E’ possibile ribaltare le sorti di centinaia di donne africane destinate, per antichi pregiudizi, ad una esistenza dipendente da qualcun altro? L’avvio della campagna di crowdfunding “Cuci il tuo futuro” da parte de “La Nosta Africa Onlus” sembra mostrare di si.
“Aiutati che Dio t’aiuta”: un proverbio ripetuto spesso e volentieri, che ha una lunga storia e richiama la tradizione retorica del self-helpismo. Il verbo aiutare implica la presenza di un soggetto che ha un limite che non riesce a superare, implica una richiesta di supporto e di conseguenza un gesto di altruismo da parte di altri (che sia un singolo o l’intera collettività) per far si che l’ostacolo si annulli completamente. Se quindi la soluzione è (anche) nella collaborazione, può una campagna di crowdfunding dal titolo Cuci il tuo futuro ribaltare il destino di una comunità in difficoltà?
Da “La Nostra Africa Onlus” a “Cuci il tuo futuro”.
Prima di tutto, l’Associazione: per promuovere un’iniziativa di solidarietà che abbia risonanza c’è bisogno di un’associazione con l’esperienza sufficiente per coordinare il “dietro le quinte”. In questo caso specifico, “La Nostra Africa Onlus” sa esattamente di cosa si parla: nata nel 2008 con sede a Bologna, l’Associazione realizza progetti a sostegno della popolazione Maasai, in Kenya. L’intento principale è quello di bloccare la disastrosa migrazione dalla savana alla città di Nairobi, luogo in cui i flussi migratori finiscono nelle baraccopoli, teatro di violenza e povertà.
Il modus operandi può essere definito “in prima linea” nel senso letterale del termine: due volte l’anno si organizzano dei campi di volontariato in Kenya. I volontari si trovano a convivere con la collettività ospitante, collaborando fianco a fianco per realizzare nuovi progetti: che siano lezioni di inglese per i bambini della comunità o la trivellazione di un pozzo.
“Cuci il tuo futuro”: genesi del crowdfunding.
Recentemente l’associazione ha deciso di compiere un ulteriore passo per cambiare le sorti di centinaia di donne appartenenti alla comunità Maasai: avviare una campagna di crowdfunding nominata “ Cuci il tuo futuro”. L’obiettivo principale del progetto è quello di fornire alle donne Maasai, nelle comunità di Olpirikata e di Iloshion, un’opportunità di lavoro che le aiuti a raggiungere l’indipendenza economica e a mantenere, oltre che se stesse, la propria famiglia nella loro terra d’origine.
L’attività di crowfunding ha lo scopo di raccogliere fondi per un ammontare di 1200 € per aquistare 6 macchine da cucire Singer Class 15 in Kenya con la moneta locale. Alla riuscita della campagna è legata l’incentivazione all’acquisto etico e equo-solidale della produzione tessile delle donne: borse in tela, ponchi, braccialetti e collane.
La necessità di raccontare realtà sconosciute.
E’ Arianna Sica, collaboratrice dell’associazione, a raccontare ad Openmag, quale sia il motore che spinge da anni la Onlus ad attivare progetti a sostegno della comunità Maasai. Ci racconta di come la scelta sia ricaduta su questa collettività in particolare in seguito ad un viaggio in Kenya, compiuto dal Presidente dell’Associazione, Giorgio Girella. Nel difficile itinerario, Girella viene a contatto con una realtà sconosciuta in occidente: quella delle baraccopoli di Nairobi, in cui sono gli stessi abitanti ad implorare aiuto, affinchè nella savana si costituiscano le condizioni per uno stile di vita migliore.
E sempre Arianna ci spiega come l’avvio di questa particolare campagna di crowdfunding prende spunto da un evento in particolare: le enormi montagne di plastica (sacchetti per la maggior parte) che dominano dall’alto l’intero paesaggio del Kenya.
Per questo motivo da fine Giugno il Ministro dell’Ambiente in Kenya ha vietato la produzione e l’importazione della plastica, incentivando di conseguenza la fabbricazione di prodotti che sfruttino materiale alternativo, come la stoffa. Da un divieto ad un’opportunità quindi, per creare non solo un mercato che segua le leggi dell’etica e della sostenibilità, ma che aiuti le donne della comunità a sganciarsi dall’immagine stereotipata di sottomissione, rendendole economicamente indipendenti.
Come ” Cuci il tuo futuro ” può cambiare il mercato alternativo.
Nonostante l’Associazione si occupi, grazie ad uno shop online, della vendita dei prodotti finiti della comunità Maasai, Arianna Sica chiarisce come la maggior parte degli acquirenti siano donne, e soprattutto fidelizzate nel tempo e già sostenitrici della causa. Il dato dimostra che in Italia c’è bisogno di accendere i riflettori su realtà come queste, che lavorano costantemente nell’ombra per cambiare, sul serio, il destino segnato di centinaia di persone.
Del resto, se in Italia cresce il fenomeno del commercio equo e solidale, questo è comunque legato al marchio di certificazione Fairtrade, riconosciuto, affermato, consolidato. L’inizio di un commercio sostenibile che includa nel circuito attività di valore ma poco pubblicizzate, potrebbe sovvertire l’ordine originario delle comunità più povere?