Roberto Cassa, viaggi (e scrittura) SenzaConfini

Roberto Cassa, viaggi (e scrittura) SenzaConfini

Gira il mondo in bicicletta e sogna l’Everest. Una piacevole chiacchierata con Roberto Cassa alias SenzaConfini che, questo mese, si racconta alla redazione di OpenMag.

a cura di Serena Ruggiero

Facciamo finta che l’introduzione che state per leggere sia accompagnata da “Bicycle Race” dei Queen. Si tratterebbe di un energetico sottofondo musicale appropriato per la presentazione di chi, come Freddy Mercury, sembra proprio che abbia disperatamente voglia di pedalare la sua bicicletta ad ogni costo: Roberto Cassa. Ventisei anni, origini campane, studia Giurisprudenza e ha una sostanziosa passione per la bicicletta. Fin qui tutto normale, se non fosse che con la bicicletta non pedala, nei tiepidi pomeriggi primaverili, lungo il perimetro del bellissimo lago di Telese (non lontano dal suo paese di origine, Amorosi), bensì,  su quelle due ruote, a lui piace viaggiare, pedalare ore e giorni, guadagnare chilometri e chilometri in ogni continente e, per la precisione, ha già pedalato in Austria, Irlanda, Taiwan, Giappone, Islanda e Nuova Zelanda.

“ All I wanna do is… Bycicle! Bycicle!”

SenzaConfini è il suo blog nel quale tutto ciò è (scrupolosamente) raccontato in prima persona attraverso diari di viaggio, post (quasi quotidiani) accompagnati da foto che trasmettono una forte intenzione reportagistica.

Sostenendo fermamente i modi di viaggiare consapevoli e mossa da tanta curiosità, nonostante la mia carriera ciclistica si racchiuda in innumerevoli pedalate estive su piste ciclabili, lungomare e cortili condominiali, più scrollo il mouse sulla home di SenzaConfini e più mi convinco che mi piacerebbe porgli qualche domanda.

Ciao Roberto! A Giugno, la redazione di OpenMag ha scelto come tema del mese la “Libertà”. E’ questo il motivo per cui mi è immediatamente balzato alla mente il nome del tuo blog SenzaConfini. Rompiamo il ghiaccio così: cosa significa per te l’espressione “senza confini”?  

“Senza Confini è il modo in cui ho scelto di viaggiare e vivere. Il mondo è uno e i confini che abbiamo creato sono solamente fondati sulla paura. L’appartenenza a uno Stato non cambia l’animo delle persone, le diversità non vanno temute perché arricchiscono e il mondo può essere molto di più di o bianco o nero.

Viaggiare Senza Confini vuol dire ignorare le barriere e le paure per vivere il mondo in completa libertà.

Roberto Cassa, viaggi (e scrittura) SenzaConfini
Roberto Cassa

Il tuo blog SenzaConfini è aggiornato frequentemente e, il tuo continuo interagire con chi, affezionatissimo, ti scrive, fa trasparire una gran voglia di condivisione. Oltre al racconto “online”, esiste un tuo racconto in chiave “offline”? Porti con te taccuino e penna?

“Porto sempre con me il mio fedele diario di viaggio, scrivere a matita è un piacere che mi concedo durante il viaggio, soprattutto quando sono in tenda a riposare dopo una giornata intensa. Ci sono esperienze che ho vissuto che probabilmente non racconterò mai (anche se forse sono le più belle) perché mi restano cosi impresse nell’animo che raccontarle sarebbe come tradirle.”

Domanda indispensabile per i lettori/ciclo viaggiatori: prima di partire, segui una particolare preparazione fisica e alimentare?

 “Dipende dal viaggio, per fare 1700km in 17 giorni in Irlanda con un monopattino ho seguito un allenamento ferreo, ma di solito mi limito a tenermi in forma e a fare sport tutte le settimane, più per piacere che per allenamento.”

Altra curiosità: qual è la caratteristica principale che ti fa scegliere un itinerario di viaggio?

“Non seguo particolari itinerari, ne preparo uno teorico ma, una volta arrivato nel paese, mi piace esplorarlo in completa libertà.”

La destinazione per me è un istinto…

…Quando decido che voglio esplorare un luogo o quando inizio a pensare a una meta in particolare, senza neanche accorgermene, sono già partito e da lì a poco organizzo il viaggio e prenoto il volo.”

Viaggiando molto su due ruote hai avuto sicuramente la possibilità di confrontarti con realtà molto educate a un tipo di mobilità sostenibile. Ad esempio, numerose capitali europee (la prima Copenaghen nel lontano 1995) sono definite “bike-friendly” per la presenza di piste ciclabili, iniziative di bike sharing e, in generale, perché abituate ad interagire con i ciclisti nel contesto urbano. Credi che l’Italia sia un paese educato al rispetto del ciclista in strada?

“Il problema dell’Italia riguardo alle biciclette è la cultura…

…Non credo serva a molto investire soldi nelle ciclabili per essere “bike-friendly”, andrebbe, invece, curato l’insegnamento all’educazione civica, sensibilizzando anche al dilagante problema come quello dell’inquinamento. Quando ho pedalato in Giappone non ho percorso ciclabili eppure, per tutto il viaggio, ho percepito rispetto per la mia libertà di poter percorrere la strada al pari delle auto. La nostra generazione, purtroppo, non sa rispettare davvero le libertà altrui o l’ambiente, pertanto, credo, che un aiuto concreto possa partire tra i banchi di scuola e nelle famiglie.”

-Come te, anche Jovanotti ha recentemente pedalato in Nuova Zelanda per circa venti giorni. Hai visto il suo video reportage? Cosa ne pensi?

“Ne ho visto una parte poi ho tolto perché mi stava salendo la nostalgia. Credo sia bello che un personaggio pubblico che potrebbe permettersi viaggi extra lusso preferisca lanciarsi in queste avventure promuovendo un modo di viaggiare ecologico. C’è chi lo ha criticato, definendolo in cerca di visibilità, ma dubito che ne abbia bisogno.

Ha semplicemente condiviso una passione.”

Possiamo avere qualche anticipazione sulla tua prossima avventura?

“Da bambino mi arrampicavo ovunque nel mio giardino. Un giorno, guardando in tv un certo Indiana Jones, ho scoperto che c’era nel mondo qualcosa di molto più alto dell’albero di noce…l’Everest.

Da quel momento l’Everest è diventato il mio sogno e forse sto per realizzarlo.”

Eh si, perché tra pochi mesi ci sarà il Vietnam e poi il Nepal e poi altri progetti in work in progress che noi seguiremo per voi. E sempre noi, invece, auguriamo a Roberto di arrivarci sull’Everest ma di trovare ancora un nuovo sogno da sognare perché, tanto, Lucas, ne ha girati parecchi di Indiana Jones.

Roberto Cassa, viaggi (e scrittura) SenzaConfini

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