Balotelli è stato indicato,a torto, come il maggiore responsabile del fallimento azzurro in Brasile. I suoi atteggiamenti e le sue uscite non fanno altro che alimentare la schiera dei suoi detrattori.
Quando in un team o in una squadra ci si trova davanti ad un fallimento, di qualsiasi tipologia esso sia, non è generalmente giusto additare un unico colpevole o responsabile. Le fortune e le disgrazie dovrebbero essere suddivise equamente mettendo in risalto la capacità di unione e coesione nel bene e nel male. Questo non vuol dire che in un team non ci possano essere le prime donne, i geni talentuosi o i fuoriclasse, ma purché questi si mettano al servizio della squadra con un unico obiettivo comune: la vittoria del gruppo. Ecco la nazionale italiana che esce clamorosamente (ma non tanto vedendo il gioco espresso) dal mondiale aveva la sua superstar, l’elemento in grado di farci fare il salto di qualità in un contesto medio non eccelso. Costui doveva essere il Sig. Mario Balotelli. Doveva perché non lo è stato. Si il nostro caro Mario perde ancora una volta la possibilità di dimostrare la sua consistenza nei momenti importanti sia come calciatore che come uomo.
Mai integrato nelle tematiche di gruppo, mai un atteggiamento distensivo e pacifico nei confronti dell’interlocutore di turno. I turbamenti interiori del giovane Mario, che sarà anche giovane ma in altri campionati a 24 anni si è nel pieno della maturità, hanno stancato tutti. L’essere avulso e sempre controcorrente e la sua errata consapevolezza di essere il più forte anche se non lo si è, può andare bene solo per le prime pagine dei rotocalchi patinati o per qualche spot pubblicitario. Stop.
Caro Mario sarai pure un personaggio ma non sei neanche lontanamente un campione, cambierai piùlook, Ferrari e donne di quanto Mastella cambi partito, ma occorre altro, tanto altro che non potrai acquistare nonostante il denaro sia cospicuo. Parlo di essere leader e trascinatore senza perdere l’umiltà, di gioire nell’essere un idolo e un icona per molti, di essere grato e sorridere al destino che ti ha dotato di un talento fuori dall’ordinario che comunque non vale nulla se non supportato da un minimo di materia grigia. E proprio questa ahimè latita. Il tuo continuo remare contro ti sta inesorabilmente portando sull’orlo del precipizio. Adesso non ci sono molte alternative. Continuare ad autoproclamarsi grande campione e vivere una vita parallela a quella della realta, fatta di incazzature, di provocazioni, di insulti sui social network e di esagerate ostentazioni oppure virare con decisione e vivere da ragazzo ricco che gioca a pallone e ringrazia il cielo per tutto quello che ha. Intanto potrebbe bastare questo, giàsarebbe abbastanza e ti farebbe un uomo migliore. Per il resto con il tempo forse potrai diventare un fuoriclasse e trascinare la tua nazionale non a parole o a tweet ma con assist e gol. In fondo ti chiediamo solo questo. La storia del calcio di talenti dispersi nelle ombre dell’irriverenza e dell’indisciplina ne ricorda parecchi. Mario cosa vuoi fare da grande?