EDEN, un pianeta da salvare, Alessandro Antonino si racconta

EDEN, un pianeta da salvare, Alessandro Antonino si racconta

Alessandro Antonino (Mr Nat) racconta la nascita di “Eden, un pianeta da salvare” e qualche curiosità sul mondo dei viaggi.

Ciao Alessandro, siamo felici di iniziare questa chiacchierata con te! Vuoi dirci intanto perché Eden non è il solito programma di viaggio, e cosa ha in più rispetto ad altri format?

“Eden”, a differenza di altri programmi ai quali ho preso parte, fa un po’ di luce anche sulla situazione attuale, dell’ambiente e  sui disastri ambientali, e vuole accendere un po’ un campanello d’allarme, o comunque dare delle informazioni a riguardo.

“Alle falde del Kilimangiaro” ad esempio era un programma prettamente legato al turismo, ma anche alla conoscenza perché c’erano approfondimenti in studio. “Il mondo insieme” invece, dove pure ho partecipato come autore, era in sostanza simile al Kilimanjaro.

Eden è invece un viaggio che abbraccia le problematiche ambientali degli ultimi anni, con una finestra sulla storia e sulla scienza, perché ci avvaliamo anche di grandi collaboratori, come ad esempio Valerio Rossi Albertini, che è un po’ il nostro guru scientifico. Ma poi c’è anche il viaggio, quello forse più legato a me, il viaggio esperienziale, più avventuroso, quello dove il mio io-Mr Nat va nei luoghi più particolari alla scoperta, a contatto con le popolazione locali. Però c’è sempre un occhio attento all’ambiente e alla salvaguardia del nostro pianeta.

Lo scopo diciamo è questo: c’è differenza con gli altri programmi, ad esempio c’è “Freedom” che mi piace tantissimo, è fatto bene, però oltre a dare questa finestra sulla storia, rimane questo fascino del mistero legato al programma.

Il titolo EDEN da dove nasce, perché questo programma è stato chiamato proprio “Eden, il pianeta da salvare”?

C’erano tanti nomi che ci balenavano in testa, devo dire che questo è stato scelto da Licia Colò, che disse: “Se lo chiamiamo Eden sarà subito chiaro il rimando al nostro paradiso, però da salvare perché ormai sono tutti Eden che noi vediamo in queste cartoline, ma tutti a rischio!”

Se tu vai per esempio a fare un Safari, oggi giorno, vedi questi ultimi animali liberi ma in realtà è come se fossero in un grande zoo. Certo, è anche vero che se non ci fossero riserve simili che li salvaguardano questi animali sarebbero già tutti estinti.

Però poi ci sono tanti paradisi dove invece gli animali stanno scomparendo, anche per via del cambiamento climatico o altri fattori come il disboscamento.

Viaggiare è anche un modo per scoprire, vedere le cose e rendersi conto in prima persona: ad esempio della deforestazione in Malesia, dove abbiamo fatto un grandissimo reportage per l’olio di palma e capire perché. Ma non c’è bisogno di arrivare fino laggiù per vedere come è stato modificato il territorio con queste coltivazioni intensive: anche in Puglia si è puntato tutto sugli ulivi arrivando a una unica coltivazione, limitando la varietà.

Prima c’era una flora totalmente diversa, adesso per chilometri vedi soltanto ulivi. Certo in Malesia è ancora più devastante, vedi le immagini dell’orango nel Borneo a cui stanno sottraendo il proprio territorio. Però sta cambiando qualcosa anche là, hanno creato un olio di palma certificato e sostenibile (RSPO). Prima invece veniva prodotto in condizioni precarie, raccoglievano i frutti e spesso li lasciavano a terra, andavano a male poi li raccoglievano e li processavano senza alcun controllo.

Una domanda mi incuriosisce, in una puntata di Eden parlasti infatti di Custonaci dicendo: “questa è una zona a cui sono legato dall’infanzia…” ma come è possibile visto che sei di Napoli?

Non c’è in realtà un legame, anzi mi fa piacere chiarirlo in questa sede. Si trattava infatti un gioco autorale dove io facevo finta di essere uno dei discendenti, così era come se entrassi nella storia raccontata da uno di quei personaggi. Difatti molti hanno detto meglio specificarlo perché non tutti capiranno, soprattutto chi mi conosce e sa che sono napoletano.

Tu che sei nel mondo dei viaggi da tanto tempo, hai notato un cambiamento nel modo di raccontare questo settore rispetto a quando hai iniziato? Cosa vuole sentire e vedere il pubblico oggi?

Guarda sicuramente c’è una differenza. Io l’ho notata in parte perché ho sempre vissuto il viaggio con lo stesso spirito ma il modo di vivere i viaggi ha subito delle modifiche. Questo mondo è cambiato oggi con un paradosso: c’è stato infatti un momento in cui pochi viaggiavano, poi la platea si è allargata (viaggiavano praticamente tutti) e adesso siamo tornati quasi indietro… Mi sembra che viaggiare sia diventato di nuovo un lusso, per tanti motivi ma anche perché il mondo sembra essere in conflitto. In molti posti ad esempio non si può più andare, ci sono tensioni ovunque. Viaggiamo tutti, però secondo me c’è qualcosa che ha reso più difficile negli ultimi 2 anni intraprendere un viaggio.

