Il Trono di Spade 8: a Grande Inverno battaglia per la vita

Il Trono di Spade 8: a Grande Inverno battaglia per la vita

Siamo giunti al giro di boa! Terza delle 6 puntate dell’8° stagione de “Il Trono di Spade” è la Battaglia di Grande Inverno fra i vivi e i morti.

Si annunciava già come un episodio spettacolare e bisogna dire che le premesse non sono state disattese. Quella di Grande Inverno è la più lunga sequenza di battaglia nella storia del cinema e della tv, che per noi è durata 82 minuti, ma per chi l’ha realizzata ha occupato ben 55 notti! Peter Dinklage (Tyrion) aveva detto che questa battaglia avrebbe fatto impallidire la Battaglia dei Bastardi della stagione sei. Beh, dobbiamo dire che non si sbagliava. Ogni sforzo è stato profuso per realizzare un qualcosa di unico. A partire dal regista, Miguel Sapochnik, specializzato in questo genere di cose: “ho diviso l’episodio in tre diversi generi”, spiega, “all’inizio abbiamo il thriller, dove il sentimento dominante è la suspence, poi abbiamo l’horror e infine il film d’azione . Lasciamoci allora guidare attraverso questi parametri.

Ansia da battaglia a Grande Inverno

La suspence è già presente dall’episodio precedente, qui prosegue e si fa sempre più intensa. “Uno degli espedienti migliori per aumentarla” dice sempre Sapochnik. “E’ dire che il mostro c’è, ma non farlo vedere”. Abbiamo difatti, nelle sequenze iniziali, la carica Dothraki contro l’esercito dei non-morti, che non si vede ma si fa sentire. Assistiamo infatti alla fine dei fieri guerrieri a cavallo, benché proprio pochi secondi prima, quando Melisandre dà fuoco alle loro armi, ci eravamo sentiti tutti risollevati. Contemporaneamente, Jon e Daaenerys assistono alla scena e saltano in groppa ai draghi. E anche qui continuiamo a non vedere, anzi, le cose peggiorano! I due infatti, addentrandosi nello schieramento dei non-morti, vanno incontro alla tempesta portata dal Re della Notte. Per cui, oltre al buio che caratterizza l’intera battaglia di Grande Inverno, abbiamo anche quest’effetto nebbia, dato dalla tormenta.

Fuoco e speranza

Allora ci spostiamo davanti alle mura del castello, dove ci sono Brienne e l’esercito del Nord e Verme Grigio con i suoi Immacolati. Resistono per un po’, ma ben presto anche loro devono battere in ritirata. Qui la parte più interessante, anche da un punto di vista scenografico, sono le trincee, alle quali viene dato fuoco. Queste sono fatte di legno e vetro di drago nella serie, di legno e materiale infiammabile nella vita reale. Anche in questo caso, il fuoco deve infatti dare non solo l’effetto spettacolare, ma anche la speranza, visto che sappiamo bene che i non morti non possono affrontarlo.

La speranza dura poco, visto che i morti superano anche questo. Parte allora la sequenza della battaglia di Grande Inverno definita un po’ da tutti, cast e addetti ai lavori, “claustrofobica”. Infatti è un continuo assalto di morti, da ogni parte, anche se, sulle prime, i nostri sembrano reagire bene. Come al solito, occhi puntati su Arya Stark, che davvero sembra non aver paura di nulla. E oltre che sulla terra si combatte anche nei cieli, dove Jon e Daenerys devono controbattere il Re della Notte e il suo drago non-morto. “E’ davvero difficile avere una ventina di personaggi principali sulla scena e seguirli tutti, ognuno con la sua storia” dice sempre il regista “Per cui la mia parola d’ordine era: “Fatelo bene e non dovrete più ripeterlo!”

Hai paura dei morti?

