Il ritorno della musica italiana, tra degrado e sold out

Il ritorno della musica italiana, tra degrado e sold out

Il ritorno della musica italiana. Dal degrado trap ai concerti sold out della nuova generazione di “artisti della porta accanto”.

C’era una volta la musica italiana.

C’erano una volta gli animali da palcoscenico che poi, negli anni, si sono trasformati in bestie. È il caso, ad esempio, dei trapper tatuati che aggrediscono i propri fan e si masturbano durante i concerti. Poca musica, troppo (brutto) spettacolo. Spesso anche sui social dove i cantanti in questione danno il meglio di sé mostrando eccessi, postando storie piene di minacce e insulti, o semplicemente parlando di tutto tranne che, appunto, di musica.

Insomma, visto il panorama attuale sotto quest’ottica, il verdetto sembra essere obbligato: addio musica di spessore. Addio cantautori capaci di unire intere generazioni con gli accendini accesi ad accompagnare parole cantate durante concerti indimenticabili. Ma, come ogni bravo giudice sa, nel processo vanno ascoltate tutte le parti e interpretati tutti gli indizi.

Allora, anche se gli accendini sono stati sempre più spesso soppiantati dalle torce degli smartphone, l’entusiasmo catartico di un concerto continua a far mobilitare ancora migliaia di persone in tutta Italia. E a questa prova vanno a sommarsene altre, che raccontano una storia un po’ diversa dal verdetto iniziale. Una storia che sembra dirci che, a volte schiacciati dagli estremismi della cronaca musicale, ci si dimentica spesso del momento d’oro che la musica italiana sta vivendo.

Indie pop e.. Musica da Sold Out

Ultimo, Thegiornalisti, Coez, Marco Mengoni, Gazzelle, Carl Brave, Calcutta sono solo alcuni dei nomi degli artisti che senza scandali e provocazioni si sono affermati, diventandone protagonisti in tempi brevi, nello scenario musicale italiano attuale. E anche se alcuni di questi nomi non ci dicono niente e se la musica “indie” non abbiamo ancora del tutto capito cosa sia, questi artisti – a volte sconosciuti pochi mesi prima – riempiono palazzetti e stadi fino a raggiungere la vetta, romanamente parlando, del Circo Massimo. Che sia stato attraverso manifestazioni musicali passate in tv, che sia stata la radio a proporceli, che siano stati i nostri figli, nipoti o amici a stordirci con canzoni e voci che non sapevamo neanche di chi fossero… Il “made in Italy” è tornato. E lo ha fatto in un campo forse inaspettato: quello della musica.

“Nostalgia, nostalgia canaglia”

Così mentre l’evoluzione (o il degrado) del rap ci lascia perplessi e a rimpiangere Articolo 31, Gemelli Diversi e Jovanotti, col perfetto spirito malinconico di chi crede che “la musica è morta negli anni ‘90”, i nomi prima citati (e molti altri) sembrano invece volerci dire che qualcosa da scoprire c’è ancora. Anche per quanto riguarda la spesso bistrattata musica italiana.

E, se proprio non volete crederci, chiedetelo a chi si accampa fuori dai cancelli chiusi dell’evento per accaparrarsi il posto migliore. O ancora a quanti, magari dopo il lavoro, corrono a saltare al ritmo di quelle canzoni che si emozionano tanto quanto Baglioni, Dalla e Battisti emozionavano i suoi genitori. Perché anche la musica cambia completamente ma, alla fine, non cambia mai. Ed è bello riconoscere che la creatività può esplodere dietro la porta dell’appartamento accanto a noi, che sia a San Basilio, Latina o Ronciglione.

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