Viaggia e lavora nel mondo: la nuova frontiera del volontario

VIAGGIA E LAVORA NEL MONDO,la nuova frontiera del volontario

Alla scoperta di nuovi modi di viaggiare, sperimentandosi come “volontario” attraverso esperienze personalizzate in paesi diversi in cambio di vitto e alloggio per lunghi periodi.

a cura di Serena Ruggiero

L’adrenalina di un viaggio, la gratitudine di fare volontariato (non necessariamente a fini umanitari) e l’interazione spontanea tra persone sono gli ingredienti di un nuovo modo consapevole di spostarsi nel mondo. Zaino in spalla e biglietto aereo tra le dita, il traveller che ha una naturale predisposizione all’adattamento o, semplicemente, tanta voglia di cimentarsi in un’esperienza di apertura, disponibilità o messa alla prova, può, oggi, provare un’avventura nuova.

Partire come volontario significa darsi la possibilità di vivere un importante momento di confronto con se stessi ed è una gran bella scommessa: io l’ho fatto per la prima volta di recente, in un ostello in mezzo alle montagne irlandesi, mettendomi a disposizione per l’organizzazione, la gestione e lo svolgimento delle attività domestiche e di manutenzione. Ricordo che la mattina della partenza, mentre camminavo all’alba per raggiungere lo shuttle che mi avrebbe portato in aeroporto, riflettevo curiosa e spaventata sul fatto di non aver idea su come sarebbero state le prossime settimane, né delle persone con cui le avrei condivise. Eppure sentivo che avrei vissuto qualcosa che mi avrebbe fatto commuovere un po’ al momento del ritorno. E, poi, al costo di pochissimi euro, anche il mio zaino ci ha guadagnato un piccolo trofeo prezioso: una spilla a forma di quadrifoglio.

Il viaggiatore-antropologo

Quando parte, il volontario acquista la nuova dimensione di viaggiatore-antropologo perché può scegliere un luogo (un’associazione, una famiglia, un ostello, una farm) dove restare per settimane o mesi, con l’intenzione di partecipare alle sue attività sociali e di abbracciarne stile di vita e progetti (talvolta orientati verso un’ottica green). Inconsapevolmente, s’instaura un rapporto di reciprocità perché c’è la disponibilità a dare, ricevere e ricambiare. Non a caso, l’idea di fare volontariato, è un’esperienza che nasce dal desiderio di dedicarsi a lavori indirizzati verso dinamiche di altruismo, solidarietà, collaborazione e cooperazione. E il tutto accade tra persone che erano estranee e geograficamente molto lontane fino a pochissimi giorni prima: si palesa, in questa meravigliosa considerazione, la sincera bellezza del viaggio percepito come vero e proprio pezzo di vita vissuta.

Pronti… Si parte!

Bastano pochi click per iscriversi a siti come Workaway o Wwoof che permettono, a pagamento, di costruire un profilo personale in cui scrive la tipologia di attività per cui è disposto a partire, indicando le proprie esperienze personali e le skills che si sono acquisite. I due network concedono, inoltre, di esprimere preferenze riguardo alla destinazione, offrendo una scelta tra diversi paesi sparsi nei vari continenti. Molto spesso è richiesto di lavorare dalle quattro alle sei ore, da mattina a pranzo, e c’è la possibilità di concordare i giorni liberi. Con una guida a portata di mano e una buona gestione del proprio tempo e dei propri day-off, è stimolante organizzare, ad esempio, gite, escursioni o una permanenza di pochi giorni nelle città vicine.

Scarponi da trekking e un k-way completano l’equipaggiamento adatto alla partenza: poi, bisogna solo essere abbastanza coraggiosi nel provare un sentiero nuovo, con il rischio di scoprirsi capaci di tanto. Come? Dell’esperienza del “viaggio volontario” c’è ancora molto da dire… E lo faremo nei prossimi appuntamenti, cercando di portarvi alla scoperta di luoghi nuovi e di modalità diverse di cooperazione nel mondo.

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