Si sente tanto parlare di Terzo settore, ma spesso e volentieri non se ne conosce appieno l’essenza. È necessario quindi approfondirne alcuni elementi al fine di comprendere questa realtà, che sempre più si trova ad interfacciarsi con le sfide e problematiche presenti all’interno della nostra società.
L’immagine del Terzo settore
Spesso e volentieri il terzo settore viene confuso con il NO profit, poiché entrambi intervengono in ambiti simili. Mentre quest’ultimo è formato da operatori che devono perseguire esclusivamente una logica di attività profusa gratuitamente – ossia fare del volontariato – gli Enti del Terzo Settore (ETS), invece, seguono la formula del NON profit (dall’inglese non-for-profit), traducibile con senza scopo di lucro. Se le parole sono molto simili, i concetti differiscono quindi. Questo non significa quindi che nel Terzo Settore non possano esserci dei profitti, ma che eventuali utili o avanzi di gestione debbano essere reinvestiti nell’attività e non redistribuiti tra i membri dell’organizzazione.
Di conseguenza, il Terzo Settore non è un’importante risorsa soltanto dal punto di vista sociale ma anche da quello economico, considerando che le attività in questo ambito coinvolgono persone e attività della società. Gli ETS hanno anche la possibilità di accedere a benefici e agevolazioni, per cui risulta fondamentale che essi siano il più possibile responsabili e trasparenti.
Questa rilevanza economica del terzo settore ha fatto sì che esso abbia sempre più i riflettori puntati addosso. La fiducia nei suoi confronti da parte dell’opinione pubblica è vacillata a seguito di diversi scandali. Diverse indagini sul territorio italiano hanno ad esempio smascherato diverse fondazioni non profit che nascondevano interessi poco trasparenti, se non addirittura criminali. Inevitabili sono anche, purtroppo, gli scontri interni agli ETS (come in qualsiasi ente privato), che vanno dai meri contrasti tra soci a dei veri e propri episodi rilevanti dal punto di vista penale. Ciò ha inevitabilmente infangato l’immagine del terzo settore, a scapito della maggior parte degli attori che, invece, perseguono fini sociali estremamente rilevanti.
Radici, origini e sviluppo
Ma com’è nato il Terzo Settore?
Il volontariato esiste da secoli. In Italia, inizialmente, era nella maggior parte dei casi strettamente collegato a delle organizzazioni legate alla Chiesa, le quali erogavano servizi essenziali alle persone in situazioni di difficoltà. Alcune di queste realtà sono sopravvissute nel tempo, dimostrando di riuscire ad intercettare i bisogni della società civile, soprattutto a livello locale.
Il termine “Terzo settore” si è diffuso negli anni ‘80 quando l’attività di Welfare andava scemando e le organizzazioni no profit iniziavano a competere nell’erogazioni dei servizi alla comunità: esse si proponevano di fatto come un’alternativa agli enti pubblici e privati nel soddisfare le esigenze della società civile. Questa nuova espressione presuppone, logicamente, l’esistenza di un Primo e un Secondo settore, rappresentati rispettivamente nella società da Stato e Mercato.
La regolarizzazione giuridica del Terzo settore è avvenuta piuttosto recentemente e, dopo anni in cui se ne discuteva, ha portato nel 2017 all’emanazione del Codice del Terzo settore (CTS), il quale disciplina la gestione di questa realtà e definisce gli ETS che ne fanno parte. Nonostante l’eterogeneità, tutti gli ETS condividono un elemento fondamentale: sono enti privati che svolgono in via esclusiva o principale una o più attività di interesse generale – nel rispetto del principio di sussidiarietà – per il perseguimento, senza scopo di lucro, di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale. Questo avviene attraverso forme di azione volontaria e gratuita, di mutualità o di produzione e scambio di beni e servizi.
Il Terzo settore oggi: sfide e incertezze della società odierna
La società civile ha vissuto negli ultimi anni delle profonde crisi globali, in primis la pandemia causata dal virus Sars-Covid 19, che ha profondamente influenzato sia la sfera individuale che collettiva delle persone. Diverse indagini nazionali hanno evidenziato come ci sia la percezione di un aumento di diffidenza nei confronti del prossimo e in generale una minore tolleranza verso le opinioni altrui e una minore propensione nell’aiutare il prossimo. I cittadini italiani, inoltre, sembrano essere attualmente pervasi da cinque grandi paure: la povertà, l’insicurezza alimentare, il rischio del collasso del sistema sanitario, gli arretramenti nella lotta al cambiamento climatico e il diffondersi del disagio psicologico a seguito della pandemia.
Questa situazione necessita di una reazione che può essere promossa proprio dal volontariato: il terzo settore, per sua natura, costruisce reti tra enti e tra individui, andando a supportare la comunità nella soddisfazione dei propri bisogni. Esso rappresenta la soluzione contro la solitudine, l’egoismo e l’indifferenza, una cura per recuperare il senso di socialità che sta alla base della natura umana. È oggettivo che gli ETS abbiano ricoperto un ruolo fondamentale nel lenire e attenuare le ferite provocate dalle crisi globali affrontate negli ultimi anni.
Non bisogna neanche ignorare il ruolo fondamentale ricoperto dal terzo settore nello sviluppo della società. Gli ETS infatti, nello svolgere la loro attività, incrementano e valorizzano il capitale sociale, il quale non solo aumenta la coesione pubblica, ma costituisce un prerequisito fondamentale che porta ad un concreto sviluppo economico e sociale. Il Terzo settore, di fatto, punta ad una crescita di capacità di creare impatto sociale e ambientale, combinandola con la creazione di valore economico, mettendo però al centro del proprio operato la promozione della dignità della persona.
È oramai impensabile una società senza il Terzo settore
Diversi ETS hanno risposto in maniera innovativa e proattiva alle sfide odierne. Basti pensare ad esempio a Medici Senza Frontiere, organizzazione internazionale che fornisce assistenza medica in aree di crisi e conflitto in tutto il mondo, la quale nel corso del tempo si è guadagnata un ampio riconoscimento per il suo impegno umanitario. O ancora, per citarne un’altra, Grameen Bank, che ha addirittura ottenuto il Premio Nobel per la Pace nel 2006 per il suo contributo allo sviluppo economico attraverso il microcredito.
Ma non bisogna riconoscere il merito soltanto alle grandi forme di ETS: qualsiasi ente che persegua finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale, anche a livello locale, rappresenta infatti una risorsa inestimabile per la società mondiale.
A cura di Gaia Magnani