Dalla strada all’accoglienza, la rivendicazione dell’aiuto

dalla strada progetto

Un corto “associativo” girato  utilizzando grandangolo e soggettiva per scuotere le coscienze indifferenti: è il progetto che prende il nome di “Dalla strada all’accoglienza” realizzato da Bedeschifilm e Progetto Arca.

“Mettiti nei suoi panni”: un’affermazione ribadita e confidata centinaia di volte che assume su di sé un valore quasi simbolico, emblematico; del resto si sa, la personificazione, volta allo scuotimento di coscienze impassibili e anestetizzate, è una tra le più potenti armi di persuasione a disposizione dell’essere umano. Nasce così, da questo bisogno fisiologico non solo di raccontare, ma di dare un volto alla sofferenza reale nelle sue più complesse sfaccettature, il progetto “Dalla strada all’accoglienza” realizzato da Bedeschifilm in collaborazione con Progetto Arca.

L’esigenza di rivelare utilizzando la visione di chi subisce.

L’idea della realizzazione di un corto di comunicazione sociale volto a sensibilizzare la collettività nasce dalla  stretta collaborazione tra Fondazione Progetto Arca Onlus, da anni impegnata in prima linea nell’assistenza delle persone senza dimora a Milano oltre che degli emarginati e dei richiedenti asilo, e la casa di produzione Bedeschifilm, già attiva in occasione delle riprese del lungometraggio sui clochard di Milano, “ Pane dal cielo”.

dalla strada all'accoglienza

Nel corto è possibile osservare chiaramente alcune tra le fasi principali dell’assistenza offerta dalla Fondazione: dal primo soccorso in strada all’arrivo al centro di accoglienza di via Mambretti a Milano. Nel centro, viene mostrato bene nel corto, le persone senza dimora possono trovare un letto pulito, una doccia calda, un servizio gratuito di lavatrice, una cena e la prima colazione, oltre che uno sportello di ascolto sempre aperto al fine di aiutare, sostenere e confortare con le parole chi ne ha la necessità. Il protagonista della storia del filmato si chiama Mauro, un attore diventato ospite del centro che nel “mettersi nei panni dell’altro” è riuscito attraverso la sola espressività del volto e del copro a trasmettere agli spettatori la difficile realtà e i sentimenti impetuosi originari di un complesso (e a volte incompreso) percorso di vita.

“Dalla strada all’accoglienza” e l’inquadratura soggettiva come strumento di sensibilizzazione silenziosa.

Il grandangolo, usato costantemente negli abbondanti due minuti di video, l’utilizzo dell’inquadratura soggettiva che di riflesso offre un effetto straniante e  le note del pianoforte di sottofondo contribuiscono in modo unanime alla creazione del messaggio e alla particolarità del video. E’ proprio grazie a questo stile che consente di cambiare la prospettiva del video di 360° mentre lo si guarda e all’abolizione della parola che viene lasciato spazio all’enorme carica emotiva delle azioni in un “gioco delle parti” simulato. In questo modo lo spettatore, che può contemporaneamente guardare il video dal punto di vista dell’operatore o del senza tetto, è totalmente immerso in questa realtà difficile e assolutamente lontana da sé attivando successivamente un meccanismo di partecipazione e condivisione.

Il video 3D “Dalla strada all’accoglienza” oltre che su youtube,  è visibile per alcuni giorni anche presso gli stand nelle piazze di Milano e di altre città in cui la fondazione opera, come Torino, Roma e Bologna, allestiti con l’obiettivo di sensibilizzare i cittadini sulle attività e sugli aiuti che si possono dare ai senza dimora e a tutte le persone che si trovano in difficoltà.

Fino al 29 gennaio infatti, attraverso la campagna con numero solidale 45529 “un pasto caldo e un letto: una vita può ricominciare così”, è possibile donare 2 o 5 euro per offrire pasti, notti al riparo, ma anche supporto e integrazione alle persone senza dimora assistite ogni giorno da Progetto Arca. L’arte della visione come base di appoggio per una rivendicazione dell’aiuto mai scontato.

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