“Il futuro sarà sempre più legato alla terra”, parola dell’imprenditrice Marina Colonna

Per questo secondo appuntamento con la rubrica “A lei per lei”, abbiamo avuto il piacere di chiacchierare con Marina Colonna, imprenditrice dell’omonima azienda agricola che produce olio extra vergine di oliva nella campagna molisana. Abbiamo analizzato insieme tutti gli aspetti legati all’ essere leader di un’attività che esporta all’estero un prodotto gastronomico di qualità interamente Made in Italy.

Un nome importante, a tratti pesante, quello della protagonista della nostra rubrica. Marina Colonna infatti, è discendente di una delle più importanti famiglie romane che pongono le loro radici nella Gens Julia. Si annoverano cardinali, condottieri e personaggi storici di importante levatura tra gli antenati della famiglia Colonna.

marina colonna

Marina, nata nel 1949, è figlia di Francesco Colonna e di Doretta Cosulich, ha avuto un passato costellato di viaggi e una carriera da documentarista. Una vita completamente diversa da quella che conduce oggi, dirigendo l’azienda di famiglia nella Masseria Bosco Pontoni, una dimora rurale nel comune di San Martino in Pensilis, nell’entroterra di Termoli. Coltiva grano, girasole, ceci, lenticchie, un ettaro di canapa e tutto il resto è olivo, 55 ettari con 27 mila alberi secolari.

Un lavoro faticoso e totalizzante che presenta insidie ma anche tante opportunità e soddisfazioni, perché la terra sarà sempre di più il nostro futuro.

Il suo passato è costellato di viaggi e di esperienze come documentarista. C’è qualcosa che le manca di quel passato? Allora si sarebbe mai immaginata di prendere le redini dell’azienda di famiglia?

Sì, il mondo esterno talvolta mi manca perché la vita in campagna è più isolata, ma dal momento che decidi di portare avanti qualcosa bisogna sempre andare avanti, nonostante le difficoltà. Sono ormai più di 24 anni che faccio questa vita ed è normale che manchi la città, la vita che scorre più veloce. Non sono mai stata una persona frivola e mondana, ma a volte sento la mancanza delle piccole cose come il cinema, la mattina al bar, la chiacchierata con l’amica per strada.

Quando sei in campagna, lavori tantissimo dalle 6 del mattino ed è normale che la sera sei stanchissima e non hai voglia di fare altro!

Subentra in azienda nel 1996, anche se già dieci anni prima aveva contribuito a dare un’impronta distintiva alla masseria facendo realizzare, sulla scorta  di un’anfora di papà Francesco, la bottiglia (brevettata) che connota tuttora gli oli commercializzati con il suo nome. Dopo aver dato un contributo innovativo all’immagine dell’azienda, cosa l’ha spinta a prenderne le redini 24 anni fa?

La necessità. Nella vita secondo me tutte le cose importanti le fai per necessità. A meno che non nasci con l’estro infuso come gli artisti che possiamo giudicare dei privilegiati. Nel mio caso si trattava di far scappare un’occasione, di lasciare andare un bene che sarebbe svanito facilmente, per far crescere un’azienda ci vuole attenzione e costanza nella gestione. Avevo già iniziato in passato con la creazione della bottiglia quando ancora c’era mio padre.

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Bottiglia iconica Olio Extra Vergine d’Oliva Colonna

Non mi era mai capitato prima di lavorare su questo settore e mi sono detta “per averlo fatto per la prima volta è stato davvero stimolante, tutto sommato”. Poi quando fai una cosa non ti rendi conto della sua importanza, forse anche perché all’epoca era l’inizio del discorso sull’extravergine di oliva. Dagli anni ’90 si sono scatenati tutti, ma prima no. Quindi, quando mi ritrovai a lavorare per l’azienda di famiglia, avevo davanti a me un mercato pronto a recepire, pronto ad accogliere questa novità. Prima non c’era così tanta attenzione sull’olio, veniva considerato nobile il vino, ma l’olio no.

Fortunatamente ho sempre bazzicato all’estero, ho fatto tanti viaggi e conosciuto tante persone e quindi è arrivata anche così l’occasione. L’Italia invece è un mercato più difficile, prima perché l’olio non lo volevano, poi perché chi vende l’olio è il rappresentante dell’azienda che vende anche il vino. Diciamo che la mia azienda molisana veniva calcolata poco rispetto al resto.

All’estero invece è importante che sia un buon prodotto, pregiato, bello anche nella presentazione estetica, Made in Italy…non importa da che parte dell’Italia proviene!

