Le favole e le loro verità nascoste

Favole

Le favole sono un elemento da sempre presente nel nostro immaginario collettivo. In molti siamo cresciuti con le favole della buonanotte e tutti noi conosciamo le più celebri. Ma perché si raccontano le favole? Ci sono delle verità nascoste dietro di esse?

Siamo partiti con una domanda sulle verità dietro le favole e, a questa, ci sentiamo di dare una risposta: sicuramente sì. Nulla è infatti lasciato al caso e diversi psicologici hanno provato a dare una loro interpretazione personale rispetto ai messaggi derivanti da diverse favole.

Secondo Bruno Bettelheim, uno psicanalista austriaco del ‘900, l’impatto delle favole va ben oltre il semplice intrattenimento. Esse giocano un ruolo fondamentale nello sviluppo emotivo, cognitivo e morale dei bambini. Lo psicanalista, nel libro “Il mondo incantato”, esplora in profondità come le favole possano aiutare i bambini a comprendere e affrontare verità che non sarebbero altrimenti in grado di comprendere.

Bettelheim suggerisce come le fiabe offrano una sorta di “realtà secondaria”, un mondo fantastico in cui i bambini possono esplorare e risolvere i loro conflitti interiori in modo sicuro.

Modello di base nelle favole

La maggior parte delle favole si basa sul modello del viaggio dell’eroe e presenta spesso personaggi che affrontano ostacoli e situazioni difficili.

Attraverso l’identificazione con i personaggi, i bambini possono imparare a superare le proprie paure.

Bettelheim suggerisce che molte paure notturne dei bambini possono derivare da conflitti interiori non risolti. Le favole, con i loro finali felici e le soluzioni ai problemi, possono invece aiutare i piccoli a sentirsi più sicuri e a superare le loro ansie. Vi raccontiamo il lavoro di questo psicanalista prendendo ad esempio le più famose.

Cappuccetto rosso

Bettelheim interpreta il bosco attraversato da Cappuccetto Rosso come una rappresentazione dell’inconscio. Questo luogo oscuro e pericoloso simboleggia le paure e le sfide che i bambini devono affrontare mentre crescono e si confrontano con il mondo esterno.

Il cappuccio rosso indossato dalla protagonista può essere interpretato come un simbolo della sua sessualità emergente.

Il lupo, invece, rappresenta il simbolo di pericolo e desiderio sessuale represso. Bettelheim suggerisce che il lupo possa essere interpretato come una metafora per gli uomini pericolosi o per le tentazioni che minacciano l’innocenza dei bambini mentre crescono.

La bella addormentata nel bosco

La favola originale dei fratelli Grimm vede Aurora come una quindicenne e, all’epoca, questa era l’età che spesso coincideva con l’inizio delle mestruazioni.

Le fate nel libro non sono tre, come nel cartone animato, ma ben tredici: dodici buone e una cattiva. Le fate ricordano quindi i tredici mesi lunari in cui anticamente era suddiviso l’anno. È noto che la mestruazione avviene tipicamente con la frequenza di ventotto giorni caratteristica dei mesi lunari, e non con quella dei dodici mesi in cui si suddivide il nostro anno solare. Così, la tredicesima fata cattiva indica simbolicamente che la “fatale maledizione” si riferisce alla mestruazione.

Il lungo sonno di Aurora rappresenta invece la passività dell’adolescente nel suo periodo di pubertà.

L’adolescente deve abbandonare le sicurezze di quando era bambina e approcciarsi alla vita adulta. Il muro di spine che deve affrontare il principe per svegliare la principessa rappresenta il passaggio dalla pubertà all’età consapevole della sessualità. Il risveglio della Bella addormentata attraverso il bacio rappresenta, infatti, la crescita emotiva e sessuale della principessa.

Biancaneve

Dietro la figura della madre può nascondersi un’ombra psichica-mostruosa. La madre non è solo cura verso i figli ma è anche controllo e aggressività. La fuga da casa di Biancaneve rappresenta un momento fondamentale della vita di ogni individuo. Il distacco dalla famiglia, seppur doloroso, è inevitabile. Il bosco dove Biancaneve si addentra rappresenta il mondo interiore carico di pensieri ed emozioni mentre la casa dei sette nani è una sorta di luogo di ritiro, il luogo dove Biancaneve può affermare liberamente la sua identità.

La morte apparente di Biancaneve è intesa come morte della bambina che è in lei, la mela è infatti simbolo di distacco: l’assaggio dell’illecito. Il principe con il bacio permette alla principessa il suo risveglio e con esso anche la realizzazione di quella maturità sessuale a cui Biancaneve è arrivata tramite un percorso.

Altre interpretazioni

Bettelheim, però, non è l’unico psicologo ad aver analizzato le favole.

Il famoso psicoanalista Carl Jung ha lavorato molto sull’analisi simbolica delle favole e delle storie mitologiche, evidenziando il loro potenziale per rivelare archetipi universali. Per Jung, le favole rappresentano una forma di espressione simbolica dell’inconscio collettivo.

Anche Freud ha analizzato alcune fiabe nel contesto della psicologia dell’inconscio e ha, ad esempio, analizzato come il complesso di Edipo abbia influenzato diverse di esse.

Questi sono solo alcuni esempi di psicologi che hanno contribuito alla comprensione del ruolo delle favole.

Questi racconti sono infatti talmente tanto presenti nel nostro immaginario collettivo che le interpretazioni sono innumerevoli e di vario genere.

In sintesi, le favole sono importanti perché offrono molto più di semplici storie; sono veicoli potenti per trasmettere valori, esplorare le emozioni umane e comprendere meglio la realtà circostante.

 

A cura di Elena Massaro

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