mode che divagano nello star system, a partire dagli eleganti anni ’40, fino ad arrivare ai movimentati ed eclettici anni ’80. Trucchi ricercati, capelli spesso liberi e fluenti. E con gli arrivare degli anni ’80, tute acetate, jeans a vita alta, scaldamuscoli alla Jane Fonda, t-shirt oversize e cappotti lunghi fino ai piedi.

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Fotogrammi estrapolati dal video “100 Years of Beauty: Germany”.

Nella Berlino Est abbiamo invece, mantenendo un focus negli anni ’80, un trucco dark, piercing al naso, rossetti scuri e capelli super cotonati. Una rivisitazione più “alternativa” dei prototipi di bellezza e moda di quegli anni.

Questo video ci dimostra infatti tutte le differenze del caso.

Le donne della DDR

Chi pensa che le donne della Repubblica Democratica tedesca fossero dei manichini grigi si sbaglia di grosso. Ed è una delle donne “Ossi” (così venivano chiamati gli abitanti della Berlino Est) a chiarircelo.

Ute Scheffler, abitante della vecchia Berlino Est, che oggi vive a Lipsia, ha fatto di questo affascinante tema un oggetto di studio, tirando fuori un libro cult qualche anno fa ‘Chic im Osten’. Lei stessa dichiara : “Volevamo essere belle, e ce la mettevamo tutta…La moda nella Repubblica democratica tedesca era meglio della fama che ha’’.

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Copertina del libro

Esisteva anche la professione di modella, anche se era considerato più un “lavoretto” piuttosto che un lavoro fisso e remunerativo. Le riviste patinate più lette erano Pramo, Saison, Sibylle; le sfilate ”erano ritenute eventi culturali”; e c’erano perfino stilisti votati all’haute couture: ”Heinz Bormann veniva ritenuto ‘der rote Dior’, il ‘Dior rosso’’.

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Heinz Bormann con le sue modelle.

I sogni non si possono proibire, ed anche alle donne della Berlino Est era concesso sognare “Negli anni ’50 sognavamo di essere come Sofia Loren, e Gina Lollobrigida. Amavamo i film italiani. Negli anni ’60 inseguivamo Brigitte Bardot. Negli anni ’80 vedevamo Dallas clandestinamente, non lo trasmetteva certo la tv di Stato; e così abbiamo visto anche il matrimonio di Diana’’ sostiene ancora Ute Scheffler.

Il riciclo e il fai da te

Quando non si può percorrere la strada più facile per arrivare ad una meta, si cerca comunque di inventare nuovi percorsi, più difficili ed ardui, magari anche tortuosi, che richiedano impegno e sforzo creativo, ma alla fine arrivare all’obiettivo è ancora più appagante.

Il regime comunista isolava la popolazione dagli influssi esterni, ma non per questo ci si crogiolava nell’anonimato. “Conoscevo una berlinese che usò il frac del nonno – ricorda ancora – per farne un completo gonna e giacca, la stoffa era meravigliosa, non si poteva certo sprecare”. Era evidente che per le donne della Berlino dell’Est valeva il motto “Da 3 ne fai 15”.

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Pramo, rivista di moda dell’epoca. Anno 1972

Stesso principio per il “Fai da te”, all’epoca vi erano molte riviste che diffondevano fogli con le istruzioni per cucire ed elaborare modelli alla moda. Come sfruttare i tessuti e come abbinare i colori. Come racconta Ute, ad asempio, negli anni ’70 andavano i colori forti, per cui le ragazze si tinteggiavano da sole i vestiti con la vernice colorata.

Negli anni ’80 invece la ribellione punk faceva da padrone nelle DDR (Repubblica democratica tedesca), più che portare i pantaloni blu, si preferiva avere i capelli blu!

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Punk, Berlino Est

Una donna moderna e dinamica

Il regime aveva programmato un piano economico rigido e il sostegno femminile era indispensabile in tutto questo. Il 90% delle donne erano tenute a lavorare, per questo lo stile della donna “Ossi” è sempre stato più discreto, più casual e meno patinato di quello della donna della Berlino Ovest. La donna del regime doveva trasmettere naturalezza ed intelligenza.

È molto interessante vedere come una società chiusa, isolata e rigida come quella della Berlino Est dava modo alle donne di industriarsi in maniera più progressista, di scoprire un’immagine di sé quasi più moderna e indipendente.

La moda non è solo un accessorio velleitario, ci dimostra ancora che è molto di più di quel che si pensa. Un muro non può fermare i moti dell’animo e neanche quelli di stile!

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