L’accoglienza è di tutti, parola di Airbnb

L’accoglienza è di tutti, parola di Airbnb

Airbnb ha chiesto a tutta la sua community di impegnarsi ad accettare chiunque, senza pregiudizi e discriminazioni. Andiamo a scoprire in che modo!

La community di Airbnb è un posto bello in cui stare. Un posto in cui le discriminazioni vengono messe al bando, così come i pregiudizi. Chi è iscritto alla piattaforma qualche mese fa avrà ricevuto da parte di Airbnb una comunicazione tramite mail, il cui titolo recitava “Discriminazione e appartenenza: cosa vuol dire per te”.

Airbnb ha invitato gli utenti della sua community ad impegnarsi per il rispetto e l’accettazione di tutti gli altri membri. Insomma, far parte di questa comunità significa accogliere allo stesso modo tutte le persone. Qualunque sia “la razza, la religione, l’origine nazionale, l’etnia, la disabilità, il sesso, l’identità di genere, l’orientamento sessuale o l’età”.

A partire dal primo novembre 2016 Airbnb ha fatto esplicita richiesta di accettare questa clausola contro la discriminazione al momento dell’accesso alla piattaforma. Se l’impegno richiesto viene rifiutato, l’utente non può ospitare né prenotare stanze. Quasi quasi è invitato a cancellare l’account.

Condivisione inclusiva

Una posizione molto netta quella di Airbnb, che si impegna per fare la sua parte nel costruire un mondo in cui tutti possano avere pari dignità sociale. In cui le parole “inclusione” e “condivisione” abbiano davvero un senso. Il punto su cui insiste Airbnb è che nessun ospite deve ricevere porte in faccia a causa di sterili pregiudizi, né deve essere sottoposto all’imposizione di condizioni diverse. Su Airbnb non è consentita la pubblicazione di offese gratuite, e non sono accettate affermazioni in cui si esprime la preferenza ad ospitare certe categorie di persone rispetto ad altre.

Rifiutare una persona perché disabile? Su Airbnb non può accadere. Tantomeno se è cattolica, musulmana o buddista. Se è sposata o non coniugata, maschio o femmina.

Una risposta per ogni Paese

Certo, non tutti i paesi hanno delle legislazioni che consentono agli host di accogliere a braccia aperte chiunque. Le problematiche, a volte, sono politiche piuttosto che personali. Proprio per questo, per chi non vive nel territorio degli Stati Uniti o dell’Unione Europea, Airbnb ha previsto una procedura diversa: gli utenti devono dire chiaramente se sono soggetti a restrizioni che impediscono di accogliere determinati tipi di ospiti.

E se lo fanno devo argomentare con indicazioni chiare e oggettive, senza l’uso di offese o attacchi dispregiativi, pena la sospensione dell’account.

Non c’è che dire, per un brand solido che ha fondato la propria identità sui valori della condivisione e dell’incontro tra persone questo impegno si può chiamare coerenza.

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