Figli d’arte del nostro calcio fra passato, presente e futuro

Figli d’arte del nostro calcio fra passato, presente e futuro

Un piccolo viaggio attraverso le “generazioni familiari” nel calcio, alla scoperta dei “figli di..” del campionato.

Sono molti i mestieri, le arti e le professioni che si tramandano di padre in figlio e neanche il calcio sembra essere esente da questa pratica. Spesso abbiamo visto figli raccogliere eredità pesanti e non sempre per questi è stato facile dimostrare qualcosa. Ci sono anche quei ragazzi che si dimostrano migliori dei padri, o quelli che allontanano in tutti i modi i paragoni. Passeremo in rassegna alcuni di questi nomi del nostro calcio, che non sono pochi.

“Io sono..”

Uno degli esempi più famosi è sicuramente Sandro Mazzola, attaccante dell’Inter, figlio dell’ indimenticato Valentino, capitano di quel Grande Torino capace di vincere 5 scudetti di fila. Sandro ha ammesso spesso di essere gravato dal peso di “chi era suo padre”. “Mi chiamavano il figlio di Valentino, quando la cosa ha cominciato a diventare pesante, ho affermato con forza che il mio nome era Sandro Mazzola, non “il figlio di Valentino”.  Questo caso è stato uno dei primi, visto che il caro Mazzola ha terminato la sua carriera tempo fa, ma ad oggi sono tanti i “figli d’arte”.

La storia si ripete

Dello stesso avviso di Mazzola sembra essere infatti Giovanni Simeone, figlio dell’allenatore dell’Atletico Madrid Diego, meglio conosciuto come Cholo, che ha anche avuto un passato da calciatore in Italia. Per assonanza, a Giovanni è stato dato il soprannome di “Cholito”, dunque il “piccolo Cholo”, che ricorda molto quello del padre. Da quando è giunto in Italia, Giovanni più volte ha dovuto spiegare ai giornalisti che lui non è il “Cholito”, ma “Gio” Simeone, ribadendo una sua identità.

Compagno di squadra di Giovanni alla Fiorentina, è Federico Chiesa, figlio di Enrico. In questo caso, i paragoni non possono essere fatti, visto che i due giocano ruoli diversi, ma è stato il padre ad allontanarsi dal figlio questa volta. “Federico è molto più bravo di me, non ha bisogno che il mio nome lo preceda” ha detto più volte Enrico. Piccola curiosità: questo è anche un caso di corsi e ricorsi. Come oggi Giovanni e Federico giocano insieme alla Fiorentina, tra il ’99 e il 2003 anche Diego ed Enrico erano compagni di squadra alla Lazio.

All’interno del panorama calcistico troviamo vere e proprie dinastie, come quella dei Maldini. Siamo partiti da Cesare, negli anni ’50-’60, grande difensore, per poi proseguire con Paolo, altrettanto bravo. Due bandiere del Milan che tanto hanno dimostrato nel corso degli anni. Paolo esordì a 16 anni, grazie a Niels Liedholm, allenatore del Milan di allora, che disse: “E’ molto bravo il ragazzo, anche più del suo papà”. Anche i figli di Paolo oggi giocano, mentre il primo Christian, dopo le giovanili sempre nel Milan, sta facendo gavetta nelle varie squadre delle serie minori; Daniel, il più piccolo, ha vinto con l’Under 16 del Milan lo scudetto di categoria. Una famiglia, come si può notare, che vive di calcio, ma soprattutto di Milan.

Generazione di fenomeni

Ma sta crescendo una nuova generazione di figli di campioni, perché per ognuno di questi che lascia il calcio, c’è un figlio che sembra volerne seguire le orme. Il primo caso è sicuramente quello di Francesco Totti e del figlio Christian. È passato poco tempo da quando Francesco, a malincuore, ha lasciato il calcio giocato per occupare un posto da dirigente nella sua Roma, eppure ecco che subito il piccolo Christian si fa notare in un prestigioso torneo internazionale a Barcellona.

Figli d’arte del nostro calcio fra passato, presente e futuro
Fonte: calciomercato.com

Un altro eroe del mondiale 2006 che si appresta a lasciare il calcio è Gigi Buffon. Lui ha ben tre figli maschi e alla domanda: “Chi di loro raccoglierà la tua eredità?”, il portierone risponde: “Il più umile, quello che meno sentirà il peso del mio nome”. E sempre per quanto riguarda questa generazione, abbiamo il figlio di Cannavaro, sempre un Christian, che è appena passato dal Sassuolo al Benevento.

E, ultimo ma non ultimo, Nicolò Pirlo, figlio di Andrea, monitorato dalla Juventus, a quanto pare. Il padre per adesso allontana tutti con la sua proverbiale tranquillità: “Per ora si diverte a giocare a calcio e questo è l’importante”. L’unico di questa tranche che sembra voler tenere il calcio, o forse i riflettori, lontano dai figli è Alessandro Del Piero. Anche a lui fu posta la fatidica domanda, riguardo al primo figlio, Tobias, cioè se sarebbe diventato calciatore. La risposta è stata: “Farà quello che vorrà e che più gli piace”, aveva risposto con semplicità il campione.

Cognomi comodi o scomodi

Ma abbiamo anche esempi di chi, pur portando sulle spalle un cognome prestigioso, proprio non riesce ad emergere con i propri mezzi. È il caso del figlio di Mancini, ex allenatore di Inter e Lazio, che vanta un curriculum portentoso, ha infatti fatto parte di Inter, Manchester City e Galatasaray, ma solo quando c’era il padre e senza mai giocare un secondo. Addirittura tra i figli famosi c’è chi vuole evitare di farlo sapere, come Enzo Zidane, figlio di Zinedine. Il ragazzo pur di non essere chiamato “figlio di Zidane”, indossa una maglia su cui c’è scritto solo il nome, non il cognome come accade di consueto.

Figli d’arte del nostro calcio fra passato, presente e futuro
Fonte: quotidiano.net

Conclusione

Come possiamo notare, sono molti i casi di un “mestiere” che si è tramandato di padre in figlio, se non da generazione in generazione, quasi fosse un retaggio da lasciare. Ma spesso ci si è chiesto se su questi ragazzi non gravasse un peso troppo grande, con la pressione che il cognome illustre portava con sé. Eppure abbiamo visto che molti di loro usano questa pressione come carburante, ricavandone un sano spirito agonistico. La cosa inoltre, potrebbe avere un suo lato romantico, avvicinando magari le generazioni di padri e figli che li guardano dalla tv. Negli anni ’90 c’era Diego Simeone, negli anni 2000 invece c’è Gio Simeone. Sempre negli anni 2000 abbiamo avuto la fortuna di veder giocare Francesco Totti, magari un domani i nostri figli vedranno giocare Christian. Così passato, presente e futuro del calcio, rimarranno legati a nomi del calcio sempre uguali, ma indelebili, che fanno sognare generazioni di italiani.

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