Quando ci guardiamo allo specchio vediamo il nostro riflesso ma non sappiamo se esso ci rappresenta realmente o se è solo una proiezione di noi stessi.
Mulan, mentre cantava la canzone “Riflesso”, cercava di capire quale fosse effettivamente il suo posto nel mondo.
Guardami,
Quella che tu vedi non sono io,
Tu non mi conosci…
Il rapporto con la realtà che ci circonda è sempre complesso e spesso cerchiamo di riflettere sugli altri un’immagine diversa semplicemente per sentirci accettati in un determinato gruppo o contesto.
Proviamo ad immaginare il mondo che ci circonda come una sorta di specchio, però l’immagine che noi vediamo al suo interno non siamo veramente noi ma solo una proiezione di quello che vogliamo mostrare.
In psicologia questo specifico fenomeno si chiama appunto, “proiezione”. Attraverso questo meccanismo tendiamo ad attribuire le nostre parti inconsce sugli altri. Quando giudichiamo qualcuno per le sue qualità o per i suoi difetti stiamo in realtà “riflettendo” su qualcun altro delle parti di noi che non accettiamo.
Secondo Carl Gustav Jung, uno psicologo di fine ottocento, ognuno deve conoscere se stesso e, per farlo, deve essere in grado di guardare la sua ombra, ovvero il lato più nascosto della nostra persona.
Un modo in cui potremo riuscire a farlo è proprio usando la “proiezione”, quello che non riconosciamo come nostro viene spinto via, verso l’esterno, ma automaticamente riconoscendo queste parti riconosciamo noi stessi nel completo.
L’ombra che riflette me,
Non è come la vorrei, perché non so.
Chi sono e chi sarò lo so io, solo io.
Generalmente questo avviene nel nostro inconscio e difficilmente ne siamo davvero consapevoli.
Così facendo pero riflettiamo le nostre emozioni negative sugli altri ed inevitabilmente esse si riflettono su di noi creando un loop pressoché infinito.
Ma se fossero gli altri a riflettersi su di noi?
Molte volte però non siamo noi a riflettere le nostre emozioni sugli altri ma sono gli altri a farlo su di noi.
E spesso non sono solo emozioni ma anche stili e modi di vivere.
Prendiamo in considerazione il caso di modelle e modelli che vediamo sempre nelle riviste e sui vari social.
Perfette e perfetti, apparentemente senza difetti fisici e sempre, appunto, in perfetta forma.
Ma è davvero così?
Naturalmente no, nessuno è perfetto. Eppure oggi è comune l’idea che sia possibile modificare tutto in se stessi così da rendere qualsiasi corpo adatto ai canoni di bellezza dettati dal tempo stesso in cui viviamo.
Sempre più difficile omologarsi a una realtà che non ci appartiene.
Il problema si riversa principalmente sulle persone che non si sentono a loro agio con il loro corpo proprio perché i media, i social e i giornali si riflettono in modo negativo su di loro, convincendole di essere inadeguate e inadatte al tipo di società in cui vivono.
In loro aiuto arrivano sicuramente i social, ormai pieni di filtri di ogni tipo che consentono di cancellare qualsiasi difetto, permettendo così alle persone di non mostrarsi mai per quello che sono realmente.
Automaticamente anche loro si rifletteranno sugli altri in un modo diverso e spesso negativo.
Quindi è davvero così forte l’impatto degli altri sulla società e sulle persone?
Probabilmente si.
Tutto ha ovviamente un impatto diverso a seconda delle persone e dei contesti ma sicuramente l’immagine riflessa sugli altri la maggior parte delle volte è diversa da quella che è in realtà.
Mulan diceva che avrebbe visto il suo riflesso solo quando esso sarebbe stato davvero uguale a lei, ovvero fuori da tutte le convenzioni sociali imposte dalla società in cui ella non riusciva a rispecchiarsi.
Solo dopo aver affermato sé stessa e la sua identità è finalmente riuscita a specchiarsi e a vedersi per quella che era davvero. Un lavoro che, oltre i filtri e i ritocchini, dovremmo riuscire a far tutti per arrivare a una piena consapevolezza di ciò che siamo, con pregi e difetti che sono spesso anche la nostra forza.
“E il riflesso che vedrò mi assomiglierà
Quando il mio riflesso avrò, sarà uguale a me.”
a cura di Elena Massaro