Sport o scuola: il grande dilemma dei nostri giovani atleti

Sport o scuola: il grande dilemma dei nostri giovani atleti

Sport o scuola? La vita dei giovani atleti costretti spesso a scegliere tra la carriera sportiva o quella scolastica.

Sport e scuola, un binomio particolare, in cui non sempre i termini sembrano andare d’accordo. Infatti se gli antichi romani facevano loro il motto “Mens sana in corpore sano”, ad oggi queste parole sembrano essere parecchio lontane una dall’altra.

Per un motivo o per un altro infatti, il binomio sport-scuola viene spesso messo in discussione. O in negativo, quando per esempio si dice che se un ragazzo eccelle negli sport, non può farlo in campo scolastico. Così i ragazzi si trovano talvolta costretti a fare una scelta, all’insegna della moderazione nelle attività sportive così da conciliarle con l’impegno scolastico. O al contrario si assiste a casi nei quali i genitori dicono ai figli-atleti di lasciar perdere lo studio, perché non gli porterà delle soddisfazioni, lo sport invece sì. Tutti casi abbastanza frequenti, che propendono o troppo per una parte o troppo per l’altra. Poi, in mezzo, ci sono i soggetti finora rimasti innominati, gli atleti.

Già, perché forse in pochi lo sanno, ma gli atleti che cercano di portare questi due aspetti della vita di pari passo sono tanti e non sempre è facile per loro. Il sistema italiano infatti, non è che non tuteli questa categoria di ragazzi, ma semplicemente non gli dà le garanzie che troppo spesso si trovano a chiedere.

Olimpiadi e Medicina: Daniele Garozzo

Un esempio importante di oggi può essere quello di Daniele Garozzo, oro alle Olimpiadi di Rio 2016 nella scherma, categoria fioretto. Daniele si racconta come un ragazzo semplice, che è riuscito a realizzare uno dei suoi sogni, proprio la medaglia d’oro olimpica. Daniele ha infatti un altro grande sogno: diventare medico. Spesso si è trovato a dire che conciliare gli studi di medicina con gli allenamenti e le gare non è stato facile: “studio in ogni momento libero, la medicina è il mio hobby”. Eh già, perché tra tutti gli impegni a cui è sottoposto, nonostante sia molto giovane, se vuole perseguire il suo obiettivo Daniele deve magari rinunciare ad un momento di svago per concentrarsi sui suoi studi. Oltre alla laurea però, Daniele vorrebbe partecipare ad altre due Olimpiadi, per questo, anche se la strada è in salita, non si arrende.

Scuola superiore, quasi un ostacolo

Andiamo a conoscere altre due promesse sportive del domani, che però frequentano ancora il liceo, dove sembra essere più complicato conciliare la vita dello studente con quella dell’atleta. Abbiamo Simona Quadarella, promessa del nuoto, che deve bilanciare allenamenti e gare con il Liceo Scientifico, tutt’altro che una passeggiata. Emil Audero, portiere della Juventus in prestito al Venezia, anche lui diviso fra il Liceo scientifico, gli allenamenti e le partite. Entrambi i ragazzi ce la stanno mettendo tutta, sia per diplomarsi, che per emergere a livello sportivo.

E non dimentichiamo chi, come Simone Scuffet, portiere dell’Udinese, ha rinunciato a diventare titolare nella propria squadra per finire gli studi superiori in tempo, con il risultato di un calo di rendimento sul campo. Gli studi superiori infatti, avendo ritmi molto più serrati rispetto a quelli universitari, mettono i ragazzi più in difficoltà e a volte anche nelle condizioni di dover scegliere tra la scuola e lo sport, quando magari non vorrebbero.

Sport o scuola: il grande dilemma dei nostri giovani atleti
Fonte: lundici.it

Tutti i record di Mennea

Un esempio su tutti però, può farci riflettere. Dobbiamo comunque tornare indietro di un po’ di anni. Parliamo della Freccia del Sud, parliamo di Pietro Mennea. Recordman italiano nei 200 m piani, oro e record olimpico alle Olimpiadi di Mosca del 1980, il suo record resisterà per 17 anni, quello europeo, sempre da lui detenuto risulta ancora imbattuto. Una vera freccia, che sicuramente si allenava molto per raggiungere tali risultati. Ma chi pensa che Mennea fosse solo un uomo di sport, si sbaglia. Pietro Mennea conseguì infatti nel corso della sua vita ben 4 lauree: oltre a quella “classica” per un atleta, ovvero Scienze motorie, era laureato anche in Scienze Politiche, Giurisprudenza e Lettere. Insomma un esempio concreto del classico detto “Mens sana in corpore sano”.

Sport… E scuola

Questa carrellata di esempi, seppur diversi tra loro, ci mostrano come si può o riuscire, bene o male, a perseguire entrambe le carriere. Tuttavia in Italia viene spesso detto che è impossibile, o almeno quasi impossibile, visto che il ministero considera questi ragazzi come gli altri. Certo, loro sono studenti come gli altri, nel senso che la loro carriera sportiva non gli procurerà favoritismi, ma allo stesso tempo chiedono di avere più elasticità negli orari e nelle verifiche. Qualche passo avanti verso una conciliazione tra le due carriere sembra però in corso. È partita infatti di recente una sperimentazione, che permetterà a questi ragazzi di seguire gli studi a distanza.

Più volte si è evocato per aiutare i giovani a proseguire nel miglior modo sia gli studi che lo sport un modello simile a quello statunitense, in cui non si deve scegliere, ma si può proseguire in entrambi i campi. Con la grande differenza che lì lo sport è scolastico, prima di tutto, mentre in Italia è un qualcosa di esterno, di lontano, visto a volte come una sorta competitor nei confronti della scuola. I ragazzi italiani inoltre affrontano molte ore di scuola rispetto ai coetanei degli altri paesi, senza contare la mole di compiti assegnata.

Dovrebbe probabilmente esserci più sinergia fra questi due settori, senza che i ragazzi siano costretti, un giorno, a scegliere. Dovremmo riappropriarci di quel motto latino “Mens sana in corpore sano”, nel senso che entrambi i componenti dovrebbero ricevere la stessa attenzione, senza dare troppo all’una e togliere all’altro o viceversa. Magari proprio da qui si può ripartire per una rinascita del nostro sport e perché no, anche della nostra scuola.

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