L’estero rimane fedele al prodotto, l’Italia invece è pronta a cambiare azienda più facilmente, bastano delle offerte in più, una comunicazione più aggressiva ed il resto è fatto.

marina colonna

Marina Colonna esporta i suoi prodotti in tutto il mondo. La punta di diamante è il “Gran Verde” un olio limonato ed è ottenuto dalla spremitura di limoni siciliani uniti alle olive della masseria Bosco Pontoni.

La linea comprende anche molti tipi di aromatizzati: i più particolari sono l’olio aromatizzato alla Rosa, allo zenzero, alla senape, bergamotto, mirto e mandarino.

Oltre alle bottiglie, Marina propone una serie molto varia di prodotti gastronomici.

Inoltre, mette a disposizione un appartamento immerso nella campagna molisana per tutti i visitatori e i turisti che vogliono viaggiare e scoprire le bellezze del territorio.

Quindi è stato più facile attecchire sul mercato estero piuttosto che su quello italiano?

Sì, un po’ perché il mercato estero nasceva allora, nel senso che veniva scoperto ed esplorato di più dalla fine degli anni 90. Poi le fiere aiutavano tantissimo ad allargare i “propri orizzonti”, certo all’inizio erano molto divertenti e ci si conosceva tutti, l’atmosfera era molto simpatica e rilassata. Adesso è una guerra, una competizione continua. Devo essere sincera, quando una cosa l’hai fatta per tanto tempo, come le fiere, dopo un po’ non ce la fai più! Bisogna andare avanti e trovare altro.

Essere a capo di un’azienda è una sfida continua, quali sono le difficoltà maggiori da affrontare?

Credo che siano le responsabilità e la routine che ne consegue. Devi controllare tutto, dall’aspetto burocratico come le fatture e tutto il resto, all’aspetto operativo monitorando il lavoro degli operai. Bisogna farlo, altrimenti la scelta è quella di mollare! Finché c’è energia bisogna portare avanti il lavoro così, con impegno e attenzione costante.

Avere un nome così importante ed essere per giunta donna ha portato ad avere maggiori ostacoli? Si è sentita mai discriminata o sottovalutata per questo? 

Certo, è ancora più faticoso fare questo lavoro, soprattutto in campagna e in una terra “straniera” dove non ti conoscono. In qualsiasi zona tu vai qui in Italia, se non appartieni a quella regione vieni visto come “l’altro”. Sono in una zona in cui tutti sanno chi sono, ma nessuno viene a parlarmi!

Un altro aspetto è quello della gestione degli operai, devono vederti come una figura di comando e devi stargli un po’ “addosso”. Certo, ci sono quelli bravi di cui ti puoi fidare e altri che se ne approfittano e tentano di prendere tempo. Questa parte è difficile.

La cosa buffa è che all’interno l’azienda è femminile: ufficio, amministrazione e imbottigliamento è donna, a parte Vincenzo il ragioniere, davvero bravissimo! Fuori invece sono tutti uomini. Devi capire bene il lavoro che fanno per poterli indirizzare e motivare al meglio, non credo che qualcuno possa fare per 6-8 ore un lavoro che non ama. Infatti ripeto sempre loro “questa è la vostra vita, deve piacervi quello che fate, il lavoro non può essere fatto in maniera meccanica, bisogna usare il cervello”.

Nessuno vuole prendersi la responsabilità, c’è chi ne assume troppa- facendo poi un po’ casino! – oppure chi non vuole prendersene per niente.

Alla fine di tutto sono io che ci metto sempre la faccia!

Il periodo attuale ci ha visto convivere e combattere contro una pandemia mondiale, come ha reagito la tua impresa all’emergenza Covid 19?

Nel futuro è molto importante avere a che fare con la terra, questo lo abbiamo capito soprattutto con quello che è successo con il Covid. Paradossalmente, il virus mi ha fatto lavorare molto di più, mi ha dato il tempo di ristrutturare dentro e fuori facendo dei lavori pazzeschi. Non ho mai avuto tanto lavoro estivo nell’appartamento che affitto durante la bella stagione. Ci sono continue prenotazioni! Pensavo anche che gli stranieri non scegliessero l’Italia e invece son venuti.

