Moda religiosa, come il sacro si incontra con il profano

Moda religiosa, è possibile concepire un lato sacro nel mondo profano per eccellenza, ovvero la moda?

Moda religiosa, il concetto appare come un grande ossimoro, che alle orecchie più sensibili può quasi sembrare dissonante. Eppure nell’era della postmodernità  non è così difficile accostare e unire due elementi così diversi fra di loro, il sacro e profano.

Non siamo più nell’epoca medievale in cui un corpetto troppo stretto, una scollatura più ampia o un accessorio più stravagante erano simboli di velleità e quasi profanazioni per l’ambiente religioso. Adesso, si cercano punti di incontro tra ciò che la religione detta e ciò che la moda mostra.

Vediamo qualche esempio calzante.

Si parla molto spesso della religione musulmana come un credo rigido che imbriglia le donne in costumi che quasi le privano di dignità e identità. Ma non c’è solo questo lato della medaglia, anzi.

Blogger religiose

Una “storia” diversa viene proprio raccontata dalla blogger Habiba De Silvia, una giovane fashion blogger brasi-libanese che ha avuto un’idea tutta particolare: quello di rendere lo hijab (tipico velo islamico che copre il volto) un elemento femminile e alla moda, senza però dimenticare la tradizione.

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Hijab della collezione SKIN.
Moda Religiosa.

Infatti la sua linea di hijab personalizzati, chiamata SKIN, si ispira alla tradizione del matrimonio. Al tempo stesso però la linea dei suoi veli islamici è pensato appositamente per adattarsi ad ogni tipo di incarnato.

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Hijab della collezione SKIN.
Moda religiosa.

Sacro e profano si mescolano in maniera sapiente ed equilibrata, per cui ritroviamo , ad esempio, lo Zaffeh, l’hijab più chiaro, che in arabo significa “marcia nuziale”; Rukhsati, il velo color sabbia: termine che in Urdu indica “l’uscita” dello sposo e della sua famiglia con la sposa e molti altri ancora.

Un’altra blogger di grande successo che ha fatto del suo amore per la religione la sua più potente arma di successo, è Adi Heyman, elegantissima blogger newyorkese che ha deciso di rispettare alla lettera i dettami della religione ebraica e di incoraggiare altre donne a fare lo stesso.

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Adi Heyman.
Moda religiosa.

Per essere sobrie, anzi, modeste, basta qualche piccolo correttivo, come attaccare maniche di una felpa a un vestito smanicato di Valentino, o sovrapporre una t-shirt con scritto New York a una gonna di pelle lunga fino alle caviglie.

Insomma, coprire ciò che è superficiale per mostrare carattere e personalità, senza venir meno alle proprie tradizione religiose.

Certo, in questo caso parliamo di donne che non hanno deciso di abbandonare la loro femminilità ed eleganza per il “Sacro”, ma hanno utilizzato il “Profano” a loro vantaggio, inventando una moda religiosa che non ha nulla da invidiare alle copertine patinate.

Polemiche all’orizzonte

Eppure ci sono stati casi di moda religiosa che hanno fatto discutere l’opinione pubblica. Primo fra tutti, la moda del burkini , vista come l’ennesima privazione del credo islamico nei confronti della bellezza femminile.

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Burkini.
Moda religiosa.

O, ancora, la linea Abaya di Dolce & Gabbana, indirizzata al ricchissimo mercato arabo, che ha valorizzato i tipici capi di abbigliamento musulmani, ma non senza polemiche (o remissioni di peccato, volendo rimanere in tema!).

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Abaya, collezione Dolce & Gabbana.
Moda religiosa.

Recentissimo è invece il caso della sciarpa ebraica realizzata da H&M. Il colosso svedese di abbigliamento si è ispirato (liberamente, come dalle sue dichiarazione) al tallit, sciarpa religiosa ebraica bianca con righe azzurre o nere e, nonostante le intenzioni bonarie, le critiche e le indignazioni si sono riversate soprattutto sui social.

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Sciarpa di H&M ipsirata al tallit.
Moda religiosa.

Un elemento sacro alla mercé del pubblico internazionale. Peccato, che H&M, ispirandosi al tallit, volesse realizzare un semplice scialle da passeggio, non certo dissacrare la religione ebraica.

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Tallit.
Moda religiosa.

Non tutti sanno poi che la moda religiosa non si ferma solo ed esclusivamente all’abbigliamento, anzi, pian piano subentra anche nello stile di vita delle persone. Avete presente gli aperitivi, i concerti live o le piccole rappresentazioni teatrali?

Roba profana, insomma. Ebbene il sacro vuole anche utilizzare questi mezzi per attirare i suoi adepti.

E’ questo il caso di Zoe Church un’associazione religiosa di Los Angeles che vuole rinnovare l’immagine di Gesù. I suoi pastori, così come i partecipanti ai concerti-messe, sono tutti giovani personaggi alla moda che hanno scoperto come attirare i nativi digitali verso la religione cristiana.

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Gruppo di Zoe Church.
Moda religiosa.

Pensate ad un gruppo di californiani giovani e belli che fanno feste incredibili e invitano sempre più persone a parteciparvi, uniteci canti religiosi, preghiere e momenti di raccolta e vi troverete davanti i ragazzi di Zoe Church.

Starete pensando che questa sia una manifestazione tipicamente d’oltreoceano e invece vi sbagliate, anche in Italia c’è una moda religiosa simile. Stiamo parlando dell’ Aperi-messa organizzato da due sacerdoti molto giovani, don Mauro di 34 anni e don Rolando di 37, nei locali del Duomo di Trento.

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Aperi-messa Trento.
Moda religiosa.

Stuzzichini e tartine come in un normale aperitivo, anche cocktail alcolici non mancano, l’unica cosa bandita è la musica, così da permettere ai giovani invitati di socializzare fra di loro e parlare di religione.

A conclusione di questa carrellata di esempi sulla moda religiosa, possiamo sicuramente affermare che il sacro e il profano possono essere due lati della stessa medaglia, due mezzi interscambiabili. Due amici che vanno a braccetto e sanno sempre la strada giusta per arrivare all’obiettivo desiderato!

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