Luciano Ligabue: rock e parole all’Auditorium

luciano ligabue rock e parole allauditorium

Luciano Ligabue arriva sul palco e l’Auditorium Parco della Musica di Roma si riempe di racconti, elettricità e rock.

Si respira un’aria elettrica. Il foyer è pieno di persone in attesa, tutte coi biglietti in mano, tutte pronte a correre per prendere il posto migliore una volta entrate, tutte impegnate ad occupare il tempo che le divide dall’incontro con il rocker di Correggio, talmente amato da aver fatto diventare meta di “pellegrinaggio” questo piccolo comune della provincia di Reggio Emilia.

Nella sera del 5 dicembre l’atmosfera all’Auditorium Parco della Musica di Roma è quella che si respira da sempre quando Ligabue è nei paraggi: fan che aspettano di entrare (che sia fuori dal cancello di uno stadio, di un palazzetto o davanti le scale che lo separano dall’elegante Sala Santa Cecilia); persone di tutte le età e ognuna col proprio dialetto, a dimostrazione del viaggio affrontato. Tutti riuniti per sentir parlare il cantautore dalle mille anime del nuovo album “Made in Italy”, ma non solo..

luciano ligabue rock e parole allauditorium
©Musacchio &Ianniello

Su e giù da un palco

L’incontro d’autore, in attesa dell’inizio del nuovo tour nei palazzetti, riporta Luciano Ligabue su un palco dove, anche se in una veste molto più rilassata e “intima” dei live, l’anima rock del cantante si espone pura e cruda alle domande di Gino Castaldo ed Ernesto Assante e al pubblico, che ha ormai imparato a conoscerla ed amarla.

Così la serata inizia con un salto nel passato, un’analisi del presente e uno sguardo al futuro. Un viaggio volto a riannodare i fili della memoria e costruirne di nuovi: diversi ma resistenti quanto quelli intrecciati in venticinque anni con un pubblico legato al suo Liga da un patto di fiducia difficile da creare in altri contesti. Un pubblico che continua a seguirlo districandosi tra i “sogni di rock’n’roll” della sua musica, la sceneggiatura e regia dei suoi film, e la pubblicazione di raccolte di racconti, libri e molto altro. Un pubblico che non fatica a riscoprire nelle tante espressioni artistiche lo stesso Ligabue di Miss Mondo, uno degli album più legati alla ricerca di identità e alla voglia di gridare a tutti il vero Liga.

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©Musacchio &Ianniello

Made in Italy

Si parte dunque con il racconto di Made in Italy, un esperimento realizzato in modo molto veloce dopo Campovolo e Non ho che te, “uno dei pochi brani in cui per la prima volta mi sono trovato a parlare in prima persona. Ho ragionato sul perché avessi sentito il bisogno di farlo e allora sono partito col lavoro: ho scritto in pochissimo tempo le tracce, tutte legate a un personaggio, che avrebbe potuto essere il mio alter ego se non avessi fatto il cantante. Sono partito e ho visto dove potevo arrivare.”

Il disco racconta l’odissea di questo personaggio che si trova a vivere un periodo di crisi per esser stato licenziato; un disagio che si trasforma in crisi di identità e vede Riko, il protagonista di tutto “Made in Italy”, impegnato nel cercare di scoprire ciò che ha e quello che non gli appartiene, in un percorso che lo conduce all’acquisizione di consapevolezze nuove.

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Gli accordi migliori rimangono sempre quei tre?

Un album che fa storcere il naso a molti fan e “a quelli che mi vogliono più monolitico”, perché mescola sonorità sicuramente difficili da accostare all’idea del Luciano Ligabue spesso criticato per l’uso dei “soliti” tre accordi. Quello di Made in Italy è un Ligabue maturo, diverso, che sente di esprimere ciò che un cantautore come lui vede e vive, oggi, a 56 anni. Un uomo che ha trovato nel rock non un elemento salvifico ma qualcosa che ha sicuramente reso la vita “più figa”, qualcosa che oggi sembra appartenere non solo più ai giovani, spinti da istinti ribelli e rivoluzionari, ma anche ai cinquantenni come Riko. Ecco allora che Made in Italy vuole essere una lettera d’amore al rock, compagno di vita del cantautore dagli esordi ad oggi.

Le domande si susseguono senza esser incalzanti, le risposte arrivano in modo quasi naturale, le luci soffuse della sala Santa Cecilia non spengono l’entusiasmo dei tanti fan che riempiono la platea e la galleria e faticano a restare seduti quando i due intervistatori lasciano spazio a video di canzoni storiche o nuove di Ligabue.

Il sorriso che si dipinge sul volto del rocker mentre l’auditorium canta “Certe notti” è lo stesso che lo accompagna mentre parla di Pierangelo Bertoli e fatica ad andarsene fino al momento degli autografi, a conclusione di una serata della quale il pubblico accorso non può non rimanere inebriato.

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