La storia di Junker, l’app che chiarisce ogni dubbio sulla differenziata

Junker, intervista a lei per lei

Arriva un altro appuntamento con la rubrica “A lei per lei” che per l’occasione si tinge di “green”. Imprenditrici e sorelle, Noemi e Benedetta De Santis hanno unito le loro conoscenze professionali per dare vita all’ app Junker che ci aiuta a vivere in modo più sostenibile, insegnandoci a differenziare tutti i prodotti che usiamo nella nostra vita quotidiana.

Junker, applicazione disponibile per iOS e Android, è nata per soddisfare un bisogno, quello di chiarire tutti i dubbi sulla differenziata (chi non ha mai esitato davanti ad un imballaggio in polistirolo o un cartone della pizza?) e unire tutte le informazioni e le norme sull’argomento che in Italia variano di Comune in Comune.

Grazie a un database di oltre 1 milione e mezzo di prodotti, Junker consente di ricavare le informazioni per separare correttamente i rifiuti di casa inquadrando il codice a barre o, se si tratta di un prodotto sfuso, semplicemente scattando una foto. Grazie a una complessa combinazione di algoritmi, il sistema riconoscerà l’oggetto e risponderà inviando, in tempo reale, tutte le informazioni sulla composizione del prodotto e le corrette modalità di conferimento in base al Comune in cui ci troviamo.

junker intervista a lei per lei
Green app Junker

Chiediamo direttamente alle fondatrici, Noemi e Benedetta, sorelle dal differente bagaglio professionale, l’una abile comunicatrice e l’altra esperta sviluppatrice, com’è stato il percorso per realizzare una piattaforma digitale che, in modo semplice ed esaustivo, riesce a colmare un bisogno così grande. Quello di differenziare correttamente i prodotti, abituandoci a porre un’attenzione diversa verso l’ambiente e tutto ciò che consumiamo.

Come mezzo per divulgare informazioni sulla raccolta differenziata avete scelto un’app. Com’è nata l’idea? È stata difficile la sua creazione e promozione? 

Noemi: L’idea è venuta a uno dei soci fondatori, Giacomo. Dovendo “reimparare” a differenziare ogni volta che si spostava da un Comune all’altro per lavoro o vacanza, si è domandato se non ci potesse essere un modo pratico e sicuro per avere informazioni geolocalizzate e istantanee. E, da informatico di grande talento, ha trovato una soluzione agile e potente: riconoscere con la telecamera dello smartphone i prodotti dal loro codice a barre, agganciandoci le info sui materiali e le modalità di corretto smaltimento, geolocalizzando l’utente.

Benedetta: Esattamente, nel 2014 già era evidente come le app per smartphone fossero strumenti agili, versatili, sofisticati e grazie al cloud fosse possibile attingere a enormi database in tempo reale, senza dover pesare sulla memoria interna dei telefoni. Insomma le tecnologie c’erano, bastava applicarle con cognizione anche all’ambito “differenziata”. Le app in questo settore erano già molte, ma si riducevano tutte a liste di categorie di oggetti e ai calendari. E tutti sappiamo che gli imballaggi sono variegati e complessi, e raccoglierli in categorie non risolve i dubbi, con conseguenti scarse performances sulla qualità della raccolta. Creando Junker app abbiamo fatto un balzo in avanti che è piaciuto subito, e tantissimo, agli utenti.

Noemi: Esatto. Dobbiamo il nostro successo soprattutto al loro passaparola e all’interesse dei primi Comuni, che hanno intuito l’utilità dello strumento. Junker, infatti, non è solo una app, è una piattaforma abilitante molto smart, che fa collaborare armonicamente cittadini, amministrazioni e ditte della raccolta. Un piccolo motore di economia circolare.

In questo momento storico è molto importante parlare di economia circolare e sostenibilità, pensate che le persone siano abbastanza informate a riguardo? E soprattutto stanno pian piano sviluppando una coscienza civica verso l’argomento?

Noemi: Junker ha quasi un milione di utenti in tutta Italia, nessuna regione esclusa. Questo ci dà una visione molto ampia e completa dei loro dubbi, dei loro interessi, delle loro scelte. E la bella notizia è che mostrano un grande interesse per la sostenibilità e una gran voglia di farne parte, con azioni concrete e di valore. Cliccano avidamente sui link di approfondimento che diamo e ci testimoniano in ogni modo, con l’uso della app, ma anche con mail e commenti sui canali social, la loro voglia di fare bene, di capire il senso delle azioni e condividerle.

Benedetta: pensate che ad un recente sondaggio che abbiamo fatto sui nostri utenti, il 70% ha dichiarato di usare la app almeno una volta a settimana. Se non dimostra buona volontà e coscienza civica questo…

Come descrivereste la collaborazione femminile nel mondo del lavoro? Come vi siete trovate a lavorare in team, essendo tra l’altro sorelle?

Noemi: Nel nostro settore, l’informatica, gli ingegneri e gli amministratori donna come Benedetta sono ancora pochi. Ci sono state scene esilaranti in cui i nostri interlocutori si rivolgevano automaticamente ai soci maschi, dando per scontato che i tecnici fossero solo loro. Ma, chiarito l’equivoco, successivamente c’è sempre stata accoglienza e stima da parte dei nostri clienti. 