E andiamo alla seconda parte, l’horror. “Il film horror parte dalla scena in cui Arya si trova nella libreria” dice ancora Sapochnik. La vediamo infatti da sola, insanguinata e soprattutto traumatizzata. Anche lei, pur essendo una provetta assassina, non vede via d’uscita da quella situazione. Il silenzio è padrone della sequenza, spezzato solo dai grugniti dei non-morti e il respiro affannato della ragazza. È l’unico momento di “pausa” che la battaglia di Grande Inverno si prende: tutto sembra scorrere un po’ più lentamente, almeno per un po’. Anche qui, da buona sequenza horror, la vediamo ad un certo punto fuggire in questi corridoi bui, in cui continua ad incontrare non-morti.

Alla fine saranno Beric e il Mastino a salvarla e avviene il tanto atteso incontro con Melisandre, con tanto di richiamo alla prima stagione. “Cosa diciamo al Dio della Morte?” chiede la Donna Rossa ad Arya. Era la stessa domanda che le poneva sempre Syrio Forel, suo primo insegnante di scherma. Arya ovviamente risponde “Non oggi” e, risoluta, si dirige da qualche parte.

Questa sequenza continua ancora nelle cripte, che erano “il posto più sicuro in cui stare”. “Ne dubito” scherza sempre Dinklage, presente nella scena: insomma, come puoi combattere una guerra contro i morti e mandare la gente a rifugiarsi dove di morti è pieno?!”. Infatti, c’è un momento in cui i morti riprendono vita, rinvigoriti dai poteri del Re della Notte, sopravvissuto al fuoco di Drogon e sfuggito a Jon Snow. Le mummie escono fuori dai sarcofagi e tutti coloro che sono morti in battaglia passano dall’altra parte.

Qui il lavoro dei truccatori e del reparto effetti speciali è stato davvero encomiabile. Creare pile di corpi non è semplice, come anche farli sembrare veri e senza dimenticare le mummie delle cripte. “Facevano davvero paura!” racconta Sophie Turner (Sansa Stark) “A momenti avrei voluto mettermi a piangere!”.

Tutto è perduto! O forse no?

E infine andiamo all’azione, che corrisponde più o meno agli ultimi venti minuti dell’episodio. Anche qui, quel senso di claustrofobia precedente, viene recuperato. Vediamo il Re della Notte arrivare nel Parco degli Dei, dove lo attende Bran e contemporaneamente viene fatta una panoramica degli altri personaggi. Brienne, Jaime, Podrick, Tormund e Verme Grigio stanno combattendo nel cortile del castello, ma tutto fa presagire che la morte è vicina. Daenerys è fuori le mura e per un attimo rischia anche la vita, ma viene salvata dal provvidenziale intervento di Ser Jorah Mormont, che di lì a poco muore.

Anche la piccola Lyanna Mormont ci lascia, benché in modo epico: uccide infatti un gigante come ultima azione. Sansa e Tyrion sono nelle cripte, nascosti dietro una tomba ad attendere la morte. E Jon, colui che dovrebbe essere l’eroe della situazione, nel suo cammino in cui uccide una serie di non-morti, incontra un ostacolo insormontabile: Viserion, il drago zombie.

Tra Bran e il Re della Notte è rimasto solo Theon, inutile dire che anche lui si aggiunge alla conta dei morti. “Volevamo proprio dare la sensazione che tutto è perduto, tutto sta per finire” dice Sapochnik “Anche se sai che molti personaggi sopravviveranno, ti viene in mente “E adesso?! Come va a finire?!””. E proprio quando il Re della Notte ha ormai raggiunto Bran e sta per ucciderlo, succede l’inaspettato! Arya salta alle sue spalle per pugnalarlo, ma lui si volta e la blocca. Vediamo la daga di Arya cadere e anche noi siamo tentati di dire “Oh no!”. Ma ecco che la recupera con l’altra mano e dà il colpo di grazia al Re della Notte. Quella stessa daga che avrebbe dovuto uccidere Bran gli salva la vita.

Insomma, veramente un episodio da manuale, sotto tutti i punti di vista. Rimanete con Openmag per seguire i prossimi episodi!

Il Trono di Spade 8: a Grande Inverno battaglia per la vita
Fonte: lanostratv.it

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