Uno dei grandi dibattiti della musica: è giusto usare l’auto-tune?

Uno dei grandi dibattiti della musica: è giusto usare l'auto-tune?

Appena sentiamo parlare di auto-tune pensiamo subito alla musica, in modo particolare alla trap. Questo perché, al giorno d’oggi, questo software è utilizzato principalmente in ambito musicale sia come distorsore vocale sia come correttore. L’ultima funzione che abbiamo citato ha creato numerose critiche sia all’interno del mondo degli artisti sia fra chi la musica l’ascolta anche solo per puro svago, generando un accesissimo dibattito che ormai va avanti da tanto tempo.

Ma cosa è l’auto-tune?

Ecco, può sembrare strano ma questo programma è nato con uno scopo tutt’altro che artistico. Andy Hildebrand, ingegnere elettronico della Exxon, aveva infatti sviluppato degli algoritmi che avevano la funzione di rilevare dei depositi di petrolio. In seguito si è accorto che ciò che aveva creato poteva essere utilizzato per correggere i file audio. Così nel 1996, con la sua presentazione a una delle maggiori fiere musicali, ottenne un grandissimo successo.

Come funziona?

Per poter parlare di questo software occorre, ovviamente, sapere prima come funziona. Perfetto, immaginiamo di dover cantare un brano ma sappiamo di non essere molto dotati. I programmi di auto-tune prendono la nostra traccia vocale, la isolano e, rapportandola con la tonalità del brano che dobbiamo cantare, correggono la nostra voce per farla sembrare intonata. Dal 1998 tantissimi cantanti di fama internazionale usano questo programma nei loro album.

Ma allora… È giusto usare l’auto-tune?

Arriviamo ora al punto: è giusto usare l’auto-tune? Considerando la musica un’arte, tanti artisti si sono mostrati molto contrari al suo utilizzo. Il mondo ha scoperto l’auto-tune con il brano “Believe” di Cher e, da quel momento, tanti cantanti hanno continuato a usufruire di questi software in modi più o meno innovativi.

Siamo arrivati, dunque, quasi a un abuso di questi metodi che possono in qualche modo ingannare l’ascoltatore. La trasparenza e la credibilità artistica valgono tanto per un performer e in alcuni casi questi fattori vengono meno nel momento in cui il suo pubblico scopre che l’utilizzo di questi programmi nasconde, in realtà, una mancanza di capacità canore. Dall’altra parte possiamo, però, individuare tanti esempi di “utilizzo intelligente” dell’auto-tune in cui, appunto, viene utilizzato come effetto vocale. Ne sono esempio tantissimi brani dei Daft Punk che fanno della loro voce robotica un marchio di fabbrica.

Una risposta univoca, diremmo quindi, non c’è. Occorre arrivare a un compromesso.

La verità può stare nel mezzo e se è vero che vi è un abuso da parte di numerosi artisti è vero anche che la musica è, come tutta l’arte, in continua evoluzione. Come abbiamo visto l’auto-tune ci può aiutare a creare qualcosa di innovativo perciò sarebbe scorretto non usarlo più. Forse sarebbe allora più utile focalizzarsi non sulle polemiche ma, al contrario, su come rendere questo strumento utile nell’evoluzione della musica.

 

A cura di Antonio Gavino Santoni

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