Le erbe e la libertà: elogio delle vagabonde

Le erbe e la libertà: elogio delle vagabonde

Le erbe vagabonde non hanno buona nomea: le si chiama anche erbacce, piante selvatiche, piante infestanti. Piante nemiche, ma davvero così pericolose?

Le piante viaggiano. Soprattutto le erbe. Si spostano in silenzio, in balìa dei venti. Niente è possibile contro il vento.

Il caso organizza i dettagli, per la diffusione delle specie ricorre a ogni possibile vettore: non c’è nulla che non sia adatto al trasporto: dalle correnti marine alle suole delle scarpe. Ma la gran parte del viaggio spetta agli animali.

Al giardiniere, passeggero della Terra, mediatore privilegiato di matrimoni inattesi, attore diretto e indiretto del vagabondaggio, a sua volta vagabondo, spetta a volte il compito di regolare questi flussi.

Ricercano quindi la libertà, tema scelto da Openmag in questo mese; in natura le erbe di cui parleremo richiamano appunto questo senso di libertà, che le caratterizza come specie in fuga, in cerca di nuovi orizzonti da colonizzare.

E’ vero che dobbiamo eliminare le infestanti dai nostri campi coltivati, però dovremmo capire anche il perché, e soprattutto il come, lo facciamo.

La natura ha una ragione per permettere alle erbacce di crescere dove noi non le vogliamo, e se questo ci diventa chiaro, si può intuire dalla natura come privare le erbacce dei loro caratteri di malerbe.

Gilles Clément è il più importante paesaggista francese. Scrittore e botanico, ha progettato numerosissimi giardini e partecipato a innumerevoli esposizioni d’arte (dal museo Pompidou di Parigi alla biennale di arte contemporanea di Melle).

Le erbe e la libertà: elogio delle vagabonde.
Gilles Clement

Nel suo saggio “Elogio delle vagabonde” racconta della conquista del mondo di erbe e fiori, narrando anche come sia possibile che esse scappino dalle coltivazioni, diventando spesso specie invasive al di fuori del proprio areale.

Alcune specie importanti:

Ortica (Urtica dioica): specie conosciuta fin dalla antichità per il valore medicinale, aumentante la circolazione e la fluidificazione del sangue; con le foglie molto giovani si possono cucinare pietanze, famoso il risotto.

Le erbe e la libertà: elogio delle vagabonde.
Raccolta delle cime

E’ in assoluto la pianta che più si adatta alle più disparate condizioni di crescita: dai muri a secco, ai marciapiedi, agli incolti, ai terreni pesanti ed industrializzati. E’ presente in quasi tutti i paesi del mondo.

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Ortiche

E’ bene prestare sempre attenzione al liquido caustico presente nei suoi tessuti, capace di provocare irritazioni.

Ambrosia (Ambrosia artemisiifolia): comune col nome di assenzio selvatico, ha il vantaggio di essere pianta annuale, quindi scompare in inverno affidando i semi al terreno per la primavera successiva.

Le erbe e la libertà: elogio delle vagabonde.
fioritura di ambrosia
Le erbe e la libertà: elogio delle vagabonde.
ambrosia nei campi

Originaria del continente americano, ha un polline molto irritante, causa di recenti allergie per una buona fetta della popolazione.

E’ inserita nella lista rossa delle dieci erbe più infestanti al mondo.

Ed anche altre due:

Caulerpa (Caulerpa taxifolia): più nota non come erba, ma col nome di alga assasina o alga killer, ha ormai invaso buona parte del bacino del Mediterraneo.

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Caulerpa

La sua comparsa nei nostri mari, a partire dal 1984, si deve probabilmente alla incuria di alcuni acquariofili del Principato di Monaco, che la introdussero per disattenzione in vasche con poi scolo diretto in mare.

Le erbe e la libertà: elogio delle vagabonde.
diffusione dal 1984

La sua invasività è tale che ovunque essa si stabilizzi, la biodiversità della zona diminuisce da dieci ad uno per tutti i macrorganismi; alcune zona d’Italia risultano più invase di altre.

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invasività in Italia

Infine come non citare una comunissima pianta ornamentale, la Lantana (Lantana camara): verrbenacea importata dal Sudamerica, ha trovato nel nostro meridione un optimum di crescita, e soltanto geli sporadici, come per esempio la annata appena trascorsa, ne moderano la disinvoltura.

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lantana

Occupa per lo più i terreni secondarizzati, cioè stravolti dalla attività umana.

Nel Sudest asiatico, monsoni e trasporto dei semi ad opera di correnti marine, la rendono un vero e proprio flagello difficile da eradicare.

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lantana a bordo strada

Infine, è comunque utile ricordare che le malerbe sono erbacce solo dal punto di vista egoistico umano, perché crescono dove non le vogliamo; nella natura hanno però un ruolo interessante, resistendo a condizioni che non sopporterebbero mai le piante coltivate, come ad esempio la siccità del suolo.

Ma proprio l’apparire o lo scomparire periodico di alcune specie, è la guida migliore per giudicare la composizione chimica dei suoli, e valutare quindi quale sia la migliore coltivazione per la zona.

Lasciamo quindi spazio e dimensione, nei limiti del possibile, a queste vagabonde pioniere in cerca di libertà. E  ricordiamoci: dovunque crescano, le erbacce ci vogliono dire qualcosa; dovunque crescano, indicano una incapacità dell’ uomo.

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