Duecento voci danno vita a “Jingle Minor”, rivisitazione blues e in tonalità minore di Jingle Bells, per strappare un sorriso in un Natale particolare.
Che quest’anno il Natale fosse “in sordina” lo avevamo capito. Eppure come vi abbiamo raccontato in questi giorni, anche se ridimensionate, sono state molte le iniziative individuali o condivise che hanno cercato di ravvivare lo spirito del periodo di festa.
E quale modo migliore per ritrovare il calore perso, se non attraverso una bella canzone di Natale? Ecco com’è nata Jingle Minor. In quest’atmosfera di festeggiamenti così surreali infatti, 236 coristi di un grande collettivo nato da cori diversi hanno deciso di sfidare il distanziamento sociale. Più di duecento voci, un numero non indifferente, unite (telematicamente) per augurare a tutti buone feste cantando Jingle Bells, o meglio una sua “variante”. La colonna sonora natalizia per eccellenza è stata infatti rivisitata per l’occasione in chiave blues e, soprattutto, in un’inedita tonalità minore. Minore, come i toni bassi ai quali questo anno di pandemia sembra averci costretti.
Anche il video di Jingle Minor vuole perciò raccontare la particolarità del momento e, allo stesso tempo, strappare un sorriso. Il tutto sottolineando la forza aggregativa della musica e di un coro che rendono possibile tutto, anche stare insieme… A distanza.
Il risultato è assolutamente inedito, ironico e surreale anche grazie a coreografie dei singoli cantanti che, seppur realizzate da casa con il telefonino, ricordano le atmosfere fiabesche dei film di Tim Burton.
Com’è nata l’iniziativa?
Dodo Versino, fondatore dell’Anonima Armonisti e maestro di coro, che ha coordinato le 200 voci, ha provato a spiegarlo.
“Nel mezzo di questa pandemia che ha sconvolto le nostre esistenze, volevamo raccontare un Natale decisamente insolito, pieno di nostalgia e di preoccupazioni, in cui siamo costretti a stare lontani. Allo stesso tempo però volevamo prenderci la libertà di provare a sdrammatizzare la situazione. E’ stato un modo per tentare di sospendere per un attimo il distanziamento a cui siamo sottoposti, come persone e come gruppo corale, sperimentando vie alternative per stare insieme, sorridendo anche se da lontano e mascherati.”
Con il suo “il Coro Che non c’è” composto appunto da giovanissimi, ha già realizzato diversi video che sono diventati virali in tutto il mondo. Alcuni esempi? Dal medley dei Queen all’emozionante “Helplessly Hoping” di Crosby Stills & Nash. Anche questa versione era stata realizzata dal coro a distanza in pieno lockdown.
A rendere possibile la realizzazione di Jingle Minor è stato “Decanteron”, un grande collettivo composto da sette gruppi corali romani: Coro Cantering, Il Coro che non c’è, Coro della Collina, Le Mani Avanti, Minuscolo Spazio Vocale, Occhi Chiusi In Mare Aperto, Coro Zenzero. Tutti fanno parte dell’Associazione Culturale Decanto, che da anni opera nel settore della musica a cappella.
C’è chi azzarda che questa versione sia addirittura meglio dell’originale… E voi che ne pensate?