Benedetta: in Junker il team è stato sempre almeno per metà femminile. Recentemente è arrivato un nuovo sviluppatore che ha portato in vantaggio numerico i maschi, ma è un equilibrio che continuerà ad evolvere! E la collaborazione è sempre ottima, scegliamo sempre con cura chi entra in squadra. Quanto a mia sorella… diciamo che il fatto che io sto a Bologna e lei a Roma aiuta molto! 

junker intervista a lei per lei
Noemi e Benedetta De Santis, fondatrici dell’app Junker

C’è qualche figura femminile che vi ha ispirato nel vostro percorso?

Noemi: abbiamo molte figure che fin da piccole ci hanno spronato, ispirato e spinto a pensare fuori dagli schemi: per primo nostro padre, poi insegnanti e datori di lavoro. Mia sorella ed io veniamo da percorsi molto diversi: lei scientifico e poi ingegneria, io classico e poi scienze politiche… ma ci siamo trovate a convergere su un progetto green e tecnologico. Per questo particolare mix imprenditoriale una figura che ci ispira molto è Daniela Ducato, una grandissima imprenditrice innovativa e anche una gran donna. Siamo onorate di essere tra i Green Heroes (nominati dal Kyoto Club insieme ad Alessandro Gassmann) con lei!

All’interno dell’app si possono trovare calendari e notizie utili sulla raccolta differenziata in diversi comuni italiani, è stato impegnativo creare e gestire questo network dato che ogni comune utilizza le proprie regole e norme di smaltimento?

Noemi: Sì, è molto impegnativo! Ma abbiamo una squadra fantastica che dialoga costantemente con i Comuni. 

Benedetta: E ovviamente una piattaforma tecnologica eccellente!

Cosa pensate della digitalizzazione in Italia? L’era del Covid, che ci ha costretto a lavorare in smart working e studiare con la didattica a distanza, ci ha trovato un po’ impreparati. Pensate che crescerà la consapevolezza per il mondo digital?

Noemi: Noi siamo stati fortunati. In quanto azienda digital, abbiamo continuato a lavorare abbastanza comodamente tutti da casa. Anzi, abbiamo potuto accogliere richieste di servizi in emergenza dai nostri Comuni, consolidando ancor più il nostro rapporto con loro. Ma certo non rappresentiamo la media italiana. Io in particolare sono preoccupata per la scuola, la vedo abbandonata a sé stessa e incapace di reagire. E la scuola è il futuro… 

Benedetta: Dobbiamo fare in modo che questa terribile contingenza, il Covid-19, dia una spinta accelerante a molti processi di digitalizzazione ancora dormienti nel nostro paese. La consapevolezza c’è, ora bisogna fare lo sforzo di metterla in pratica.

Spesso le persone ignorano il fatto che anche un piccolo gesto può cambiare il modo di prenderci cura dell’ambiente. Ci sono dei piccoli step che possiamo compiere nella nostra vita quotidiana per vivere in maniera più sostenibile?

Noemi: Naturalmente consigliamo di scaricare e usare Junker app! L’abbiamo creata per questo. Oltre ad aiutare a ridurre al massimo i rifiuti indifferenziati (quelli che vanno in discarica o vengono inceneriti, per intenderci), dà moltissimi consigli per uno stile di vita più sostenibile, modificando tante piccole abitudini. E da qualche mese ti premia anche: più usi Junker, più accumuli punti da convertire in crediti o coupon da spendere su portali di prodotti green. Il nostro obiettivo è gratificare i nostri utenti per gli sforzi di cambiare il proprio stile di vita in senso più circolare. 

Benedetta: quando qualcuno ci dice “ma che differenza posso fare io?” noi rispondiamo che ogni gesto conta, ogni prodotto risparmiato alla discarica e avviato a riciclo corretto… Perché sarà con milioni di gesti che faremo il grande cambiamento positivo verso l’economia circolare.

Cosa consigliereste ad altre donne che vogliono lanciare un progetto sull’economia circolare? 

Noemi: io ho la fissazione del benchmarking, cioè prima di lanciarci a realizzare un progetto bisogna studiare bene la concorrenza: chi sono, dove, che modello di business hanno adottato, chi ha successo e chi no, e perché. Serve moltissimo ad evitare di fare gli stessi errori o a creare doppioni che si contendono il mercato. Bisogna avere chiari i propri punti di forza e saperli sfruttare bene per emergere. E poi bisogna essere pronte sia a provare strade nuove, che ad abbandonarle se non danno feedback interessanti. Può essere controproducente affezionarsi troppo alla propria idea, senza confrontarsi con quello che chiede il mercato. Gli utenti oggi possono far sentire molto la propria opinione, bisogna ascoltarli.

Benedetta: e poi bisogna studiare molto. Per avere successo non basta avere una buona idea e validarla, ma bisogna imparare ad essere imprenditrici, conoscere la gestione aziendale, saper scegliere soci e collaboratori, saper dare l’esempio. E in sintesi, alla fine, lavorare moltissimo.

 

La storia dell’app Junker ci offre due insegnamenti preziosi.

Il primo è che non bisogna essere solo uomini per riuscire a creare un prodotto tecnico e digitale usato da milioni di persone. Le donne rivestono ruoli imprenditoriali, tecnici e informatici scegliendo strategie e obiettivi chiari.

Il secondo è che la tecnologia può essere al servizio del nostro pianeta, invece che essere un’antagonista o addirittura nemica. Progetti come Junker, velocizzano processi di educazione e familiarizzazione con piccoli gesti quotidiani, come saper differenziare bene i prodotti che utilizziamo giornalmente, offrendo un grande beneficio al pianeta e cambiando in meglio il nostro stile di vita.

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