Divismo e idealizzazione al cinema: cosa rende un attore o un attrice un mito immortale?

Divismo e idealizzazione al cinema: cosa rende un attore o un attrice un mito immortale?

Quello del divismo è un fenomeno di vera e propria divinizzazione da parte delle masse nei confronti di attori, la cui immagine soprannaturale permette un ponte di connessione con quei paradisi superiori, quei mondi irraggiungibili non accessibili al grande pubblico. Ma cosa rende immortale un attore? Quali caratteristiche lo elevano a mito leggendario nell’immaginario collettivo?

Il fenomeno del divismo: quando e perché nasce il concetto di miti del cinema?

Si tratta di un fenomeno di profonda adorazione che affonda le proprie radici nel culto degli Imperatori. Il culto di alcune personalità individuali è sempre esistito nella storia delle civiltà umane ed in passato, era spesso riservato a sovrani o a grandi condottieri. Basti pensare ad Alessandro Magno e, sul suo esempio, ai grandi Imperatori Romani. Tutti hanno saputo accrescere il loro culto personale incoraggiando l’adorazione della loro persona.

Quello del divismo è un fenomeno imprescindibile delle società contemporanee. Il divo diventa un punto di riferimento indispensabile che, in un momento di incertezza della società, è in grado di rassicurare. Un vero e proprio modello in sintonia con la cultura sociale di cui fa parte. Incarna desideri e valori, ha il potere di interpretare i bisogni e le aspirazioni della società. Solo il divo, come i migliori miti del cinema, sa impersonare il personaggio in modo convincente e sovrapporre ad esso la propria immagine. Così facendo crea un intenso rapporto affettivo con il suo pubblico.

Gli esseri umani sono sempre alla ricerca di guide rassicuranti e nei divi trovano dei modelli facilmente disponibili a colmare questo bisogno umano di protezione. Pertanto, il fenomeno del divismo è strettamente connesso a un bisogno della società: quello di trovare punti di riferimento. Attori e attrici, stabilendo una profonda sintonia con la cultura sociale di cui fanno parte, sembrano assolvere proprio a questo bisogno.

La personalità, il carisma, l’autenticità

Siamo a inizio anni ‘20 quando l’industria di Hollywood decide di puntare sul divismo, destinato a divenire elemento cardine del sistema produttivo e fonte di guadagno. È proprio qui che vengono elaborate le modalità di costruzione dei divi. Attori e attrici divengono capaci di suscitare deliri di folla feticista. Figure eteree e soprannaturali, spesso specchio dei valori dei personaggi che rappresentano, capaci di generare nello spettatore una vicinanza mentale.

Divi dall’immagine ben studiata come Charlie Chaplin, icona intramontabile del cinema comico, ma anche star come Greta Garbo o Rodolfo Valentino -destinato a diventare una leggenda capace di scatenare passioni, pettegolezzi, entusiasmi e deliri di massa. Un personaggio dal fascino magnetico, una bellezza senza rivali, un raffinato ed elegante ballerino di tango ancora oggi è avvolto da un’aura assai mitica.

Cary Grant è considerato la più grande star del cinema di tutti i tempi e il più grande interprete dell’età dell’oro Hollywoodiana. Era bello, pieno di stile e  dotato di humour. E’ ancora oggi ricordato per la sua eleganza e apprezzato da donne e uomini. La sua presenza scenica, il suo fascino, la sua versatilità sui grandi schermi, la capacità di passare da un genere all’altro senza sforzi ma soprattutto la sua capacità di ipnotizzare, lo rendono ancora oggi un’icona intramontabile.

Scorrendo tra le varie epoche che dal punto di vista cinematografico hanno conosciuto il fenomeno del divismo, incontriamo dive come Anna Magnani, dal carattere spontaneo e tormentato, e Sophia Loren, dotata di un fascino senza tempo e di una semplicità disarmante.  Sono gli anni del Neorealismo Italiano. Entrano nel mondo del cinema le persone comuni e lo stile di recitazione si fa il meno professionale possibile. Vengono portati sugli schermi i problemi quotidiani di un paese distrutto dalla guerra.

E’ stata proprio la loro capacità di sapersi porre come interpreti privilegiate della realtà che le circondava a renderle ancora oggi stelle intramontabili del cinema. Raccontarono con realismo e autenticità il mondo e la società circostante, distanziandosi dalle figure patinate di Hollywood.  Se ancora oggi sono investite da quest’aura mitica è proprio perché sono state capaci di  interpretare l’epoca in cui vivevano, raccontandone le difficoltà e le privazioni.

James Dean, nonostante la sua morte precoce e nonostante abbia interpretato un solo ruolo cinematografico, è ancora oggi un’autentica leggenda. Per essere un divo, oltre alle qualità dell’attore e alla capacità di recitare, contano la personalità e il carisma. Ne è l’esempio lampante Sylvester Stallone che, con la sua “prestanza fisica” e la sua immagine ostentata al punto da far passare la recitazione in secondo piano, è riuscito a conquistarsi un posto privilegiato tra i migliori divi di sempre.

Le stelle del cinema, punti di riferimento imprescindibili nella società

Come affermava Samuel Goldwyn nella celebre teoria della Metro-Goldwyn-Mayer, per rendere straordinaria una persona ordinaria basta rendere straordinarie tre componenti della sua personalità: il fisico per convincere, il carattere per durare, lo stile per sedurre. Ma questo forse non basta a rendere un attore una star immortale. Ogni “stella del cinema” va inserita nel contesto sociale di riferimento: se è tutt’ora considerata un’icona intramontabile, la risposta forse va cercata nella capacità che ha avuto di saper interpretare il mondo circostante, comprendendo i bisogni e le aspirazioni della società e ponendosi come punto di riferimento imprescindibile tra le persone comuni.

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