Morire e resuscitare su twitter

La foto di Olesya Zhukovskaya sta facendo il giro del mondo. La 21enne infermiera ucraina colpita al collo da un proiettile  a Kiev. Un’immagine che diventa il simbolo della protesta, fatta da un fotografo sul posto. Si nota subito lo smartphone in mano alla giovane, una scena normale per tanti milioni di ragazzi di tutto il mondo, se non fosse per quello che sta accadendo intorno a Olesya, lei sta per morire e lo sa, lo twitta:”muoio”

Non sappiamo cose abbia pensato in quei minuti, forse voleva lasciare un ultimo messaggio ai suoi cari nella maniera che ha creduto più veloce, forse lo ha fatto per lanciare un segnale al mondo e a noi che ora ne stiamo parlando. Non possiamo saperlo, ma sappiamo che è il primo esempio di come anche in scene di guerra cambia il modo di comunicare la guerra, le rivoluzioni, la vita e la morte presunta. Si perchè nelle ultime ore si rincorrono le voci che dicono che Olesya è viva, grave ma viva. Incredibile come si possa comunicare in tempo reale a milioni di persone una notizia ed allo stesso tempo non si riesca ad avere certezza di un’altra. Fin quando l’infermiera o qualcuno vicino a lei ha twittato poche ore fa: “Io vivo! Grazie a tutti quelli che mi hanno sostenuto e che hanno pregato per me”

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