Moda etica e consumo responsabile: come essere sostenibili negli acquisti

Il consumo insostenibile della fast fashion

Moda etica: impatti della fast fashion e promozione di un consumo responsabile. Quanto sappiamo degli abiti che indossiamo?

L’interesse per il settore della fast fashion e per i suoi impatti, iniziò a divenire preponderante quando il 24 Aprile 2013, a Savar, nella regione di Dhaka in Bangladesh, crollò il Rana Plaza. L’avvenimento portò alla luce una realtà che molti lavoratori del tessile ancora oggi vivono quotidianamente: mancanza di leggi che regolino i loro diritti e li tutelino sul posto di lavoro.

La tragedia del Plaza stimolò, a seguire, una reazione mediatica molto forte. Nel 2015 il documentario The True Cost , percorrendo territori e fabbriche di Bangladesh, India, Cina ed Europa mostrò dinamiche di sfruttamento ambientale, lavorativo e dei diritti umani condotte dai produttori di fast fashion, purtroppo celate ai consumatori.

Fast fashion: il lato nascosto della moda

Ma cosa si intende per “Fast Fashion”? La Fast Fashion, letteralmente “moda veloce”, è il fenomeno che si sviluppò alla fine degli anni ’70, quando nacquero la maggior parte dei brand che oggi fabbricano abiti a prezzi accessibili ai più. Tale sistema porta alla produzione di migliaia di capi di abbigliamento l’anno, venduti ad un prezzo simbolico e che, proprio in giustificazione di tale costo, vengono acquistati dal consumatore senza che ne abbia realmente bisogno.

Dietro agli abiti prodotti in serie dai brand, con colori e trame accattivanti si nascondono  modalità di produzione improprie e sistemi di sfruttamento e violazione dei diritti umani.

Fabbrica del tessile in India.
Fabbrica del tessile in India.

Fashion Revolution

In seguito al Rana Plaza, iniziarono a diffondersi sempre più iniziative promotrici di un impatto sostenibile della moda sia dal punto di vista del rispetto dei diritti lavorativi che della preservazione delle risorse naturali.

Se per lungo tempo l’uomo ha considerato il proprio modo di agire e consumare come privo di impatti, negli ultimi anni ha dovuto riconsiderare la propria esistenza sulla Terra in una logica in cui è necessario considerare le risorse naturali come finite.

Il documentario River Blue mostra come per la realizzazione di un singolo jeans vengono utilizzati 15.000 litri di acqua e per una semplice maglietta di cotone bianca circa 2.500. Capiamo quanto sia fondamentale agire in un’ottica in cui le nostre scelte e i nostri consumi non debbano ripercuotersi negativamente su altre comunità e sui nostri figli e nipoti.

Le riflessioni sulla necessità di un nuovo sistema produttivo e consumistico portarono nel 2013 alla creazione del movimento “Fashion Revolution”. In esso confluicono attualmente produttori, lavoratori e consumatori i quali promuovono una moda definita etica che fa del rispetto ambientale e dei diritti umani gli elementi fondamentali di un consumo responsabile.

Consumo responsabile: tra moda etica e acquisti di seconda mano

La domanda che sorge spontanea è: la moda etica deve diventare il nostro nuovo modo di consumare e acquistare abiti? Non proprio. Sostituire una modalità di consumo con un’altra, seppur sostenibile, non porta a debellare il problema. La questione non sta tanto nel consumare in una maniera o nell’altra quanto piuttosto decidere di intraprendere una modalità di consumo responsabile .

Durante la Fashion Revolution Week 2020, Fashion Revolution ha cercato di sensibilizzare i consumatori sulle conseguenze dell’attuale sistema produttivo e promuovere un modello consumistico alternativo e sostenibile. Quest’anno il movimento ha deciso di proporre un consumo responsabile in cui si promuove lo scambio e l’acquisto di abiti di seconda mano e vintage piuttosto che la creazione di nuovi capi. La Ellen McArthur Foundation, nel 2017, calcolava che la produzione massiva di capi che ogni anno rimangono invenduti o gettati ha un grosso impatto a livello ambientale: ogni secondo finisce in discarica il carico di un intero camion, che se venisse raccolto per un anno potrebbe riempire il Sidney Harbor per un totale di 83 tonnellate di capi.

Capiamo allora quanto sia importante e fondamentale iniziare a valutare bene cosa acquistiamo, dove e a quale prezzo: ogni giorno, attraverso i nostri acquisti, possiamo decidere quale mondo vogliamo riservare a noi stessi e alle generazioni future.

Dipede tutto da noi, a voi la scelta!

di Federica Leo

Negozio con abiti di seconda mano e vintage.
Negozio con abiti di seconda mano e vintage.

 

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