L’accessibilità per le persone disabili, si va verso il cambiamento?

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L’accessibilità per le persone disabili nei luoghi pubblici è un aspetto da sempre critico e dibattuto. Con l’avvento dell’estate, poi, la questione si complica ulteriormente.

Tutti noi, comprese le persone con disabilità, dovrebbero essere in grado di accedere agli spazi, alle strutture e ai servizi pubblici senza incontrare ostacoli di alcun tipo. Le barriere sono tuttavia ancora troppo presenti nella maggior parte delle strutture e possono essere di vari generi.

Da un punto di vista dell’accessibilità fisica bisognerebbe assicurarsi che i luoghi pubblici siano progettati e costruiti in modo da consentire alle persone con disabilità di attraversarli facilmente.

Ciò include caratteristiche come rampe per sedie a rotelle, ascensori (funzionanti!), ampie porte e parcheggi accessibili.

Eppure le strutture complete di questi servizi sono poche e quasi mai davvero adeguate a tutti i tipi di disabilità.

Pensiamo banalmente agli autobus non dotati di pedana o ai percorsi tattili per i non vedenti, spesso completamente usurati e mai rinnovati.

Anche alla cultura l’accessibilità è vietata

Spesso si pensa all’accessibilità solo riferendosi a tutto ciò che è strettamente necessario alla vita quotidiana. Ma non dimentichiamo che il problema è presente anche per quanto riguarda altri ambiti. Pensiamo ad esempio alla cultura, un concetto che da sempre dovrebbe essere il più inclusivo di tutti.

E invece…

In molti luoghi di cultura mancano addirittura gli elementi base per rendere praticabile il luogo a persone con difficoltà motorie o di altro tipo. I musei in cui è presente anche la scrittura braille sono una netta minoranza e non sempre gli apparecchi acustici funzionano a dovere.

Tra musei, aeree archeologiche e monumenti l’Italia vanta circa 5000 strutture e solo il 53% di esse è attrezzata con rampe o elevatori per le persone con ridotta mobilità e il numero degli edifici adatti alle persone non vedenti o ipovedenti è ancora più basso: esso raggiunge solamente il 12%.

Si arriva così al risultato che persino la cultura, che dovrebbe essere alla portata di tutti, diventa destinata a una élite.

Sul web le difficoltà sono altre, ma sempre presenti. I social, ad esempio, sono accessibili a tutti?

Anche i siti web non sempre sono dotati delle tecnologie assistite necessarie ad alcune persone.

Sui social si parla sempre più spesso di disabilità e inclusione. Eppure sono ancora pochi i video o i siti dotati di sottotitoli o di interazioni acustiche necessarie per l’accessibilità di tutti.

Come spiega Accessiway, internet utilizza sempre di più il design for all ovvero, come afferma la Dichiarazione di Stoccolma, “il design per la diversità umana, l’inclusione sociale e l’uguaglianza”.

I social sono sicuramente uno dei più importanti mezzi di diffusione delle notizie ma spesso sembra che anche essi nascondano la loro inclusività dietro un velo di buonismo e la tecnica del design for all non è ancora approdata del tutto.

Su queste piattaforme sembrano tutti pronti ad accettare la disabilità ma in pochi a fare qualcosa per far si che questa non venga più vista come diversità da stigmatizzare.

L’impatto sulla società

Un ulteriore problema della società è che si continua a pensare all’accessibilità come un qualcosa di risolvibile in un futuro prossimo. E anche per questo il risultato è che non se ne parla abbastanza. Le persone, specie quelle che lavorano nei luoghi pubblici, sono raramente informate su quello che i vari tipi di disabilità possono portare e si ritrovano quindi inconsapevoli davanti al problema e incapaci di risolverlo.

Soluzione imminente al problema non c’è, poiché parliamo di qualcosa che richiede non solo l’idea di cambiare ma anche la volontà vera e propria di farlo.

Quindi non c’è speranza?

La possibilità di un miglioramento c’è e per capire quale sia la giusta strada bisogna concentrarsi sulle piccole cose che stanno effettivamente cambiando o che sono già cambiate.

In ambito museale uno degli esempi più riusciti è il “Pompei per tutti”, il più grande itinerario di visita mai allestito all’interno di un aerea archeologica ma anche gli Uffizi a Firenze o i Musei Vaticani sono totalmente privi di barriere architettoniche.

Anche per quanto riguarda i social grazie all’avvento dell’intelligenza artificiale queste problematiche potrebbero venir risolte a breve.

Sarà un processo lento ma già i social più comuni come Facebook o Instagram sono dotati di alcune impostazioni specifiche riguardanti l’accessibilità e permettono, per esempio, di creare un testo alternativo per alcune immagini.

Queste iniziative fanno ben sperare e fanno credere che un mondo senza barriere sia possibile.

 

A cura di Elena Massaro

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