Parole e gestualità: quel pizzico di sale del Made in Italy

Parole e gestualità: quel pizzico di sale del Made in Italy

Gestualità ed espressioni idiomatiche colorano l’Italia da Nord a Sud. Ma come vengono percepite? Vieni a scoprirlo insieme a noi in questo articolo!

Come il prezzemolo sulla pasta allo scoglio, la gestualità è parte del DNA di ogni italiano. 

Codificato tra una base e un pentoso, il codice gestuale caratterizza il “personaggio” italiano nel mondo. 

Magnani, Sordi e Totò: questi solo alcuni dei nomi che hanno fatto della mimica italiana, e dei suoi modi di dire, vessillo di autenticità e manoscritto per le future generazioni. 

Ma da quando questo bagaglio culturale entra a far parte della nostra quotidianità? E cosa ne pensa chi si approccia all’italiano per la prima volta? Scopriamolo insieme!

Italiani e gestualità: vera simbiosi mutualistica

In ogni italiano mani, suoni e mimica facciale instaurano una danza che non solo accompagna l’espressione verbale ma si pone come forma alternativa, e ricercato bagaglio, di conoscenza. 

Immersi fin dalla più tenera età in un ecosistema dominato da armonie di suoni e gesti, sono proprio i bambini a carpire come spugne ogni accento e sfumatura. 

Nonni, ambiente e genitori.. Tutto contribuisce a rimpinguare il fagotto di “italianità” dei più piccoli che, con fare acerbo e quasi teatrale, si trovano a ripeterle, in un’onomatopea gestuale anacronistica. 

Yes..Why..Ajò?!

Come diceva Desmond Morris, zoologo e antropologo britannico, gli italiani sono i migliori “direttori d’orchestra” del mondo.Made in Italy- gesture 2

Ed è proprio da questo connubio di gesti e suoni che nasce la nostra seconda domanda di oggi. 

Per l’occasione, abbiamo deciso di farci guidare dalle parole di chi, fino a poco tempo fa, non capiva l’italiano e si è fatto trasportare dal canto delle sirene della nostra lingua. 

Sono infatti i volontari del Corpo Europeo di Solidarietà che abbiamo conosciuto sul territorio, e la loro esperienza con i bambini e l’ambiente del centro estivo sassarese, i protagonisti di questa storia. 

Piccoli teatranti colmi di storia. Ecco come potremmo definire i ragazzi del centro estivo

“Ajò!”, “tittia”, “mamma mia!”: dall’audace tifo per la squadra locale ad espressioni che sembrano provenire dal secolo scorso, ogni bambino ed istruttore del centro estivo ha lasciato la propria impronta nel bagaglio linguistico in accrescimento dei volontari. 

E quando la parola non era di aiuto? E’ proprio lì che interveniva la gestualità e la musicalità della lingua italiana. 

Quella “danza di suoni”, come l’ha definita Emilia – una delle volontarie – pronunciata da chi, alto non più di un soldo di cacio, cercava di divincolarsi tra una vocale e una consonante.  

Armati di calamo e carta immaginari, giorno dopo giorno, ogni volontario aumentava il proprio ”manuale di lingua italiana” e si perdeva nella minuscola stretta di chi li accompagnava inevitabilmente a conoscere. Un manuale misto, fatto di momenti rubati, sorrisi sdentati,  espressioni così colorite da risuonare ed imprimersi da sole. Un manuale ricco che solo occhi curiosi, come quelli che l’hanno scritto e insegnato, possono realmente leggere. 

Bambini e stranieri: apprendimento a confronto!

Imparare l’italiano non è mai un’impresa facile. Tra coniugazioni e dittonghi la nostra lingua, per quanto bella, può dar del filo da torcere a chi la sta imparando e anche a chi l’ha già studiata. 

E se dovessimo mettere a confronto i due tipi di apprendimento? Cosa ci sarebbe di diverso?

Mentre da un lato grammatica e tentativi fanno da padrone, dall’altro ascolto ed arte mimetica si fanno piccoli come i proprietari e aggiungono sapidità alle parole. 

Curiosità

Made in italy- gesture 3

Etruschi, romani e greci… E la lista non finisce qui. Quante le dominazioni della penisola tante le tradizioni passate per osmosi alla gestualità e alla lingua italiana.

Ma è proprio di questa verace contaminazione che si colora il personaggio italiano, dando vita a vere proprie scene di teatro non solo sul palco ma per le strade. 

Italia, Svizzera o Paraguay non importa: il bello è dovunque e si nasconde tra le parole e le tradizioni di ogni paese.  

Valorizzare ogni cultura, con un’ottica di apertura e rispetto reciproco sembra, quindi, fondamentale. 

Cosa è importante allora?! Conservare il cuore curioso di un bambino, che apprende con gli occhi e ripete con l’anima. 

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