Minigonna: può un indumento essere rinascita e rivoluzione per le donne?

Minigonna: può un indumento essere rinascita e rivoluzione per le donne?

Le lotte per la parità di genere sono passate per molti campi, anche dalla moda. Oggi partiamo quindi da un indumento rappresentativo: la minigonna, uno “scandalo” proposto per la prima volta da Mary Quant.

Quando pensiamo alla primavera ci viene subito in mente la rinascita: rinascono i fiori, le piante e anche gli animali escono dal loro letargo.

E così, come avviene in natura, anche nella storia della donna abbiamo assistito al susseguirsi di varie “primavere”, nelle lotte come nella moda. Proprio in quest’ultimo ambito Mary Quant, con la sua minigonna, ha dato vita ad una fase di particolare rinascita femminile.

Fin dall’antichità, la società ha sempre relegato la figura della donna ad un ruolo marginale, e per quanto ci siano stati personaggi di spicco nel corso dei secoli, un maschilismo dirompente è prevalso nella società.

L’idea che l’uomo fosse superiore alla donna è stata difficile da disinnescare e ancora oggi le donne devono spesso lottare per far sentire la propria voce e portare avanti i propri ideali.

Non sono state tuttavia solo le idee le uniche cose per cui le donne hanno dovuto lottare.

Un’importante rinascita per la donna, è partita sicuramente anche dal modo di vestire.

Al giorno d’oggi non è strano o motivo di sconvolgimento vedere una donna che mostra le sue forme in libertà, ma non sempre è stato così.

Si pensi che nell’800 veniva considerato sexy e al tempo stesso scandaloso mostrare una caviglia scoperta, tanto che venne indetto un concorso per decretare quale fosse la caviglia più sensuale fra un gruppo di partecipanti.

Nell’epoca Vittoriana persino le gambe dei tavoli si ritenevano troppo sensuali e dovevano esser coperte da pudiche tovaglie.

Minigonna: può un indumento essere rinascita e rivoluzione per le donne?

Ma quando ha avuto luogo il vero cambiamento?

La vera rinascita, la vera innovazione che sconvolse la società dell’epoca fu l’invenzione della minigonna.

Mary Quant, una stilista inglese in voga nel 1963, inventò quest’oggetto scandaloso che mostrava le gambe nude quasi nella loro interezza, dando un vero schiaffo al maschilismo e compiendo una rivoluzione.

L’idea di volersi distaccare dal passato per creare qualcosa di nuovo era già nell’aria e lei ha saputo interpretare perfettamente i pensieri rivoluzionari delle ragazze dell’epoca.

La minigonna di Mary Quant non fu l’unico elemento della rinascita della donna, ella infatti reinventò completamente anche la moda maschile rendendola femminile.

Ha reso ad esempio gilet e pantaloni, considerati unicamente da uomo, indumenti anche da donna, affermando sempre di più l’idea che la donna dovesse essere al pari dell’uomo.

Ovviamente non sono mancate le critiche a questo nuovo indumento considerato troppo corto e quindi poco adatto alla figura della donna che non doveva mostrarsi mai del tutto.

In Francia vedere una donna con la minigonna venne considerato un atto osceno e soprattutto come un incitamento alla violenza sessuale.

In Italia arrivò qualche anno dopo, intorno al 1968, ma non fu certo ben vista e questo abbigliamento fu giudicato adatto solo ai locali da ballo.

Solo andando avanti con gli anni la donna è riuscita ad affermarsi sempre di più come individuo diventando sempre più libera di indossare ciò che preferiva.

Ma è davvero sempre così?

Purtroppo no, non è sempre così. La donna, al giorno d’oggi, è certamente libera di indossare ciò che preferisce ma non è ancora esente da critiche.

Troppe volte si sente ancora dire “se l’è cercata” giudicando le vittime di violenza o molestia sessuale solamente in base a come erano vestite, come se un minigonna o un abito corto volesse automaticamente dire consenso.

I dati europei sulla violenza sulle donne sono davvero alti: 1 donna su 20 di età pari o superiore a 15 anni è stata stuprata mentre 1 su 10 ha subito un qualche tipo di molestia o violenza.

Negli anni abbiamo assistito a troppi casi di cronaca riguardanti stupri o molestie e la prima domanda che viene posta alla vittima è spesso: “com’eri vestita?”

Un caso eclatante è stato sicuramente quello di una ragazza irlandese stuprata a Dublino. È stata giudicata consenziente dall’avvocato donna dell’uomo solamente perché indossava un perizoma di pizzo.

Nel 2020 ha fatto scalpore la notizia di una professoressa di un liceo di Roma che aveva sconsigliato alle studentesse di indossare la minigonna perché agli “insegnanti potrebbe cadere l’occhio”.

In seguito a queste parole è scoppiata una protesta e moltissime ragazze si sono presentate a scuola in minigonna ribadendo il concetto: no, la violenza non è collegata al modo di vestirsi.

Quindi no, purtroppo non è davvero sempre così. Il maschilismo è ancora troppo radicato nella società e serviranno nuove lotte e proteste prima che questo possa essere del tutto sradicato.

Un indumento deve restare solo un indumento e non dovrebbe mai sostituirsi alla persona in sé.

a cura di Elena Massaro

Tag

  • gonna
  • minigonna
  • outfit
  • parità
  • parità di genere
  • primavera
  • rinascita
  • rivoluzione femminile

Potrebbe interessarti: