Io sto con Riace: integrazione, proteste e solidarietà

Io sto con Riace: integrazione, proteste e solidarietà

Riace, il paese dell’accoglienza, rischia di fallire. Il racconto e l’analisi della vicenda, dalla mancata erogazione dei fondi previsti dal piano al “digiuno di giustizia” del Sindaco Lucano.

Ad agosto quasi tutto si ferma, tranne la solidarietà. Mentre gran parte degli italiani staccava dalla routine quotidiana, il nostro paese è stato messo a dura prova da eventi drammatici e allarmi sociali. Qualche giorno prima del crollo del Ponte Morandi a Genova, mentre il dibattito politico continuava a esser di fuoco riguardo il tema migranti, anche al Sud qualcosa è successo. “Qualcosa” che si trascinava da mesi a Riace, dove il Sindaco non è andato in vacanza. Anzi, ha iniziato un “digiuno di giustizia”.

La protesta del Primo Cittadino Domenico Lucano è esplosa infatti per accendere i riflettori sulla mancata erogazione di fondi destinati all’accoglienza dei migranti a Riace. E in pochi giorni ha riscosso il sostegno di Sindaci, associazioni e intellettuali.

“Il paese dell’accoglienza”…

In Calabria, Riace è riuscito – in un’epoca in cui si parla spesso solo dei falliti modelli di accoglienza – a presentarsi come un esempio virtuoso dell’integrazione tanto invocata quando si parla di migranti e rifugiati. I fondi previsti per il progetto di accoglienza e il grande lavoro svolto sul territorio hanno permesso al paesino calabro di cambiare volto.

Come?

Attraverso un modello di innovazione capace di rigenerare il proprio tessuto sociale e culturale e di coinvolgere i rifugiati nella vita quotidiana e nelle attività cittadine. Un modello economico talmente riuscito da far valere a Lucano l’inserimento tra i 50 uomini più influenti al mondo nella classifica stilata per il 2016 dalla rivista Fortune.

Io sto con Riace: integrazione, proteste e solidarietà
Di Marcuscalabresus

Tuttavia, a partire da luglio 2017, i soldi che la Prefettura di Reggio Calabria e il Ministero degli Interni (SPRAR) avrebbero dovuto erogare al borgo calabro non sono arrivati. 650.000 euro dello scorso anno che si vanno a sommare ai nuovi mancati fondi del primo semestre 2018. Per quest’anno infatti Riace non risulterebbe tra gli enti beneficiari dei progetti di accoglienza. Eppure il sindaco denuncia che nessuna comunicazione di chiusura del progetto è giunta sulla sua scrivania, mentre invece le attività sono continuate. Tanto da portare all’accumularsi di debiti contratti con personale impiegato, fornitori e rifugiati stessi.

…A rischio tracollo

Il “modello Riace” rischia di saltare. E i problemi economici non andrebbero a colpire solo i centri di accoglienza o i 165 rifugiati beneficiari del progetto. Le persone impiegate nel progetto, ma soprattutto le aziende e le piccole realtà che hanno fornito beni e servizi in attesa della copertura prevista dai fondi pubblici potrebbero infatti non riceverli. Ma perché dei 2.021.404 euro previsti nella pianificazione 2017-2019 per Riace nulla è arrivato?

Si tratterebbe di una revoca del progetto nata da una relazione negativa presentata dalla Direzione centrale dei servizi civili per l’immigrazione e l’asilo. Un parere giunto a seguito di visite ispettive che avrebbero rinvenuto criticità e condizioni di degrado. Le “anomalie” segnalate nel 2016 avevano portato infatti a un’indagine della magistratura sul Sindaco Lucano. Truffa e concussione i reati contestati, che avrebbero portato il Ministero dell’Interno a decidere di bloccare i fondi.

Il 2017 porta però con sé nuove attività ispettive: quella di gennaio ribalta completamente la precedente, confermando anzi che il modello adottato a Riace di anomalo non abbia nulla, se non la novità. Nelle pagine di relazione si elogia anzi un microcosmo “che ha inventato un modo per accogliere e investire sul futuro”. A maggio dello stesso anno arrivano nuove denunce di degrado relative al progetto, non supportate tuttavia dai video realizzati in quello stesso periodo dall’Associazione Magistratura Democratica.

Fondi si, fondi no

Così, mentre si continua a discutere, i fondi rimangono bloccati. Da agosto, Mimmo Lucano ha portato avanti per qualche giorno il “digiuno di giustizia” suggerito da Padre Alex Zanotelli, missionario comboniano, e ricevuto il supporto su tanti fronti.

Tra i tanti l’Associazione Re.Co.Sol, in accordo con le associazioni presenti durante il Riaceinfestival, ha lanciato l’iniziativa #IO STO CON RIACE. “Una raccolta popolare di solidarietà – comunica l’associazione – finalizzata a permettere al progetto di Riace di superare questa fase estremamente critica. Fase legata a ingiustificabili ritardi anche voluti da una politica ostile che vuole costringere alla chiusura un progetto di accoglienza divenuto noto in tutta Europa e che ha permesso di invertire il declino sociale, economico e demografico di una delle aree più difficili d’Italia caratterizzata da profonde infiltrazioni della criminalità organizzata.” Le donazioni potranno pervenire in un’unica soluzione o in modo periodico a RECOSOL, IBAN: IT92R0501801000000000179515, causale Riace. La raccolta è infatti attiva fino a dicembre 2018.

“L’economia di tutta la comunità, modello mondiale di accoglienza e integrazione, crollerà sotto un cumulo di macerie”, ha scritto il sindaco di Riace su Facebook. E il sostegno giunto da Mario Oliviero, Presidente della Regione Calabria, sembra avvalorare la tesi.

E, in un paese che continua a dover fare i conti con le macerie, il rischio che se ne aggiungano di nuove appare alto. Soprattutto in un periodo in cui l’ “altro” viene percepito come capace di creare fratture e di far perdere equilibrio ad un paese già precario.

Per questo lo stop al “modello Riace” sembra figlio di un’epoca nella quale dubbi e diffidenza si ergono come pietre capaci di colpire tutto ciò che si avvicini al concetto di “integrazione”. Anche, forse, nei casi in cui si è trovato il modo di renderla possibile.

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