Nel mese in cui si è celebrata la Giornata dell’Ambiente, noi vogliamo parlare di un clima diverso. Quello che ha attraversato la città di Napoli nell’arco di questo bellissimo campionato di Serie A.
Se ci fermassimo alla parola “clima” nella sua accezione più semplice, probabilmente penseremmo al meteo. Eppure una città su tutte, durante questo campionato, non ha mai avuto paura di volare troppo vicina al sole e finire bruciata come Icaro.
“ ‘O sole mio” non è solo uno dei tanti inni che ha accompagnato la squadra partenopea nella sua cavalcata verso il terzo scudetto, ma anche e soprattutto lo spirito del Napoli e dei Napoletani. Una città che ha sempre saputo vedere il bel tempo, anche quando ci sono state inevitabili brutte giornate o “maledizioni d’inverno” che non si sono mai concretizzate.
Clima inizialmente incerto…
Un clima che è partito nella forte incertezza del calciomercato estivo, che aveva visto partire alcune colonne della vecchia guardia come Insigne, Mertens e Koulibaly e arrivare al loro posto dei perfetti sconosciuti, almeno allora.
Fra un colpo di calore e un tuffo al mare, ci si chiedeva chi fosse quel Kim e perché Giuntoli fosse andato fino in Corea del Sud per trovare un centrale difensivo. E poi c’era un ragazzo georgiano, dal nome difficilmente pronunciabile, Kvicha Kvaratskhelia, che sembrava essere un oggetto del mistero.
Non potevano sapere, allora, a Napoli come in tutta Italia, che quei due ragazzi sarebbero stati eletti rispettivamente Miglior Difensore e MVP (Most Valuable Player) del campionato appena finito. E non sono le uniche soddisfazioni che si porteranno dietro.
…Poi gioioso
Un clima che esplode di gioia dopo appena qualche giornata, quando a suon di gol, il Napoli è già saldamente primo in classifica. Un Osimhen che si sta finalmente consacrando e, come dice qualcuno “è na sentenza”, perché i suoi gol arrivano puntuali a ogni partita. Anche lui a fine campionato si porta meritatamente a casa il premio come Miglior Attaccante.
Nel frattempo, quelle che dovrebbero essere le contendenti al titolo di Campione d’Italia, si eliminano da sole dalla corsa scudetto. Persino il Milan, chiamato a difendere il tricolore che ha cucito sul petto, sembra la brutta copia della squadra dello scorso anno.
Nuvole di scaramanzia si aggirano su Napoli
Ma a Napoli tutto questo non interessa Oltre al clima di gioia comincia a farsi strada un sentimento tipico di tutto il sud Italia: la scaramanzia. La parola con la “S” non va assolutamente pronunciata. Il sogno è stato accarezzato già una volta per vederlo svanire malamente per mano della Juventus.
In questo clima di scongiuri, cornetti (azzurri per l’occasione) e parole da non pronunciare, le altre tifoserie d’Italia cercano di tirare su la testa. “Tranquilli, che nel girone di ritorno vi svegliate!”. “Le squadre di Spalletti crollano dopo Natale”. “Mangiatevelo ‘sto panettone, che sarà l’unica cosa che alzerete al cielo”.
Oltre a queste parole, la tempesta sembra abbattersi sul Napoli proprio con il titolo di campione d’inverno già in tasca. Inter-Napoli, è il 4 gennaio, si rientra dalla pausa invernale e alcuni calciatori anche dal mondiale in Qatar. Il Napoli crolla, perdendo 1-0.
Sembra che tutti gli scongiuri non siano serviti a nulla, che quelle maledizioni siano vere e che il sogno sia destinato a svanire ancora una volta. Ma questo Napoli non è fatto di macchine. È fatto di esseri umani che sanno che, anche se si cade dieci volte, ci si rialza undici.
Capitani Coraggiosi
Si aggiunge a questo punto, un tassello fondamentale, un clima temperato e tranquillo, dato dalle nuove colonne del Napoli: mister Spalletti e capitan Di Lorenzo. Cauti, umili e mai banali nelle dichiarazioni, non hanno mai dato adito a inutili polemiche, ma hanno sempre risposto sul campo.
Due giornate dopo la sconfitta contro l’Inter è solo un brutto ricordo, visto che il Napoli ne rifila cinque (5!) alla Juventus, che sembra ormai aver perso la rotta di qualunque cosa stesse inseguendo.
Il sereno torna sempre
Il clima a questo punto è fatto solo di consapevolezza: non è solo un sogno, la parola “scudetto” può finalmente essere pronunciata, la distanza dalle inseguitrici è ormai tale che, pur mancando la famosa “matematica”, pare difficile immaginare che il Napoli possa fermarsi ora.
Anche la Champions League porta delle soddisfazioni. L’Eintracht Francoforte viene dominato sia all’andata che al ritorno e il Napoli arriva ai quarti, mai raggiunti, nemmeno durante gli anni d’oro di Maradona. Fermato solo da un Milan che aveva finalmente recuperato Maignan mentre al Napoli era mancato il miglior Osimhen.
Un’autentica eruzione di felicità
A questo punto, i tempi sono maturi per far eruttare la gioia dello scudetto. La matematica arriva il 4 maggio, dopo un rocambolesco pareggio a Udine: il Napoli è campione d’Italia dopo 33 anni! Un campionato meritato, dominato dall’inizio alla fine.
In tutto ciò, il clima a Napoli è sempre stato “solare”, con i tifosi che, seppur scaramantici, non riuscivano a trattenere quel sorrisetto soddisfatto e felice. Un clima che ci ha mostrato un popolo intero impazzire di gioia colorando le strade di azzurro, con decorazioni, striscioni, gigantografie dei calciatori, murales, fino alle famose statuine del presepe.
Questo è il clima della vittoria, che si vive, si respira e si canta per le strade di Napoli. Un clima per cui “ ‘O core nun tene padrone”, come dice Liberato o, se siete nostalgici, “Live is Life”.