Boxing Day italiano: poca festa sotto l’albero

Boxing Day italiano: poca festa sotto l’albero

Dopo 47 anni la serie A è tornata in campo il 26 dicembre. Niente Boxing Day, ma ennesimo episodio indecoroso riguardo agli ambienti del tifo organizzato.

Il 26 dicembre è giorno di festa per tutti, quello in cui tradizionalmente ci si riposa e si sta insieme alla famiglia. Se poi questa particolare giornata la si vive “all’inglese”, è la giornata in cui si scartano i regali, detta infatti Boxing Day. Da qualche anno a questa parte, questo termine designa la tradizionale giornata di campionato nel pieno delle feste natalizie, un po’ come se la Premier League volesse regalare qualche emozione in più, visto il periodo. In Italia solitamente ci si fermava per la pausa, mentre per quest’anno si è deciso di giocare. Una giornata di campionato come le altre, possiamo dire, eccezion fatta per il posticipo delle 21:00.

A San Siro va infatti di scena Inter-Napoli, scontro diretto per il secondo posto. Purtroppo ci tocca far notare, ancora una volta, che la partita non si è svolta all’insegna del sano spirito agonistico, cioè non è rimasta circoscritta al campo.

San Siro scenario di guerra

Durante la partita, vinta all’ultimo secondo dall’Inter per uno a zero, i tifosi nerazzurri si rendono protagonisti di uno spiacevole episodio. Cori razzisti e “buu” denigratori ai danni del difensore del Napoli Kalidou Koulibaly, reo di avere la pelle scura, secondo loro. Non è la prima volta purtroppo nel campionato italiano, tanto che sono state create regole “ad hoc”, come per esempio sospendere la partita. Regole che però, quella sera, hanno latitato, eppure parecchio.

Boxing Day italiano: poca festa sotto l’albero
Credit: Dariolucky

La partita non è mai stata messa in discussione, nonostante Ancelotti e l’intero staff azzurro abbiano fatto presente all’arbitro Mazzoleni e ai suoi collaboratori che i cori non cessavano. Rimarranno purtroppo inascoltati e non solo: oltre al danno anche la beffa, visto che Koulibaly si becca il rosso. In realtà doppio giallo, poiché la seconda ammonizione giunge per un gesto polemico del ragazzo che, esasperato, fa il gesto dell’applauso verso l’arbitro. In condizioni normali forse diremmo che Koulibaly se lo poteva risparmiare, ma mettendoci per un attimo nei suoi panni, probabilmente avremmo fatto lo stesso.

Fuori dallo stadio il Boxing Day diventa sempre più un miraggio e, anzi, si scatena l’inferno. Gli ultrà interisti, aiutati pare dai “colleghi” di Varese e di Nizza, tendono un agguato ai napoletani. Il risultato è di diversi feriti e un morto, investito da un van guidato da ultrà avversari.

Reazioni dal mondo dello sport e non

Durante la settimana e anche per quanto riguarda la successiva giornata di campionato, le iniziative si susseguono. Sono molti infatti i campioni, le squadre e le persone (famose e non) a schierarsi dalla parte di Koulibaly. L’Inter esprime attraverso un comunicato che “Inter è integrazione e chi non lo capisce non fa parte di questa famiglia!”. Cristiano Ronaldo dice che nel calcio non dovrebbe esistere la discriminazione attraverso un post di Instagram.

Il sindaco di Milano Beppe Sala, interista, si dice pronto a lasciare San Siro se dovesse accadere durante un’altra partita. La FIGC afferma che l’arbitro ha sbagliato e l’Inter si becca una stangata: due partite a porte chiuse e una senza curva. Dal canto loro i napoletani si presentano tutti allo stadio con la maschera di Koulibaly e con l’hashtag che corre sui social #siamotuttikoulibay. Curioso far notare che le curve non partecipano in segno di lutto per l’ultrà morto a Milano.

In attesa di risposte (serie)

Il girone di andata si è così concluso come peggio non poteva. Come può una giornata di festa trasformarsi in tragedia? Come si può morire per una partita di calcio? Perché tifo sta diventando sinonimo di insulto? Non è normale che per andare allo stadio ci si organizzi come per scendere in guerra: spranghe, coltelli, accette, bastoni e altri oggetti, tutti rinvenuti in zona San Siro, come se a passare fosse una squadriglia militare e non un corteo di tifosi.

Domande che è doveroso porsi in questo inizio 2019 e quando il girone di ritorno sta per cominciare. È necessario andare oltre le iniziative social e popolari. È necessario che le istituzioni si facciano sentire, sia quelle sportive che quelle governative. Le stangate alle società non vanno fatte una volta ogni tanto e soprattutto, i soggetti violenti andrebbero allontanati dagli stadi.

Una giornata che poteva essere ricordata come il “Boxing Day italiano” sarà invece ricordata per scontri, morti e razzismo. È ora di cambiare marcia negli ambienti del tifo italiano, di renderlo più familiare sportivo e non guerriglia a mano armata.

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