Nasce il rivoluzionario Pancho Villa

Il 5 giugno 1878 nacque a Durango il guerrigliero messicano Doroteo Arango Aràmbula, eroe della rivoluzione messicana del 1910-1911 conosciuto col nome di Pancho Villa.

La presidenza di Porfirio Diaz durata dal 1876 fino al 1911, aveva guidato il Messico mantenendo il predominio dei proprietari terrieri latifondisti che si erano assicurati il controllo delle terre pubbliche appartenute agli indios (ejidos), attraverso lo sfruttamento del lavoro dei peones, i contadini poveri. La rivolta di questi ultimi, guidati da capi militari dell’esercito irregolare di origine contadina rovesciò Diaz nel 1911. I più conosciuti capi rivoluzionari furono Pancho Villa ed Emiliano Zapata. Villa simpatizzava con i peones con i quali condivideva l’avversione verso i ricchi possidenti terrieri. Fin dalla giovinezza aveva compiuto scorrerie ai danni degli allevatori, rubando capi di bestiame e compiendo rapine ai danni di ricchi minatori. Negli anni successivi alla rivolta, con Francisco Madero al governo, Pancho Villa servì nell’esercito sotto il generale Victoriano Huerta che però lo condannò a morte per insubordinazione. Villa per questo espatriò negli Stati Uniti e rientrò in Messico solo dopo il rovesciamento di Madero. Nella guerra civile del 1913-1914, Villa appoggiò il leader del movimento progressista Venustiano Carranza. Carranza promosse una nuova Costituzione che introdusse il suffragio universale e la giornata lavorativa di otto ore, avviò un programma di riforma agraria che si basava sull’esproprio dei latifondi e sulla restituzione degli ejidos occupati. La Costituzione stabilì anche la proprietà nazionale delle risorse del sottosuolo, compreso il petrolio. Queste innovazioni causarono un forte malcontento da parte delle compagnie petrolifere inglesi e statunitensi ma soprattutto della classe latifondista. Pancho, non condividendo più le idee di Carranza, si ritirò nella sua “hacienda” e riuscì ad assicurarsi il controllo dello Stato di Chihuahua, al confine con il Texas e il Nuovo Messico, dove fomentò la rivolta contadina spesso oltrepassando la frontiera tra il Messico e gli Stati Uniti. Per oltre un anno venne invano inseguito dalle truppe inviate dal presidente Woodrow Wilson. Il 9 marzo 1916 Villa condusse circa trecentocinquanta guerriglieri in un attacco contro la città di Columbus, dove era presente una guarnigione di seicento soldati statunitensi. L’abitato fu messo a ferro e fuoco, la conseguenza fu la morte di diciassette persone. Il presidente Wilson rispose con una spedizione punitiva: pose una taglia sulla testa di Villa e inviò diecimila soldati per dargli la caccia. In quella occasione le truppe statunitensi impiegarono i mezzi più moderni per quell’epoca come camion, blindati, un aereo da combattimento e persino un dirigibile. Tutto fu vano: il tentativo di catturare Villa si protrasse senza esito. Nel 1920 Carranza venne ucciso e Villa fu costretto alla resa dalle truppe del generale Obregon che divenne presidente con l’appoggio della vecchia classe proprietaria che approvò il ripristino dei diritti petroliferi americani. Nel luglio del 1923 Villa si recò nella cittadina di Parral, per fare da padrino per un battesimo. Di ritorno dalla cerimonia, alla guida della sua auto fu ucciso da colpi di arma da fuoco. Dopo la sua morte Villa divenne un mito per il popolo messicano e fu elevato a simbolo della rivoluzione.

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