A proposito delle tue esperienze, qual è un luogo del cuore per te Alessandro. E c’è stato un viaggio che ti ha segnato particolarmente?

Rispondere a questa domanda è molto difficile per me, ma posso dirti che è stato molto emozionante uno degli ultimi viaggi, quando ho fatto il bagno con le otarie, in Perù nell’isola di Palomino. Qui si arriva con circa tre ore di navigazione con le onde immense dell’oceano… Ti lascio immaginare. Con me c’erano tre operatori e sono stati tutti male! Ma l’emozione del viaggio è stata più forte, abbiamo visto cose bellissime. Appena arrivati sull’isola sentivamo un odore fortissimo proprio lì nel punto in cui c’era questa colonia di circa quattromila otarie.

La guida ci ha fatto mettere una muta sottile, ma senza pinne per via degli squali che ci potevano confondere con le otarie, e ci ha detto che i piccoli con le mamme si sarebbero avvicinati a toccarci. Invece se arriva il maschio è opportuno allontanarsi perché è territoriale. E’ stato molto emozionante, ma lo ricordo anche perché siamo saliti sulle Ande dove c’erano le civiltà dei Chachapoyas, e poi abbiamo visitato anche l’Amazzonia peruviana.

Molto bello anche il viaggio nelle Filippine da dove siamo rientrati da poco, abbiamo visto le risaie più belle del mondo, rientrano nel Patrimonio dell’UNESCO e il servizio andrà in onda quest’anno. Pensa che le persone del posto hanno i piedi che si sono deformati, sono diventati prensili; piedi larghi che sfruttano per arrampicarsi meglio sulle rocce.

Piccola curiosità. C’è un oggetto, una mascotte porti sempre nei tuoi viaggi?

Guarda, in realtà posso dirti che in ogni viaggio ho portato qualcosa che mi ricordasse qualcuno. Ad esempio l’orologio che indosso ora lo portava papà che è scomparso da non molto.

Ma in generale non ho una cosa fissa che mi porto dietro. Quando vado lì qualcosa magari compro, ma mi deve proprio colpire. Preferisco guardare i posti, magari fare anche meno foto, ma  godermi il viaggio.

Cosa non manca mai nella valigia di Mr Nat?

Non mancano un paio di occhiali da vista, la sera mi servono. Poi una torcia, perché se vado in giro di notte e voglio fare una passeggiata è necessaria e magari anche dei cappellini con le torce. Infine il Bentelan, in caso di puntura d’insetto, un coltellino multiuso, che può sempre servire, e ogni tanto un libro che da leggere la sera.

Eppure l’ “Eden” di Mr Nat è anche l’arte. Come convivono queste due passioni?

Come molti sanno mi sono sposato con Licia Colò e quello è stato l’aggancio che mi ha fatto scoprire un mondo che mi piaceva, quello del viaggio, dell’avventura e della scoperta. Sono stato molto fortunato! Ho iniziato con lei più di 20 anni fa, e piano piano è diventata una passione con una collaborazione a tempo perso, poi è diventato un lavoro.

Viaggiando negli ultimi vent’anni hai notato la globalizzazione anche in posti più sperduti?

Si assolutamente. L’ho notato per esempio da un viaggio fatto quasi vent’anni fa a Taiwan e ripetuto poi l’anno scorso, Taipei è cambiata tantissimo! Non dico che sia diventata simile ad altre città, anche se le somiglianze soprattutto dove c’è business escono, ma comunque ho notato la differenza. Prima era molto più selvaggia!

Per tornare in Italia, anche a Capri quando ero ragazzo c’erano tante bottegucce belle, adesso trovi i grandi marchi che prevalgono sull’artigianato. Preferirei ancora le botteghe artigianali di un tempo, ma il cambiamento è dappertutto. Per dirti, adesso vedi alcuni ragazzi che fanno finta di fare i Masai, come a Roma quelli vestiti da centurioni.

Vostra figlia a volte vi ha accompagnato nei viaggi, come l’avete coinvolta?

Liala ha come noi un grande trasporto, ma questo interesse non lo vedo solo in mia figlia anzi lo noto in tantissimi ragazzi oggigiorno.

Ai ragazzi adesso non interessa neanche la patente, io mi ricordo da ragazzo era un obiettivo per poter iniziare a “viaggiare” in autonomia. Adesso la libertà è tutta sul cellulare… E’ un mondo strano, i social sono una incognita, perché da un lato sono tanto utili dall’altro ti catturano in questo mondo virtuale e non so con l’intelligenza artificiale cosa succederà!

Comunque per tornare alla domanda, lei ci ha accompagnato e adesso fa anche la stagista per così dire nell’azienda di famiglia, dove ci aiuta per esempio con l’organizzazione.

Puoi lasciarci con un consiglio di viaggio come saluto finale?

L’importante quando si viaggia secondo me è scegliere bene la compagnia, questa è una cosa fondamentale altrimenti sul posto saprai che potrai avere delle problematiche.

E poi, sarà banale dirlo, ma per me è altrettanto importante viaggiare con poco e avere come si dice “fame di scoperta”, essere liberi e avere meno pregiudizi possibili…

 

Grazie Alessandro Antonino per il tempo che hai dedicato a questa chiacchierata!

Grazie a voi e un saluto a tutti i lettori di Openmag!

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