Mark Twain: lo stereotipo nel viaggio

Ci sono persone che amano conoscere cosa c’è dietro una porta chiusa, ci sono altri uomini invece che sono rassicurati proprio dal fatto che quella porta sia chiusa. Il nostro viaggio attraverso gli stereotipi, oggi, inizia da qui.

Non so se hai mai sentito parlare di Mark Twain. Qualcuno dice che fu il primo vero scrittore statunitense, anche se viene ricordato maggiormente come lo scrittore di Huckleberry Finn.

Dicono fosse un umorista ma io l’ho sempre identificato nel sosia ubriaco di Albert Einstein. Pochi sanno che Mark Twain era un grande amante dei viaggi, ed ha girovagato in tutto il mondo come un moderno Marco Polo (consumando sicuramente più alcol ndr).

Mark Twain e il viaggio

Proprio a Mark Twain si devono moltissime citazioni famose che in realtà non ha mai detto (tipo Jim Morrison per intenderci), solo perché era un bravo scrittore e paroliere!

Tra tutte un aforisma in particolare è proprio il suo e forse è anche il più bello:

Travel is fatal to prejudice, bigotry, and narrow-mindedness, and many of our people need it sorely on these accounts. Broad, wholesome, charitable views of men and things cannot be acquired by vegetating in one little corner of the earth all one’s lifetime. – Mark Twain, The Innocents Abroad

Il viaggio è fatale al pregiudizio, al bigottismo e alla ristrettezza mentale, e molti di noi ne hanno estremamente bisogno proprio per questo motivo. Le vedute ampie, sane e buone non possono essere acquisite vegetando tutta la vita in un piccolo angolo della Terra. – Mark Twain, Gli innocenti all’estero.

Il viaggio e il pregiudizio

Le persone che avanzano sempre scuse e che esprimono giudizi fermi e decisi su quello che non conoscono sono quelle che – a mio avviso – avrebbero bisogno di viaggiare di più.

Ci sono tante motivazioni che spingono le persone a viaggiare, ma spesso si trascura il fatto che viaggiare permette di ampliare i propri orizzonti. Viviamo in un mondo in cui ci sono miliardi di persone e sempre meno risorse naturali a disposizione, e la storia ci insegna di come siamo stati più competitivi che cooperativi.

È per questo che il viaggio può aumentare l’esperienza, e questa è nemica dell’ignoranza. L’esperienza vissuta in prima persona ci permette di mettere in discussione i nostri pregiudizi e di essere aperti alla comprensione del mondo, delle diverse culture e della natura.

Lo dice anche la scienza: più Paesi si visitano e più fiducia, apertura e rispetto si ha verso il prossimo, in particolare se si viaggia in luoghi con una cultura molto diversa dalla propria.

Viaggiare sì, ma…

Attenzione però, viaggiare significa esplorare luoghi, mangiare il cibo locale, sentire gli odori (e le puzze ndr), parlare con la gente non restare in campane di vetro come i villaggi turistici che nulla fanno scoprire del Paese in cui ci si trova.

Viaggiare richiede prendere costantemente decisioni, cambiare le proprie abitudini… Ed è per questo che non è facile.

Ma il viaggio non è una fuga dalla vita reale… Il mondo intorno a noi è, al contrario, la vita reale e sperimentare, fermarsi ad ascoltare, osservare, odorare, emozionarsi è educativo, ti insegna a confrontarti con i tuoi limiti e i tuoi pregiudizi, come ha fatto con Mark Twain del resto. Twain ha avuto la fortuna di riuscire a viaggiare un bel po’ durante la sua vita e ha raccontato le sue esperienze in uno dei libri di viaggio più venduti: The Innocents Abroad – Gli Innocenti all’Estero.

Con uno spirito diverso.

I grandi scrittori americani vennero in Europa con un atteggiamento reverente verso i sacrari della cultura e della civiltà europea. Mark Twain, a differenza dei suoi connazionali, si pone con un atteggiamento irrispettoso e non si sogna neanche lontanamente di ricercare le proprie radici in Europa. È orgoglioso della sua identità americana, è “innocente” nel senso che non ha (apparentemente) pregiudizi sulla cultura europea. Quando vede l’Arno dice: “Tutto qua? Vuoi mettere l’imponente Mississippi?”.

Twain non è affascinato dalla storia, le antichità gli sembrano anticaglie, spesso sporche e trasandate, e reagisce alla presenza oppressiva della storia con lo scherzo, la beffa, lo scherno dissacrante denso di battute irresistibili.

Il suo è un libro che ha ispirato il più recente “An Idiot Abroad”, un libro e programma tv che parla delle avventure di un inglese medio, pieno di pregiudizi che viene mandato in giro per il mondo.

Per lui di certo non è stato affatto divertente ma per chi legge questi libri e guarda le avventure del programma tv è uno spunto di riflessione.

Dopotutto come dico io:

“Viaggiare ti mette di fronte a te stesso, ed è un rischio che vale la pena correre.”

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