Gender gap e diritti umani nella produzione dei capi di abbigliamento

Gender gap e diritti umani nella produzione dei capi di abbigliamento

L’80% della manodopera impiegata nella produzione di capi di abbigliamento è femminile. Gender gap e diritti umani: obiettivi da raggiungere giorno dopo giorno.

Il mese di marzo è dedicato alla celebrazione delle donne. Madri, figlie, sorelle, lavoratrici, casalinghe. Nella nostra rubrica, vogliamo rendere loro omaggio portando lettori e lettrici a riflettere su alcuni elementi spesso nascosti ai più.

#PayYourWorkers

Il 2020 è stato un anno difficile sotto diversi punti di vista. L’impossibilità di smaltire e vendere i capi di abbigliamento prodotti da parte dei grandi brand, ha avuto forti ripercussioni sui lavoratori ma soprattutto sulle lavoratrici.

Il 16 novembre 2020, Clean Clothes Campaign ha avviato la campagna #PayYourWorkers per richiedere ai marchi di fast fashion di corrispondere ai lavoratori e alle lavoratrici del settore il salario del quale sono stati privati durante la pandemia.

Donne impiegate nella filiera produttiva

Quando parliamo della filiera produttiva del tessile, ci riferiamo ad almeno un 80% di lavoratrici donne. Purtroppo la maggior parte di queste è continuamente sottoposta a condizioni di sfruttamento, minacce e violenza sessuale.

Il sistema produttivo non rende loro la vita facile: il persistere di condizioni di vita sulla soglia della povertà, l’impossibilità di emancipazione e l’inesistenza di diritti sindacali, portano queste donne a dover accettare soprusi di ogni genere pur di sfamare le proprie famiglie.

Lavoratrice
Lavoratrice

L’insostenibilità della situazione attuale ha portato migliaia di lavoratrici a scioperare nei paesi di produzione del fast fashion, chiedendo il rispetto dei loro diritti sindacali e una equa compensazione (a parità di mansioni, le donne vengono pagate meno rispetto ai loro colleghi uomini alimentando il gender gap).

Convenzione ILO 190

Quali passi si stanno facendo per ovviare a tale situazione?

Il 21 giugno 2019 l’Organizzazione Internazionale per il Lavoro (International Labour Organization-ILO) ha adottato la Convenzione ILO n. 190 sull’eliminazione della violenza e delle molestie sul luogo di lavoro. Il 23 settembre 2020, il Senato della Repubblica ha approvato all’unanimità la ratifica della Convenzione. L’Italia è il primo stato europeo ad impegnarsi a livello normativo in tale direzione.

Questo rappresenta il primo passo verso una legge che possa portare alla tutela di tutte quelle donne impiegate nel mondo del lavoro e sottoposte a molestie e violenze fondate sul genere.

Cosa possiamo fare noi

Il gender gap e la violazione dei diritti umani delle lavoratrici del tessile devono quindi diventare argomento di discussione per far sì che si continuino a cercare soluzioni.

Noi possiamo contribuire nel nostro piccolo partecipando alla campagna #PayYourWorkers. Dal 15 al 21 marzo è infatti possibile partecipare alla settimana di mobilitazione e firmare la petizione per richiedere ai brand di pagare i propri lavoratori.

Chiediamo rispetto e dignità per tutte le lavoratrici del mondo alle quali giorno dopo giorno viene richiesto di sacrificarsi per ragioni di genere.

Chiediamo ai brand di fast fashion di corrispondere il giusto salario alle proprie lavoratrici e metter fine al clima di violenza nel quale sono costrette a vivere.

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