Guccification, i cantanti italiani sfilano per Gucci Cruise

Guccification, un neologismo creato ad hoc per descrivere il fascino che la casa di moda di Firenze esercita sulle persone, persino sui cantanti italiani.

Guccification, ma sentita questa parola girare nel mondo del fashion system?

Noi sì, e vogliamo cercare di capire più a fondo il fenomeno. Innanzitutto cerchiamo di contestualizzare questa ondata di successo e fascino che lo stile di Gucci esercita sulle persone.

Alessandro Michele, art director di Gucci dal 2015, è un designer rivoluzionario che ha risollevato le sorti dell’azienda fiorentina, che navigava in acque non brutte, ma bruttissime. Oltre al fatto che la rivista Time lo ha definito “l’italiano più influente al mondo”.

Guccification
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Art director Alessandro Michele

Alessandro Michele, la ricerca attraverso il caos

Eppure capire una collezione di Alessandro Michele non è facile, la sua ricerca del bello passa attraverso il caos ed è per questo che per i meno affezionati i suoi capi possono sembrare delle “accozzaglie di roba”. Ma non è così, quella che chiamiamo “guccification” dimostra che quel che il designer racconta attraverso i suoi abiti, non è altro che lo specchio di una società liquida, frammentaria, che ha perso da tempo i suoi pilastri e i suoi preconcetti inalienabili.

La sfilata Gucci Cruise

Non è un caso neanche che Alessandro Michele voglia incontrarsi con il passato per dargli nuova vita, infatti, noi di Openmag abbiamo seguito da vicino la vicenda legata alla sfilata di Gucci Cruise 2018. Il no altisonante di Atene, che non vuole svendere il suo patrimonio artistico lasciando il Partenone alla mercé di una rappresentazione mondana, e il sì di Firenze, città che tra l’altro ha dato i natali a Gucci.

Guccification
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Gucci Cruise 2018 sfila a Firenze

La Galleria Palatina, simbolo del rinascimento italiano, è stato il palcoscenico mozzafiato della sfilata Gucci Cruise 2018. Un perfetto connubio fra un passato caratterizzato da capisaldi solidi e univoci e un futuro frammentato e indeciso, come gli abiti che hanno sfilato in passerella.

Uno stile pieno di contraddizioni

Guardando con attenzione i capi troviamo lo stile transgender, i pizzi e i merletti delle nonne, le buste della spesa da gattara, le pellicce con logo da portare come una giacca qualsiasi. Curiosa la la scritta Guccy con la Y, un modo per avvicinarsi allo slang che i giovanissimi utilizzano nei social network.

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Gucci Cruise 2018, la collezione

Anche gli anni ’70 non mancano (come quasi tutte le collezioni di Gucci Cruise) con i trench e i maxi occhiali quadrati.

Guccification
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Gucci cruise 2018, la collezione

Cosa dire quindi di un designer che si attiene alle tradizioni (scegliere Firenze dopo il no di Atene non è un caso) ma strizza continuamente l’occhio ai millenials, cercando il loro consenso?

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Gucci Cruise 2018, la collezione

Si può dire solo che è uno stilista che sa giocare (e vincere) con le contraddizioni.

Guccification mood on!

Ma oltre a questo, oltre al passato e il futuro, Gucci non ci lascia proprio niente. E ingloba nel suo mondo importanti nomi del cantautorato italiano. Non nomi qualsiasi però, Gucci sceglie dei frontman di gruppi di nicchia, di band “alternative”.

Guccification
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Gucci Cruise 2018, Francesco Bianconi dei Baustelle

Infatti a sfilare alla Galleria Palatina ritroviamo Francesco Bianconi dei Baustelle con un completo fiorato e una camicia con fiocco che ricorda molto i capi d’abbigliamento maschili settecenteschi e il cantante Lucio Corsi.

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Gucci cruise 2018, Lucio Corsi

Per quest’ultimo opta invece per un look androgino, con gonna che spunta dal cappotto in lana cotta, lungo ed oversize, e borsa fiorata in mano. Per completare il tutto persino una coroncina che ci ricorda molto gli accessori degli elfi de “Il Signore degli anelli”.

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Lindo Ferretti vestito Gucci per il servizio di Dust

E pensare che solo qualche settimana prima, Gucci aveva vestito per uno shooting fotografico della rivista berlino londinese Dust, Giovanni Lindo Ferretti, ex punk e leader dei CCCP. Nel promo del servizio giornalistico Ferretti cita anche Pasolini con un passo dell’opera teatrale “Affabulazione”.

Anche in questo caso, quindi, la guccification colpisce ancora!

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