Da mito immortale a semplice parola. Pelè, idolo sportivo per milioni di persone, diventa ora anche un aggettivo per descrivere qualcosa di “fenomenale”. Vediamo cosa si sono inventati questa volta i brasiliani per omaggiare il loro idolo.
Avete presente quando diciamo “per antonomasia”? Quella figura retorica per cui, ad esempio, ci riferiamo ad una persona caritatevole dicendo “è un buon samaritano”? Ecco, ci sono delle narrazioni che ci hanno consegnato figure, che siamo poi riusciti a cucire addosso a noi stessi e ai nostri episodi di vita quotidiana.
Esempi pratici
Qui siamo partiti da una parabola, dal Vangelo, ma potremmo spostarci nell’arte, quando definiamo “un Giotto” una persona particolarmente brava nel disegno e nella pittura.
Insomma, prendiamo dei “miti”, il cui significato originario è proprio quello di “racconti, narrazioni”, per così dire, e li portiamo fra noi, per sentirci in qualche modo più vicini a questi eroi. Lo si fa anche e soprattutto nello sport, quando si dice “è un Buffon”, “è un Maradona” oppure “è un Pelè”.
“Pelè”: aggettivo della lingua portoghese
Quest’ultima espressione è in realtà ufficialmente entrata a far parte della lingua portoghese come aggettivo. Il Dizionario Michaelis (l’Oxford della lingua portoghese, per intenderci) ha infatti notato come l’espressione sia ormai di uso comune e quindi, ha deciso di nobilitarla inserendola nel vocabolario.
“Pelè”, oltre a Edson Arantes do Nascimento, andrà quindi a designare ora anche qualcosa di “fenomenale, eccezionale, straordinario”. Proprio come lo è stato il calciatore brasiliano, che fra le sue gesta annovera ben tre mondiali ed è secondo nella classifica marcatori All Time. Solo il cyborg Cristiano Ronaldo è riuscito a superarlo (per ora).
Il Michaelis si spinge anche oltre, poiché dice che, in quanto aggettivo, esso potrà essere utilizzato anche in altri ambiti, soprattutto sportivi, come “un pelè del basket” o “un pelè del tennis”.
Pelè, un Mito che diviene quotidiano
Insomma, Pelè, da mito del calcio, passa ora anche termine tecnico, se vogliamo. Che poi se ci pensiamo è vero, Pelè è stato inarrivabile, fenomenale, osannato già in vita come “mito”, appunto. Questo episodio non è che l’ennesimo esempio della devozione che i brasiliani provano verso il loro eroe.
E pur di sentire il loro mito ancor più vicino a loro, come se non se ne fosse mai andato, lo inseriscono nella lingua di tutti i giorni. La cosa bella è notare che anche per gli eroi dell’antica Grecia è stato così.
Quante volte, ancora oggi, diciamo “è un Ercole” di una persona forzuta. La parola “eroe” stessa deriva da lì, dai miti greci, dove questi semidei compivano gesta straordinarie. E cosa è Pelè, se non un eroe dei giorni nostri, sportivamente parlando?
La forza delle parole
Un ragazzino cresciuto in una parte povera del paese, Edson, soprannominato “Pelè” dai compagni, per prenderlo in giro, visto che non sapeva pronunciare il nome del portiere della sua squadra, tale Bilè. Ma Edson decide che quello, d’ora in poi, sarà il suo nome di battaglia, perché la gente lo conosce così. Un nome che lo ha poi consegnato alla storia.
Una storia, una narrazione, racconto, un Mito, quello di Pelè che da oggi in poi sarà, dicevamo, anche una semplice parola in lingua portoghese. Eppure chissà, un domani, anche nel resto del mondo potranno vivere dei giorni “pelè”.