Metti un volontario a Valencia: la scoperta di una città tra covid19 e restrizioni

Quando il covid19 ti trova a Valencia come volontario e vorresti fare il turista, come ci si reinventa per godersi la città e restare in sicurezza?

L’inizio 

Partiamo dal 2 Marzo 2020. Vi starete chiedendo, perché proprio da quel giorno? Cosa è successo? Dopo aver svolto un breve periodo di formazione a Roma, il 2 marzo sono finalmente volato a Valencia dove ho cominciato la mia personale e felice esperienza da volontario di servizio civile universale!

Le aspettative prima di questo viaggio non erano molte ma erano concrete, non avevo mai avuto la possibilità di visitare Valencia prima ma grazie alle varie recensioni trovate su internet ero già convinto che mi ci sarei trovato molto bene.

Il mio amore per la città infatti è cominciato fin dal primo momento, ossia fin da quando ho potuto realizzare con i miei occhi che era una città ricca e che abbina elegantemente storia, colori, spazi naturali, ed opportunità. Si, perchè come leggerete tra poco, sono davvero moltissime le cose che si possono fare durante la permanenza qui!

Vivere la città

Se durante i primi mesi per via del lockdown non ho potuto conoscere e godermi a pieno la città, a partire dalle prime riaperture post quarantena, gradualmente Valencia ci ha dato l’occasione di visitarla in sicurezza e scoprire un milione di sfaccettature diverse della città.

Con la fine delle restrizioni la prima cosa che ho voluto visitare con i colleghi volontari è stata la Cattedrale, un’imponente struttura nel centro della città vecchia che contiene tesori molto preziosi, tra cui 2 dipinti di Goya e perfino il Santo Graal. Certo non una chiesa qualunque insomma.

Dopo infiniti scalini e la conferma di non avere più l’età per fare certi sforzi, siamo anche saliti in cima al Miguelete o Micalet, un enorme campanile che sovrasta la stessa Cattedrale e che ha permesso a noi amanti di Instagram di scattare foto spettacolari del panorama dall’alto. 

foto panoramica dall'alto del Micalet, un enorme campanile che sovrasta la Cattedrale di Valencia

Un’altra meta su cui avevamo moltissime aspettative era il Museo della Scienza, ossia il più grande museo spagnolo che si sviluppa su ben 4 piani e che fa dell’interattività il suo dogma principale. Sebbene per via delle misure di sicurezza non abbiamo potuto usufruire delle potenzialità di coinvolgimento e divertimento dei suoi spazi interattivi, siamo stati comunque sbalorditi dalla varietà di aree tematiche esposte e contenti di averlo potuto fare gratuitamente. Perché si, fino al 31 dicembre tutti i musei di Valencia presentano offerte che permettono di visitarli senza dover pagare. 

Il volontario Eric Sebastianutti in posa sotto l'Umbracle, il giardino-terrazzo del complesso della Città della Scienza di Valencia

Un po’ di vita sociale

Ora vi starete chiedendo: “ma come, la quarantena è finita e voi state facendo solamente uscite culturali? Siete stati sempre così noiosi o non ci si può divertire a Valencia dopo il covid?”

Un po’ noiosi effettivamente lo siamo, ma questo non ci ha vietato di passare alcune giornate al mare nella vicina Playa de Malvarosa. Sebbene non sia probabilmente la spiaggia più bella della Comunità Valenciana, è comunque uno spazio molto frequentato dove tutti possono rilassarsi senza dover pagare un centesimo. Infatti, grazie ai tanti percorsi ciclabili che intrecciano la città è veramente facile da raggiungere anche senza dover prendere il bus. Le palme sul lungomare e la spiaggia larghissima inoltre, ricordano vagamente le spiagge più famose della California e danno quel tocco chic al tutto.

Per quanto rigurada le serate invece, le abbiamo passate soprattutto nel Barrio del Carmen, uno dei quartieri più belli e movimentati della città, anche grazie alla presenza di fantistiche opere di StreetArt.

Questa zona in particolare è diventata il quartiere “underground” per eccellenza a Valencia, e concentra in un posto relativamente piccolo una quantità infinita di murales che col passare degli anni vengono rinnovati. Decidere quale mi sia piaciuto di più è difficile, ma per un inguaribile romantico come me sul podio c’è sicuramente il bacio tra due innamorati, che si trova nella Calle Moret. 

La cultura e il cibo

I mesi passati in questa città sono già 5 e a noi piace pensare di essere diventati ormai dei “valenziani adottivi”, soprattutto dopo aver superato forse l’unica grande differenza che c’è tra noi italiani e gli spagnoli, sto parlando dell’orario dei pasti (oltre alla “s” alla fine di ogni parola…sto scherzando ovviamente)!

Al lavoro, verso mezzogiorno, si è soliti uscire con i colleghi per una breve pausa di tapeo, uno spuntino a base di empanada tapas che ci permette di non collassare per la fame almeno fino all’ora di pranzo, che in genere si fa alle 14.30. La cena, quindi, non può essere prima delle 21.30.

Abbiamo scoperto che per combattere il caldo e le tante ore di sole (che tramonta molto dopo per via della latitudine) si pranza e si cena tardi, e si usa molto incontrarsi fuori casa con amici o parenti per un aperitivo nel tardo pomeriggio in uno dei tanti bar del centro.

Altra scoperta è la paella, che è mista solo per i turisti, mentre i valenciani doc la mangiano per pranzo scegliendo o carne o pesce: mai insieme.

foto di una paella di pesce con gamberi rossi e cozze a Valencia

Però alla fine, a parte questo italiani e spagnoli sono molto simili in cultura ed abitudini, e io ed i miei compagni siamo riusciti ad adeguarci praticamente subito a questa nuova vita, aiutati anche dal fatto che tutte le persone che abbiamo conosciuto sono state molto aperte e socievoli con noi. Bé forse allora non siamo così noiosi, in fondo!

Tirando le somme

Ci sarebbero ancora tantissime cose da dire di cose sulla bellezza di Valencia o sulle opportunità che mi sta dando il servizio civile in questa città, ed io ho semplicemente voluto raccontare la mia personalissima esperienza.

Se vi ho messo un po’ di curiosità non vi resta che approfondire, quello che troverete a Valencia potrebbe stupirvi e chissà, darvi stimoli per iniziare una nuova avventura oltre al viaggio!

di Eric Sebastianutti

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