Riflessioni di genere tra sport e stereotipi

riflessioni di genere tra sport e stereotipi

Perché il calcio è considerato uno sport da uomini? Perché un ragazzo che sceglie la ginnastica ritmica viene spesso additato come “gay”? Il mondo dello sport raccontato attraverso i suoi stereotipi.

“Conosci la regola del fuorigioco?”

Partiamo da un grande classico: la donna non capisce di calcio, non sa giocarci. Questo stereotipo è ancora molto diffuso in gran parte d’Europa, anche e soprattutto in Italia. Per esempio, una bambina che gioca a calcio, a volte anche meglio dei maschi, è divertente, carina, un piccolo spettacolo piacevole da guardare.

Invece nell’adolescenza tutto cambia, perché una ragazza che gioca a calcio potrebbe essere additata come omosessuale. Ma quanto conta l’orientamento sessuale o il genere sul campo? A quanto pare ancora molto, purtroppo. Gli stereotipi rimangono e vengono anzi rafforzati. La donna in fatto di calcio è sempre ignorante, “quella che non capisce e mai capirà la regola del fuorigioco”, che vede le partite solo perché gli piace quel particolare calciatore. Modi attraverso i quali si cercano sicurezze e conferme.

Senza dimenticare tutta la questione che riguarda differenze economiche di visibilità. Pur essendo un calciatrice professionista, una donna guadagna un terzo rispetto ai colleghi uomini, calcolando solo lo stipendio societario. Perchè se aggiungiamo sponsor e quant’altro, possiamo notarlo semplicemente guardando la tv che le grandi case si sportive si affidano molto spesso (per non dire sempre) a testimonial uomini. Se le testimonial sono donne, non sono sportive: per esempio lo spot Puma di qualche anno fa con Rihanna protagonista. E così tocchiamo anche la visibilità, che non tutte le atlete hanno allo stesso modo, per questo sono poco conosciute magari.

Persino nel mondo dei motori vengono poste barriere in questo senso, l’avevamo visto. Una donna è ignorante in fatto di motori, non è forte abbastanza per guidare una macchina o una moto e via così.

Leggerezza non contemplata

Ma vediamo anche il punto di vista maschile. Eh si, perché spesso e volentieri parliamo di donne e delle difficoltà di farsi accettare, ma stereotipi e discriminazioni colpiscono anche al contrario. Prendiamo uno sport quale ginnastica ritmica, ad esempio, molto vicino alla danza. Ecco, un bambino o un ragazzo appassionati a questi sport difficilmente fanno sorridere, a meno che non si tratti solo di acrobazie spettacolari. Anche loro magari si sentono dare della “femminuccia” e del “gay”, sol perché questi sono sport che non prevedono dimostrazione di forza fisica.

Inoltre, un ragazzo veramente omosessuale, pare non possa giocare a calcio. Tutti i calciatori, tutti, alla domanda se tra loro ci siano ragazzi omosessuali rispondono “No!”, con convinzione. Ecco come il tabù si rafforza e continua a spingere la questione verso un’unica direzione: quella in cui gli stereotipi restano grandi protagonisti, capaci di far apparire come “normale” un appiattimento, in realtà innaturale, della realtà. 

Come se in questo mondo basato sulla forza fisica non ci fosse posto per la leggerezza, dove il lustrino sulla tuta da ginnastica dà fastidio o anche solo fare una semplice piroetta. L’unica occasione in cui il ballo sembra essere ammesso è quando esulta Neymar o le squadre del sud America o solo come “metodo per rimorchiare in discoteca”.

Oltre gli stereotipi

Nel 2018 bisogna ammettere che è strano sentir parlare ancora di questo genere di cose, che purtroppo sembrano non passare mai di moda. Affidarsi allo stereotipo in fondo è comodo, perché dovremmo mai provare a metterci nei panni dell’altro per comprenderlo?

Perchè magari cambierebbero le cose, un passo alla volta. Quando notiamo una bambina giocare  a calcio o un bambino fare ginnastica ritmica, non pensiamo che sia solo lo sport che faranno dopo scuola in quel determinato periodo delle loro vite. Accompagnamoli, seguiamoli, magari scopriremo che hanno del talento e chissà, che lo sport che praticano gli piace! Non pensiamo che potrà essere difficile se loro non lo fanno. Così si cambiano gli stereotipi e anche il modo di vedere le cose: portando una bambina allo stadio e un bambino a vedere le Farfalle di ginnastica ritmica.

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