Disconnessione, nuovi diritti del lavoro 2.0

Disconnessione, nuovi diritti del lavoro 2.0

L’ultima Loi Travail francese fa riflettere sull’importanza di non ricevere mail e messaggi di lavoro in orario extra lavorativo: il diritto alla disconnessione.

Il 2017 si apre all’insegna di un nuovo diritto, un diritto del tutto nuovo rispetto a quelli per cui hanno combattuto i nostri predecessori alcuni decenni fa. Ha a che fare con il lavoro, ma riguarda un aspetto ben preciso del lavoro, che dice davvero molto del tempo in cui viviamo. Si tratta del diritto a tutelarsi dalle continue incursioni del lavoro nella vita privata. Un aspetto che mai come ora, nell’era di internet e smartphone, emerge in tutta la sua urgenza. Si parla di diritto alla disconnessione, e se ne parla in Francia.

La recente riforma del lavoro – Loi Travail – approvata quest’estate, introduce una nuova norma: le aziende con un numero di dipendenti superiore a 50 deve obbligatoriamente mettersi d’accordo con i sindacati per stabilire modalità e tempi in cui i lavoratori possono andare offline. Il che significa che dopo un certo orario le aziende non possono mandare comunicazioni di lavoro attraverso messaggi o mail.

La disconnessione

Dal 1 gennaio 2017 le policy aziendali delle aziende francesi medio-grandi devono quindi prevedere il diritto dei lavoratori alla disconnessione dal lavoro. La presa di posizione francese offre lo spunto per numerose riflessioni. In questo periodo storico in cui il lavoro spesso è un miraggio, una meta difficile e sofferta, sembra del tutto normale il dover essere reperibili sempre, a volte addirittura 24 ore su 24.

Questa situazione è diventata ancora più estrema con l’avvento del telelavoro, che non vincola i lavoratori ad una sede precisa e a orari prestabiliti. Si può lavorare ovunque e a qualunque orario. Il che può sembrare vantaggioso sotto alcuni punti di vista, ma comporta anche un ulteriore indebolimento del confine tra lavoro e vita privata.

E intanto la salute e il tempo libero chiedono a gran voce che venga restituito lo spazio che spetta loro di diritto.

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Si lavora per vivere o si vive per lavorare?

Oggi più che mai forse la risposta non è così scontata. Nel pieno della cultura dell’iper-reperibilità e del lavoro extra non retribuito, arriva quest’ultima riforma francese a dire alle aziende che dovranno mettersi d’accordo con i propri dipendenti sugli orari in cui questi non devono in alcun modo essere disturbati. In caso di mancato accordo, i titolari dovranno mettere esplicitamente nero su bianco le richieste che potranno essere fatte ai lavoratori nel loro tempo off. Le aziende dovranno tenere in considerazione le diverse esigenze dei lavoratori. Una madre e un padre, giusto per fare un esempio, potrebbero aver bisogno di essere off quando portano i bambini a scuola. Sul come e sul quando si può discutere, ma di certo i paletti ci devono essere.

Tutto ciò va indubbiamente a tutela dei dipendenti, ma anche dei titolari. Infatti, stando a una ricerca francese, solo un imprenditore su quattro riesce davvero ad andare offline, a concedersi dei momenti in cui il lavoro non permea la sua vita privata.

Gli esempi

La grande società di telecomunicazioni Orange è stata tra le prime realtà a riflettere sul diritto alla disconnessione, ispirando la legge che poi è stata effettivamente approvata. Ma non è l’unico esempio in Europa. La più che nota azienda automobilistica tedesca Volkswagen ha optato per la sospensione di tutte le comunicazioni di lavoro su smartphone dalle 18.15 alle 7 della mattina.

In Inghilterra invece troviamo l’esempio di Price Minister, che ha introdotto una mezza giornata al mese in cui i dipendenti devono comunicare a voce e non via mail.

L’applicazione di questo nuovo aspetto della riforma del lavoro francese è ancora in una fase di work in progress. Quel che è certo, però, è che la discussione sul diritto alla non-reperibilità non aspetta altro che la nostra voce in capitolo.

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