Twin Peaks: la fuga di Cooper tra garmonbozia e doppelganger

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Linch e Frost hanno deciso di farci impazzire. Altro doppio episodio di Twin Peaks con tanti nuovi spunti di discussione e la Loggia Nera sempre più protagonista tra presente, passato e futuro.

L’incipit del terzo episodio ci mostra la lunga strada che porta Dale Cooper al di fuori della Loggia Nera. 11 minuti prima di sentire qualcuno parlare e lo fa una signora con gli occhi cuciti che suggerisce al detective “Quando arriverai lì, sarai già lì da tempo”.
Comprenderemo più avanti che il nostro Dale ha chiare difficoltà a capire cosa gli stia accadendo. Appare svagato, non riesce nemmeno a parlare nè a spiegare cosa stia facendo o cercando. Almeno fino a quando non assaggia nuovamente l’amatissimo caffè.

Dove sei Mr Coop?

L’attesa per ritrovare il caro e vecchio Cooper sta finendo, è chiaro infatti che pian piano stia iniziando a capire cosa gli sia accaduto e sta prendendo coscienza del mondo normale in cui, finalmente, si trova. La novità principale però è che il suo doppelganger (un clone, un’entità malvagia creata dalla paura) è riuscito ad evitare il ritorno nella Loggia Nera: ricordiamo ai fan dell’ultima ora che se esci dalla Loggia Nera il tuo doppelganger deve rientrarci, altrimenti son guai. Ed è dopo questa scena che apprendiamo le origini della garmonbozia, una sostanza composta da sofferenza e dolore, ottima come cibo per chi dimora nella Loggia Nera (Mike, Bob e il nano) pessima per chi sta fuori, tant’è che viene vomitata in quantità industriali da Fake-Cooper.

E i guai si chiamano Doggie. Una versione di Dale Cooper impacciata e bonacciona che si ritrova nella Loggia Nera al posto di Fake-Cooper. Non farà una bella fine. Di lui resterà solo un anello, quello di Laura Palmer che protegge da Bob, e una pallina dorata. Si, una pallina dorata. Chiedere chiarimenti a Linch, noi ci rinunciamo. Sappiamo solo che la testa di Doggie esplode parlando con Mike all’interno della Loggia Nera.

Twin Peaks, dopo una season premiere un po’ diversa ma comunque accattivante, riprende i toni che l’hanno resa una serie diversa dalle altre, impossibile infatti paragonare l’opera di Linch e Frost con altre serie tv. Twin Peaks è Twin Peaks. Le lunghe pause, i dialoghi dissacranti e ripetitivi non fanno altro che incuriosire lo spettatore tra misteri legati sia al sovrannaturale che ad una normale, mica tanto, indagine dell’F.B.I. alla ricerca da 25 anni di Dale Cooper.

Le novità di stagione e i vecchi personaggi:

In copertina Linch con i suoi colleghi dell’F.B.I. Personaggio creato ad hoc e che rende il regista ancora più magico da attore non protagonista. Simpatico anche il “cameo” con Michael Cera (quello del film “Juno”) nelle vesti di Wally, figlio di quei due mattacchioni di Andy e Lucy, ed è proprio quest’ultima a dar vita al dialogo più esilarante: la fobia dei cellulari. Inutile descrivervi la scena, tocca vederla.

Parentesi sull’ironia del vice commissario Hank e quel suo “Do-Nought disturb” durante la serata delle ciambelle. Hank, Andy e Lucy cercano di comprendere le dritte della Signora col Ceppo. Manca qualcosa nell’archivio del detective Cooper, arduo comprendere cosa ma i tre personaggi sono al lavoro anche per togliere i nostri dubbi.

Si avanti così, tra una battuta e un altro intreccio a complicarci la vita ma anche a rendere la trama avvincente. Anche il quarto episodio fila via che è un piacere e segue la trama del terzo, arrichendo Twin Peaks di contenuti che, da domenica prossima, potremo approfondire con il quinto episodio e siamo certi che Linch e Frost sapranno confonderci ancora di più.

PS:
Tranquilli, non ci siamo dimenticati di questa epica scena, volevamo solo inserirla alla fine dell’articolo.
“Heeeellooooo”, ti aspettiamo Mr Coop!

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