Bianco e nero, ma anche tante sfumature in Un giglio per Amélie. Il romanzo di Gaia Ricci racconta una storia di crescita e cambiamenti, attraverso personaggi che non vorremmo più lasciare andare.
Coinvolgente, realistico e a tratti inaspettato.
E’ questo il sapore di Un giglio per Amélie, primo e riuscito romanzo di Gaia Ricci. Un libro capace di far rivivere in modo estremamente naturale la magia dell’adolescenza, di dare spazio alla delicatezza e allo stesso tempo alla forza, quella dei protagonisti che, pagina dopo pagina, si raccontano e ci raccontano una storia che evolve e cresce insieme a loro.
E proprio da qui siamo partiti con l’autrice.
Gaia partiamo proprio dai personaggi di Un giglio per Amélie, come sei riuscita a delinearli in modo così chiaro?
Quello che mi ha aiutato tantissimo in questa fase è stato sicuramente immaginare questi personaggi nella loro vita quotidiana, immaginare quelli che potessero essere i loro problemi, le loro paure, i loro sogni da adolescenti. Vediamo infatti che sono tutti giovanissimi e il fatto che io stessa quando ho iniziato a scrivere il libro avessi tra i 17 e i 22 anni mi ha aiutato molto perché quelle sensazioni erano per me molto fresche.
Rendere le sfumature dei caratteri può rischiare, secondo te, di far perdere di vista la storia più generale al lettore o hai trovato in questa modalità un aiuto per procedere nella narrazione?
Io credo che se i personaggi sono ben delineati il lettore non perda mai di vista la narrazione generale anzi, la storia acquisisce molto più forza proprio in virtù del fatto che essi siano delineati in maniera realistica. In questo modo è molto più facile mettersi nei loro panni, cercare di provare empaticamente le loro emozioni.
Credo che il fatto di descriverli dettagliatamente non sia stato quindi un deterrente ma, al contrario, una vera propria arma vincente per aiutare il lettore ad addentrarsi ancora di più nella storia e nel suo evolversi.
Qual è stato il personaggio del tuo romanzo che hai amato di più e quale quello che, dai feedback ricevuti finora, è stato più apprezzato dai tuoi lettori?
Questa è una domanda molto difficile. Ho amato ogni singolo personaggio che ho creato però la protagonista è pur sempre il personaggio principale, la storia è scritta tutta dal suo punto di vista e per me era diventata anche per questo predominante rispetto agli altri. Però è difficile scegliere perché davvero ho amato scrivere di ognuno di loro.
Invece il personaggio più apprezzato dai feedback che ho ricevuto è stato Daniele. Daniele è un personaggio in cui è facile immedesimarsi. E’ un personaggio molto realistico, è un adolescente che prova alcuni sentimenti e non riesce a comunicarli nella giusta maniera, non riesce a gestire la rabbia, la delusione.
Quindi per me è piaciuto tanto anche per questo, proprio per questo suo essere così naturale.
La storia che racconti in Un giglio per Amélie è scorrevole e capace di cambiare registro in modo piacevole e mai scontato. Qual è stato il momento più difficile da mettere nero su bianco?
In realtà non c’è stato un singolo momento ma almeno due. Una riguarda una parte molto paurosa del libro, la parte in cui ci addentriamo nel genere mistery e gotico. Nonostante mi affascinasse all’epoca, e infatti il romanzo ha a tratti queste tinte dark, io non sono una persona che vede film horror, ho paura di storie simili e quindi è stato difficile per me scrivere in maniera realistica dei pezzi che fossero di questo genere.
Il secondo momento difficile è stato il confronto tra Amélie e suo padre. Per me è stato molto emozionante scriverlo e mentre lo facevo mi accorgevo sempre più di quanto mi fossi affezionata a questa storia, a questi personaggi e di quanto stessi vivendo con loro quel momento che forse Amélie aspettava da tutta la vita.
Ed è questo amore per Amélie, Daniele, André e gli altri che ci accompagna sin dalle prime pagine facendoci appassionare e, perché no, cambiare un po’, prendendo consapevolezza insieme a tutti loro che la vita non è solo bianco e nero. Che paura ed emozioni saranno sempre lì ad accompagnarci ed è il modo di affrontarle a decidere quale direzione vogliamo far prendere alle nostre strade. Proprio come, testardamente, fa Amèlie.