Social e riflessioni: quando i Like contano più del rispetto

Social e riflessioni: quando i Like contano più del rispetto

Partendo dalla morte di Davide Astori, abbiamo fatto un viaggio nei social per esaminare l’odio e le risposte troppo spesso sopra le righe rispetto a questioni legate a tifo e calcio.

L’ultimo weekend di Serie A ci ha lasciati con un silenzio assordante. Un silenzio carico di rispetto e tristezza. Sono questi gli unici sentimenti che possono trovare spazio quando, purtroppo, muore un ragazzo di 31 anni, un bravo ragazzo per di più. A segnare questi fine settimana, è stata infatti la morte di Davide Astori, difensore e capitano della Fiorentina. Subito la partita della Viola contro l’Udinese viene sospesa e lo stesso tocca anche alle altre partite di Serie A e B. Nessuno se la sente di giocare. Tutti si chiudono in un religioso rispetto, inviano messaggi di cordoglio alla famiglia e tutti i tifosi italiani si stringono idealmente attorno alla Fiorentina.

Purtroppo però, non tutti riescono a mantenere il silenzio e si lasciano andare a commenti che nulla hanno a che fare col sentimento diffuso di quei momenti. “Davide amava il calcio! Non avrebbe voluto che le partite venissero sospese!” dice qualcuno. “Strumentalizzate tutto!” dice qualcun altro “Persino la morte di un ragazzo!”. “E adesso il derby di Milano quando lo giochiamo?! A fine campionato!? Siete ridicoli!”. E molte altre lamentele del genere, di gente che si sente mancata di rispetto, quando in realtà gli è stato chiesto di metterlo in atto. Ma anche di fronte ad avvenimenti meno tragici sono molti quelli che, soprattutto sui social, si esprimono in modi che fanno spesso discutere.

Social e riflessioni: quando i Like contano più del rispetto
Fonte: stadionews

Le “maledizioni” napoletane e le “vendette” juventine

Sono tanti i casi nei quali i commenti sui social si sono scatenati, basti pensare al trasferimento di Gonzalo Higuain dal Napoli alla Juventus. Il ragazzo viene coperto di insulti, tra cui “Bastardo!” e “Infame!”, tralasciando magari i più coloriti. Ma non ci si limita solo a questo. C’è chi gli augura di spezzarsi entrambe le gambe, chi un potente mal di stomaco e anche chi si spinge verso mali incurabili. Per non parlare dei video e dei fotomontaggi che lo vedono protagonista nei panni del maiale o del secchio dell’immondizia.

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Fonte: fantamagazine.it

E pensare che solo fino a qualche tempo prima, Higuain era idolatrato come fosse un santo. Pseudo tifosi dell’altra frangia, che non si lasciano pregare, quando uno dei calciatori del Napoli, Milik, si rompe il crociato, infortunio che può costare la carriera. Ecco che i vari commenti sono: “Finalmente!”; “Il karma esiste!”; “Spero che non riprenda più a giocare!”. E via così, senza freni, come fosse una gara a chi invoca la maledizione peggiore.

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Fonte: gazzettadiparma.it

Risposte non troppo eleganti

Ma non sono solo le maledizioni a trovare spazio nelle bacheche e tra le varie pagine in giro per i social. Fioccano anche insulti razzisti, contro chi ha un diverso colore della pelle e si ritrova per questo a sentirsi anche chiamare “Scimmia!”. O tutti gli sfottò pesanti, per cui è addirittura scoppiato un caso. Su un social, un ragazzo si è divertito a prendere in giro il calciatore della Juventus Sturaro, con insulti sempre più pesanti, fino a che il calciatore stesso si è visto costretto a rispondere, insultando a sua volta. Esempi dunque di quanto il limite tra rispetto e tifo si mostri spesso labile, al di là del fatto che l’insulto venga da un personaggio pubblico o da un utente qualsiasi protetto dietro un account e uno schermo.

Situazione allarmante

Ci sono addirittura intere pagine che incitano all’odio, contro una tifoseria o un’altra e lascia riflettere il fatto che trovino parecchio seguito. Se molti di questi toni e linguaggi sono stati ripresi da una realtà che vede ancora troppi esempi di cattiva educazione da parte delle varie tifoserie, i social sembrano essere terra di nessuno. Un luogo nel quale esprimersi senza filtri, “tanto a chi interessa” è la frase tipica. Sembra quasi che tutti quei commenti siano le nuvolette dei fumetti, con frasi non appartenenti alla realtà, che spariscono ogni volta che spegniamo i social. Purtroppo non è così. Purtroppo quegli insulti sono reali e spesso e volentieri feriscono anche.

Stop all’odio e spazio al rispetto

Allora, forse, la morte di ragazzi educati come Astori deve farci riflettere. Davide non ha mai detto una parola fuori posto, è sempre stato vicino ai suoi compagni e portava massimo rispetto agli avversari. Ed è quello stesso sentimento di rispetto che ci viene chiesto ogni tanto a dover esser trasmesso, anche sui social, soprattutto in casi simili per rispondere invece all’odio che sembra popolarli in tanti contesti diversi. Dunque quando un calciatore cambia squadra vanno bene gli sfottò, ma ben diverso è l’insulto online e offline. Quando un ragazzo si infortuna, speriamo per lui in una pronta guarigione, anche se è il nostro peggior nemico. Quando una persona ci lascia, lasciamo parlare il silenzio, il rispetto o anche un educato risentimento. Perché a volte la parola migliore è proprio quella che non viene detta.

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