Le separazioni più scottanti nel mondo della moda

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Le separazioni portano sempre tanto scompiglio, ma nel mondo della moda “stilista che vieni, stilista che vai”.

Le separazioni tra art director e casa di moda sono una costante nel mondo del fashion, dove i grandi nomi delle maison vengono accostanti a sempre nuovi (e giovani) designer, che possano riprendere le linee guida e la filosofia del marchio che rappresentano, portando qualcosa di innovativo e originale, stilisticamente parlando.

Ma i “divorzi modaioli” non sono sempre facili, il rischio di creare un effetto “nostalgia” verso il precedente art director è sempre in agguato, come anche il pericolo di non rimanere fedeli con le caratteristiche principali del brand.

Il turnover in questo campo è molto comune, ma certe separazioni hanno lasciato il segno e fatto discutere parecchio, hanno stupito e creato una grande aspettativa oppure hanno lasciato di stucco gli esperti del settore. Vediamo di analizzare al dettaglio queste famose “separazioni”.

Philosophy

Un divorzio del lontano 2012 riguarda la linea Philosophy di Alberta Ferretti, la stilista ha deciso di concentrarsi sulla sua mail line lasciando alla designer Natalia Ratabesi il compito di rivitalizzare il marchio dedicandole il giusto tempo, poi come sappiamo, il testimone è stato lasciato a Lorenzo Serafini e il marchio è diventato ancora più famoso e richiesto.

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Lorenzo Serafini

Balenciaga

Balenciaga, marchio ormai identificato con il nome di Alexander Wang, deve nuovamente cambiare art director.

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Alexander Wang

In questo caso Demna Gvasalia diventa il nuovo erede del marchio, di lui si sa ancora poco, ma il 32 enne di origine georgiane, ma radicato ormai da anni a Parigi, ha già un gran curriculum alle spalle, e il suo brand Vetemens ha riscosso molto successo. Good luck Demna!

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Demna Gvasalia

Yves Saint Laurent

YSL ha visto tanti stilisti susseguirsi dopo il forfait di Yves Saint Laurent nel 2002- a partire da Tom Ford, Stefano Pilati e Hedi Slimane, designer che ha fatto tanto discutere per aver cambiato addirittura il nome del marchio in “Saint Laurent Paris.

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Hedi Slimane

Eppure, nonostante, Hedi Slimane fu accolto con molta freddezza inizialmente, ora che deve lasciare il timone della nave, tutti lo rimpiangono, accogliendo con poco clamore il belga Anthony Vaccarello. Don’t worry Anthony, si abitueranno anche a te!

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Anthony Vaccarello

Dior

La scelta che ha creato più clamore negli scorsi mesi è stata quella che ha segnato un cambiamento fondamentale per il brand Dior. Alla guida della maison francese c’è finalmente una donna italiana, Maria Grazia Chiuri.

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Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli

Il suo nome è sempre stato associato alla maison Valentino di cui era designer dal 1999 fino a diventarne art director dal 2008 insieme a Pierpaolo Piccioli. Eppure, se Dior chiama, Maria Grazia risponde. Soprattutto se c’è in ballo il concetto di “fare la storia”, non è cosa da poco che lei sia la prima donna a rivestire un tale ruolo da Dior e, per giunta, italiana. Per cui bye bye Valentino, Welcome Dior!

Givenchy

Risalente solo a un mese fa è la notizia scioccante che riguarda la casa di moda Givenchy, ebbene il nostro caro Riccardo Tisci lascia la maison dopo 12 anni di attività in cui, tra l’altro, ha risollevato in maniera incredibili le sorti del brand, condannato inevitabilmente al fallimento.

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Riccardo Tisci

La collezione maschile per l’autunno/inverno 2017/2018 e quella femminile di alta moda per la primavera 2017, presentata alla Settimana delle sfilate di haute couture a Parigi, saranno quindi la sue ultime realizzate per Givenchy.

L’azienda non ha ancora fatto sapere chi prenderà il suo posto, mentre secondo gli esperti Tisci passerà al marchio milanese Versace: lui e la direttrice Donatella Versace sono molto amici. Ovviamente sono ancora tutti rumors, ma si sa che il pettegolezzo nel mondo della moda indica sempre un po’ di verità di fondo.

Le separazioni nel mondo della moda sono ormai diventate quasi scontate, proprio perché il turnover continuo permette ai brand di non fossilizzarsi su una linea stilistica unica, ma preferisce interpretare gli elementi del brand sotto altri punti di vista e attraverso le mani sapienti di più designers che si susseguono.

I divorzi modaioli possono essere più o meno facili e certamente portano scompiglio, ma sicuramente interpretano in maniera coerente il mercato lavorativo della nostra epoca, dove “la stabilità” e il “posto fisso” sono concetti ormai superati.

Perciò nessuna nostalgia o rimpianto, non esiste più un unico e univoco modo di vedere le cose, per cui non c’è neanche un unico e univoco modo di vedere la moda!

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