Quindi dopo tutto quello che è successo, non credo che le cose torneranno come prima. Il futuro è la terra, perché la terra è sacra. È questo che mi fatto passare tutti questi anni nella campagna molisana: se tu te ne occupi, la terra ti dà sempre indietro qualcosa.

marina colonna
Ulivi

Per forza a quel punto ti innamori! Le piante come gli ulivi sono meravigliose, la terra ti nutre e ti da tanta energia. Se la vita in campagna si fa troppo lenta e noiosa nessun problema, prendo la macchina e in due/tre ore sono a Roma, ricarico le batterie e sono di nuovo qua. “Sei una privilegiata”, mi dico sempre.

L’unico cosa che vorrei è avere vicino persone che condividono e mettono in campo le loro idee così da progettarle insieme, allora sì che diventa divertente e si possono fare grandi cose! Da sola, invece, la direzione è difficile, non è mai stata la mia scelta. Però lo devi fare e devi anche alzare un po’ la voce! Altrimenti non ottieni.

Qual è il suo rapporto con il mondo digital, questo ha aiutato la sua azienda a crescere? 

Tantissimo, il sito nuovo è partito ed è andato online all’inizio dello scoppio della pandemia di Covid 19. È un e-commerce che funziona, la vendita avviene tramite la piattaforma. Per quanto riguarda i social dovrei ampliare di più i contenuti, solitamente se ne occupa mio figlio e quando non può la mia collaboratrice. Le fotografie devono essere fatte molto bene, soprattutto su Instagram. Io però ne so davvero poco, non è il mio campo!

Il mio mondo di comunicare con il mondo è la mail e la newsletter, cerchiamo di elaborare una newsletter carina con tutti i contenuti inerenti e la mandiamo alla nostra numerosa lista di contatti. Ha sempre avuto un buon risultato, soprattutto perché ci inventiamo sempre qualcosa di carino: una frase inerente, la foto degli ospiti che vengono ad alloggiare qui, una ricetta sfiziosa… l’importante è che sia stimolante. È un modo di tenersi in contatto con il mondo.

Alle giovani donne di oggi che vogliono mettersi in proprio, fondare o rivalutare un’attività nel settore agricolo cosa consiglieresti?

È necessario riuscire a muoversi insieme, la collaborazione con altre persone appassionate nel settore è fondamentale, soprattutto in un momento come questo dove l’idea di essere da soli non aiuta. Bisogna fare “gruppo”, trovare altre donne per coalizzarsi.

Devi avere per forza la filiera corta, anche se hai un piccolo appezzamento di terra devi riuscire a trasformare quello che produci. Per qualsiasi prodotto realizzi devi prima guardare a cosa cerca il mercato. Una volta che capisci di cosa ha bisogno il mercato, puoi organizzarti per fare la filiera corta e collegarti con qualcuno che si occupa delle altre fasi di lavorazione e produzione. Per esempio per le olive da tavola biologiche che produco, ho come appoggio un’azienda di San Severo che trasforma il prodotto e lo imbottiglia per renderlo pronto alla vendita. Questo passaggio è importantissimo perché se hai la materia prima, ma non hai gli strumenti il know how per trasformarla, non è la stessa cosa. Quello che non sai fare, lo fai fare da altri. L’importante è creare una piccola rete.

Un altro consiglio è di rimanere nella nicchia, non cadere nella grande produzione e vendere ai grandi, come i supermercati, perché il rischio del fallimento è dietro l’angolo. L’ideale è rimanere in una fascia alta, di qualità.

Devi sapere la lingua inglese benissimo, perché all’estero il Made in Italy va di moda, è super richiesto. Tutto quello che è italiano, piace tantissimo.

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Veduta dall’alto della Masseria Bosco Pontoni

La storia di Marina Colonna ci insegna che spesso la vita con i suoi cambiamenti e necessità ti porta a percorrere strade che mai avresti pensato di esplorare. Dirigere un’azienda agricola, essendo donna e con un nome importante, significa lavorare con ancora più determinazione e autorevolezza, senza mai perdere di vista nessun dettaglio.

La vita in campagna può essere isolata, ma si possono trovare soluzioni a questo, prendendo dei momenti per scappare a Roma e vivere un po’ la città e i suoi stimoli. Perché l’amore per la terra non si dimentica facilmente, è un delicato gioco di dare e avere che porta però a grandi soddisfazioni. 

“Il vero successo non è nella competizione spietata, ma nella collaborazione. Bisogna unirsi per fare qualcosa di bello, stimolante e che soprattutto ci diverta. Se piace a noi, piacerà anche agli altri. Alla fine tutto si riduce ad un discorso molto semplice: se in una cosa non credo, sicuramente non riuscirò a venderla”.

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