Qatar 2022: luce negli stadi, molto buio sui diritti

Qatar 2022: luce negli stadi, molto buio sui diritti

Come sempre, quando dicembre si avvicina, su Openmag parliamo di un tema a noi molto caro: i diritti umani. Il caso vuole che quest’anno, nella giornata a loro dedicata (il 10 dicembre), si giochi il Mondiale di calcio in Qatar.

Un mondiale che, già di per sé, è strano: si gioca fra novembre e dicembre e tutti gli altri campionati si fermano. In uno stato che, fra le altre cose, non possiede una profonda tradizione calcistica: basti pensare che quando è stato deciso in Qatar non c’era uno stadio e nemmeno un campionato professionistico.

Però ciò che noi vogliamo portare all’attenzione non è tanto l’aspetto sportivo ma quello umanitario, che pare essersi perso.

Stadi-gioiello macchiati di sangue

Come abbiamo detto, in Qatar non c’erano stadi, che sono stati per l’occasione tutti costruiti da zero. Vere e proprie cattedrali nel deserto, per cui sono arrivati operai da ogni parte del mondo, in particolare da India, Pakistan e nazioni confinanti.

Stadi avveniristici, che richiamo la tradizione qatariota: Al-Bayt ricorda una tenda berbera e il Lusail Stadium ricorda una ciotola di datteri, simbolo di ospitalità del Qatar. Insomma, dei veri gioielli. Non fosse che, per costruirli, sono morte più di 6.000 persone.

Molti report parlano di operai sfruttati, sottopagati, fatti lavorare in condizioni pietose. Persino i container in cui venivano “ospitati” erano designati per quattro persone, ma ci dormivano in otto. Secondo le stime ufficiali, di quei 6.000 solo quattro sono morti per caldo, gli altri per “cause naturali”.

Perfetto sì, ma anche insostenibile

E questo ci riporta al perché il mondiale si è giocato d’inverno: perché in Qatar le temperature più miti, per così dire, ci sono fra novembre e dicembre, il periodo quindi più adatto per giocare. Agli operai non è stato concesso lo stesso lusso, a quanto pare, e il loro lavoro è avvenuto anche nelle ore più calde.

La questione stadi va poi a toccare anche l’ecologia visto che, per innaffiare l’erba di questi complessi monumentali, serve molta acqua. Il Qatar è però prevalentemente desertico e perciò ricorrerà alla desalinizzazione dell’acqua marina, con conseguente impatto su flora e fauna del luogo.

Il “problema” donna

Inoltre, all’inizio, le donne sole non sarebbero potute entrare negli stadi. Eh già, perché in Qatar, le donne vengono ancora messe in disparte. Fino al matrimonio si è sotto la tutela del padre e poi si passa al marito. Ci si può “emancipare” a 25 o 30 anni, se non ci si sposa, e poi la vita deve essere dedicata alla casa ed ai figli.

Lo svago, quello no, non è concesso. Unico caso in cui la FIFA pare essersi fatta sentire, visto che alla fine, alle donne è stato consentito di entrare negli stadi anche se da sole. Tutto questo accade nel 2022.

Polemiche attuali

Questa tempesta, già in vista molto prima del mondiale, non ha fatto che intensificarsi all’avvicinarsi dell’evento. Lo testimonia la questione “fasce”.

Sono tanti i capitani delle nazionali che, in segno di solidarietà con la comunità LGBTQ+, hanno indossato la fascia recante la scritta “One Love” con i colori dell’arcobaleno. Però, c’è sempre un però, in Qatar l’omosessualità è considerata una malattia e addirittura le persone possono finire in carcere per sette anni se si dichiarano omosessuali.

La FIFA, sempre brava a creare campagne contro bullismo, discriminazione, violenza sulle donne, allora che fa? “Chiede” (messo fra tante virgolette) che quella fascia non venga utilizzata.

Le reazioni a quel punto sono diverse. Da Hugo Lloris, capitano della Francia, che afferma “Quando vado in un paese, rispetto le regole di chi mi ospita”, tirandosi fuori, assieme alla federazione francese, dalla questione. Non così Harry Kane e Manuel Neuer, rispettivamente capitani di Inghilterra e Germania, che invece la indosseranno con Neuer che si dice disposto a pagare personalmente qualsiasi multa.

Quale la risposta?

La FIFA, a questo punto, minaccia sanzioni sportive, come comminare un cartellino giallo “a tavolino” se si entra in campo con quella fascia. Ma per uscirne, in parte, sblocca la fascia “No Discrimination” (No alla discriminazione) già ai gironi, quando avremmo dovuto vederla solo dai quarti in poi. Peccato che la discriminazione sia proprio la FIFA a farla.

In questa fase l’Inghilterra cade sotto i colpi radical chic della FIFA ma la Germania non si piega. Nella gara d’esordio, Neuer nasconde la fascia, che invece dovrebbe essere ben visibile e durante la foto di rito, tutti si mettono una mano sulla bocca. Il messaggio è chiaro: “non possiamo esprimerci”.

Il colpo di grazia, lo dà la ministra degli esteri tedesca, Nancy Faeser, seduta in tribuna proprio accanto ad un imbarazzato Gianni Infantino, presidente FIFA: la fascia “One Love” la indossa lei!

Qatar 2022: è tutto oro quello che luccica?

Insomma, tutta l’aura patinata che si è cercato di dare a un mondiale che “non s’ha da fare”, non è servita a nulla.

In Qatar sono stati calpestati innumerevoli diritti umani: quello al lavoro, quello al riposo, quello delle donne, quelli della comunità LGBTQ+, l’ecologia e chi più ne ha, più ne metta. La FIFA, in tutto ciò, fa forse la figura più becera, perché dalla teoria alla pratica qualcosa sembra essere andato storto.

È passato un altro 10 dicembre (ndr Giornata mondiale dei Diritti Umani) e, nonostante quel giorno ci siano stati dei match, sul campo non si è vista alcuna manifestazione. Nessuna fascia particolare, nessun segno sul viso, nemmeno magari una piccola cerimonia. E non per lo stato in cui si era ma perché, probabilmente, parlare di diritti umani non “crea interazioni” come magari un altro argomento.

L’ultimo colpo lo dà ancora l’irreprensibile Infantino, che dichiara: “Per quei lavoratori abbiamo fatto il possibile e per tutto il resto ribadisco che il Qatar ci ospita e quindi dobbiamo rispettare la sua cultura. Noi non discriminiamo nessuno”.

Il mondiale sta ormai volgendo al termine e, col procedere delle partite, di diritti umani si è parlato sempre meno. Non sappiamo ancora chi vincerà, ma, siamo purtroppo certi di chi ha perso: il genere umano, troppo impegnato nel correre dietro al dio denaro piuttosto che nel prendersi cura di se stesso.

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