Se a Didone il nulla pare, in scena al Planet il mito oltre i cliché

se a Didone il nulla pare

Vittima di un sogno e dei presagi di un oracolo, Didone sogna ed attende Enea, ma diventa presto vittima della sua stessa follia.

Se a Didone il nulla pare! Vi siete mai domandati cosa sarebbe accaduto se il valoroso Enea non fosse mai giunto nella città di Cartagine? E se la travolgente storia d’amore con la regina Didone, tramandata per secoli, fosse stato solo il frutto di un delirio visionario della protagonista?

A questi interrogativi sembra volere rispondere lo spettacolo dal titolo Se a Didone il nulla pare, diretto da Sandra Rossi, musiche originali di Alessandro Palmigiani, in scena il 6 e il 7 maggio  al teatro Planet di Roma, spazio polifunzionale nel quartiere San Giovanni.

I protagonisti

Autoprodotto dalla Compagnia Altrove,  la piece nasce da una rilettura attenta del canto dell’Eneide e della Didone Abbandonata, libretto d’opera di Metastasio, e smonta lo stereotipo dell’eroina perseguitata, sedotta e abbandonata, rimandando ad un tema attuale della realtà moderna, quello di una donna che costruisce la propria esistenza secondo i propri valori, ma che cede inesorabilmente al ritmo biologico del proprio corpo ed alle istanze dettate dalla società in cui vive.

Con Elisabetta Raoli, Carlo Colella, Cristina Frioni e Francesca di Vincenzo, la storia, in un’ambientazione essenziale ed onirica, mira ad abbattere il mito di Didone, un cliché consolidato anche nella letteratura moderna, attraverso un’originale trasposizione.

La storia

Didone aspetta, continua ad attendere l’eroe troiano che annuncia il suo arrivo attraverso presagi notturni, oracoli, ed oscure visioni, incoraggiata incoscientemente dalla sorella Anna, a tal punto che comincia a vivere, nella solitudine delle sue notti insonni, la sua personale storia d’amore, un amore irreale e visionario, alimentato dalle voci del popolo, dalla solitudine della vedovanza e da un desiderio di maternità incombente.

ʺSe a Didone il nulla pare- spiega la regista- è la storia di una donna coraggiosa ed indipendente e del suo rapporto controverso con il potere, con i doveri dettati dalla fedeltà coniugale a cui è votata, ed il costante timore di risultare inadeguata al ruolo che ricopreʺ.

Tra mito e leggenda

All’interno di un mondo perfetto costruito con tenacia e costanza, rappresentato da un cerchio di pietre, intorno al quale danza Selene, a rappresentare tanto la proiezione che il deterioramento di un sogno, è la parola riportata attraverso i secoli a rimarcare il destino a cui la donna non può ribellarsi, fragile e disarmata di fronte ad un’ossessione che si manifesta con sconosciuta irrazionalità, che mina la roccaforte di certezze all’interno della quale si è rifugiata, e che si manifesta con spietata urgenza, a tal punto da non essere più in grado di discernere il reale da quanto immaginato.

E’, quindi, il “nulla che pare” ad essere il fulcro centrale di una storia nata dal mito, quello di Didone, ma che risulta drammaticamente irreale, quasi a mostrare con evidente illogicità il sottile confine oltre il quale la menzogna inflitta dalla mente umana deteriora inesorabilmente la sfera razionale.

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