Il Re Leone ritrova il suo posto nel cerchio della vita

Il Re Leone ritrova il suo posto nel cerchio della vita

Il Re è tornato: ad agosto il remake del Re Leone nelle sale, 25 anni dopo l’uscita del film.

Ricordati chi sei

È cresciuto quel bambino del 1994. Lui come Simba ora è un giovane disorientato e intimorito dal peso di diventare il Re Leone. Un ragazzo che si rifugia nell’Hakuna Matata per fuggire passato, presente e futuro, non pensando al timore di dover calcare un giorno un’orma più grande della sua. D’improvviso però sopraggiunge quella frase annunciata dal cielo, che smaschera ogni paura e dona la forza di correre a spron battuto verso la Rupe dei Re. “Ricordati chi sei”: il semplice consiglio di un padre che vive nel figlio. L’immortalità che divampa da queste tre parole rende l’idea della grandezza di una pellicola che insegna a grandi e piccoli.

Nell’inconfondibile canto di Elton John si evince quello che è il corso dell’esistenza tanto ricercato nel Re Leone. Un lungo cammino “tra disperazione e speranza, tra fede e amore, fin quando troviamo il nostro posto nel corso del cammino: nel cerchio della vita“.

Il Re Leone racconta che dobbiamo prendere il nostro posto all’interno di questa strana “giostra che va“, tra perdite dolorose e lotte strazianti. Ma dove va a finire questa giostra? Può andare ovunque: alla ricerca dell’Hakuna Matata, in un inutile tentativo di scacciare i cattivi pensieri che prima o poi consegnano il conto. Può portare al ruggito finale dopo la scalata della Rupe dei Re, fino ad arrivare sulle stelle con i grandi Re del passato per guidare chi di notte alza gli occhi alla ricerca di qualcuno che gli ricordi chi è veramente. Come il giovane Simba, come quel bambino del 1994.

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Tu sei mio figlio e l’unico vero Re

Oggi forse qualcuno sarà genitore e cercherà di convincere il figlio tecnologico del 2019 a mollare lo smartphone per rivivere insieme al suo “vecchio” le avventure del nuovo Simba. Un padre che ridiventa bimbo insieme a suo figlio. Un padre che vorrebbe seguire i passi di Mufasa, guidando il suo piccolo Simba con amore, tirandolo fuori dai guai che si nascondono dietro a iene sempre in agguato. Come un leone, come un Re Leone. Quel giovane padre che vorrebbe ardentemente sentire dalla bocca del figlio: “Siamo amici, vero? E saremo sempre insieme, vero?”. Udire queste tenui domande per poi guardarlo negli occhi con l’amore più puro che può derivare da un rapporto così indissolubile come quello padre-figlio. Quel bambino prima era Simba, e oggi sente crescere dentro di sé la responsabilità di essere Mufasa.

In fondo il padre del 2019 è rimasto il figlio del 1994. Nonostante il ritardo nell’affitto e le consegne di lavoro entro il lunedì alle 17, è sempre rimasto il cucciolo coraggioso che rideva in faccia al pericolo e che adesso guarda le stelle cercando consiglio dai grandi Re del passato. Forse al suo fianco c’è Nala, una donna leonessa che dopo anni di lontananza lo guarda con amore come quando era il leoncino impaurito che per mostrarsi leone la trascinava in discoteca o al Cimitero degli Elefanti.

L’augurio è che i piccoli di oggi crescano con ideali e valori grandi come quelli del Re Leone. Si spera che possano crescere con gli insegnamenti di un autorevole cartone animato che educa da venticinque anni e continuerà a farlo per le prossime generazioni. Un’opera che rappresenta un motivo di rivalsa per tutti quei leoni feriti che tante volte si dimenticano di essere dei Re senza corona. Perché anche un piccolo micio spelacchiato può diventare un Re Leone.

Il Re Leone ritrova il suo posto nel cerchio della vita
Fonte: www.periodicodaily.com

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