Estate a ritmo di musica e… Bodyshaming

Estate a ritmo di musica e… Bodyshaming

Da Lady Gaga ad Elodie, passando per il famoso “caso Adele”. Parliamo di bodyshaming e musica, e di come questa forma di discriminazione agisca in modo sempre più forte, soprattutto con l’avvicinarsi del periodo estivo.

Tormento(ne) estivo…

Siamo ormai in estate e tutti noi, e come ogni anno il tormentone del periodo non passa solo per la radio ma spesso anche per la famosissima “prova costume”. Infatti, anche solo per un leggero moto d’orgoglio, in prossimità della bella stagione, quando siamo costretti, causa alte temperature, a scoprirci un po’ di più, arriva la famosa frase: “Da lunedì inizio la dieta!”.

Molto spesso, queste parole restano lettera morta, ma c’è chi le prende anche troppo sul serio. Nel primo caso (e siamo fortunati che sia quello che va per la maggiore), la persona non si sente inadeguata con la sua forma fisica, ma ha un semplice “moto d’orgoglio”, come detto sopra. Per un giorno, al massimo due, proverà a trattenersi quantomeno dal mangiare schifezze e fare una parvenza di movimento. I secondi casi invece, spesso diventano troppo severi con loro stessi.

Parliamoci chiaro, non si è né inadeguati avendo qualche chilo di troppo o, al contrario, facendo una particolare attenzione alle schede nutrizionali degli alimenti, però ci sono dei casi estremi. E in tutti questi casi agisce lenta, silenziosa e subdola, la legge del “bodyshamig”.

Bodyshaming: tante sfaccettature di un solo problema

Che cos’è il “bodyshaming”, prima di tutto. Tradotto letteralmente, vuol dire “far vergognare una persona del proprio corpo”.  Di solito, pensiamo a questa forma di bullismo/discriminazione (perché questo è), come il prendere in giro le persone in sovrappeso. Questa è una delle tante forme in cui il bodyshaming viene attuato, nello specifico chiamata “fat-shaming”, letteralmente “far vergognare del grasso”. Ma il bodyshaming agisce anche al contrario, ovvero quando si definisce una persona troppo magra, “uno scheletro”. Le frecciate non si fermano tuttavia all’aspetto fisico relativamente al peso. Molti casi riguardano la critica di cicatrici, rughe, cambio del corpo dopo la gravidanza.

I casi sono purtroppo molti, noi abbiamo deciso oggi di raccontarvene alcuni capitati nel mondo della musica, quel mondo che sembra voler parlare un linguaggio universale e dal quale gli stereotipi sembrerebbero voler rimanere fuori. “Sembra”, appunto.

Lady Gaga e Jennifer Lopez: reazioni forti

Partiamo da un classico esempio di “fat-shaming” applicato all’ambito musicale. Una vittima eccellente è stata Lady Gaga, durante la sua esibizione del Super Bowl del 2017: la donna esibiva un look con l’addome scoperto, e si notava come questo non fosse esattamente “tonico”. Per cui, piuttosto che esprimersi sull’esibizione, la critica (giornalistica e popolare) pensò bene di farlo sul fisico della cantante. Chiaramente, Lady Gaga ha risposto per le rime a quanti la definiscono “grassa”. “Sapete”, dice, “a me il mio fisico piace così com’è e penso che dovrebbe piacere anche a voi il vostro. Non lasciatevi intimorire da chi vi giudica”, dice ai suoi fan.

Anche a Jennifer Lopez è capitato di sentirsi dire: “Devi dimagrire, così vendi meglio”. Fu uno dei suoi primi manager a dirle questa cosa, ed è stata proprio JLo a raccontare l’episodio. “Io ero già abbastanza grande quando ho cominciato, sapevo già chi ero e quindi ho cambiato manager, ma mi metto nei panni di una ragazzina di 17/18 anni, che si sente dire una cosa del genere ad inizio carriera. La si butta giù subito”. Ed è proprio quella la chiave: mettersi nei panni di qualcun altro. Una cosa che, al giorno d’oggi, sembra sconosciuta ai più. Infatti oggi si ragiona molto spesso attraverso la logica che “ciò che dico/faccio io è superiore a quello che dici/fai tu”. Non esitiamo a far sentire sbagliate le persone e no, non stiamo facendo loro un favore, facendogli notare un loro “difetto” fisico. Un conto è dire a una persona che sta sbagliando per il suo bene, altro è di farla sentire sbagliata, per “rimanere sopra”.

Adele: “Hello, it’s (the new) me!”

Ma vogliamo far riferimento ad un caso emblematico, uno che durante la quarantena ha destato molto scalpore: il caso Adele.

La cantante britannica aveva infatti un fisico, per così dire, “generoso”, di cui però andava fiera. Nonostante anche la sua fosse una condizione di obesità conclamata, Adele sembrava essere a proprio agio col suo fisico anzi, diceva proprio che le critiche sul peso le scivolano addosso. A quanto pare, non era proprio così.

Durante il lockdown Adele compie gli anni e pubblica una foto in cui è irriconoscibile. Ha affrontato infatti una super dieta, teorizzata da qualche anno, abbinata a molto esercizio fisico tanto da avere due personal trainer a disposizione. Il risultato è stato perdere la cifra record di 30 chili! Ma anche quello di perdere parte della sua essenza. Le critiche feroci, chiaramente, non hanno esitato a comparire. “Mio Dio, ma come si è conciata?!”, “quant’è brutta! La preferivo prima!”, “sembra uno scheletro!”.

Insomma, Adele viveva probabilmente un disagio prima o chissà, magari ha davvero cambiato idea nel corso degli anni. A questo punto è doveroso chiedersi, quanto hanno colpito questi insulti prima e quanto lo faranno adesso?

Estate a ritmo di musica e… Bodyshaming

Diverso non è brutto

Il punto, anche se sembra sempre più difficile da accettare viste le critiche sempre pronte a piovere, è che non dobbiamo vivere secondo determinati canoni imposti dalla società e non dobbiamo modificare noi stessi e il nostro corpo per piacere agli altri.

E allora prima di fare commenti, che possono sembrarci innocui o sui quali non abbiamo troppo riflettuto, facciamolo. Riflettiamo. Perché il bodyshaming agisce spesso anche inconsapevolmente. Ricordate ad esempio la frase detta da Marco Masini ad Elodie durante l’ultimo Festival di Sanremo? (“Ma non mangi? E mangialo un panino, su!”). Una battuta, che però ad Elodie ha fatto molto male.

Se non sappiamo a cosa sia andata incontro la persona che ci sta davanti, non spingiamoci troppo oltre, soprattutto non facciamola sentire sbagliata per come è fatta, per come veste o per altro. Se invece lo sappiamo, “mettiamoci nei suoi panni”, scopriremo di non essere poi così diversi, forse.

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