La riforma del terzo settore secondo il portavoce del Forum del Terzo Settore Lazio
Ne parliamo con Gianni Palumbo, Portavoce del Forum del Terzo Settore della Regione Lazio.
Portavoce Palumbo, ci racconta in poche parole cos’è il Forum del Terzo Settore, da chi è composto e di cosa si occupa?
Il Forum del TS è l’organismo a rete nato nel 1997 ad opera di reti di associazioni di promozione sociale, associazioni di Volontariato, di cooperative sociali. È un organismo di rappresentanza e luogo di incontro e valorizzazione del TS.
In questi mesi, il Governo Renzi sembra aver messo al centro della propria agenda politica la riforma del Terzo Settore. Cosa ne pensa? Quali sono le priorità, secondo Lei?
Mi sembra un significativo passo avanti nel riconoscere che il benessere e la felicità non sono legate all’arricchimento individuale ma il frutto di un equilibrio tra la disponibilità di denaro necessario e benessere psicofisico dell’individuo e delle comunità. Le priorità sono secondo me legate al riconoscimento che il TS è un sistema portatore di valori e benessere misurabili con gli indici BES dell’Istat e non un ammasso indifferenziato di associazioni e cooperative, la modifica del Codice civile, la parificazione nell’ambito della sussidiarietà circolare con gli Enti locali, il riconoscimento della pubblica funzione svolta ed il sostegno economico cosi come lo ricevono altri settori come il sistema delle imprese, dell’agricoltura ecc..
Da dirigente nazionale di un organismo non profit, come valuta il mondo del terzo settore in Italia, è un settore in cui poter investire, in cui si può crescere, svilupparsi anche professionalmente?
Si certamente, si può investire anche se l’investimento non è solo finanziario ma culturale scientifico e in capitale umano. Secondo le priorità che ho indicato prima sicuramente ci sarà ulteriore sviluppo, possibilità di crescita professionale, umana e nel riconoscimento sociale
Qual è la situazione generale del Terzo Settore in Italia secondo lei? Quali le criticità, quali le opportunità?
Il terzo settore con questi improvvisi, anche se attesi, riconoscimenti si sente sicuramente sovraccaricato di responsabilità. C’è molta attesa per un significativo contributo alla ripresa ed allo sviluppo del nostro paese, ma nel contempo c’è un tentativo di trasformare il Terzo settore in un settore profit col volontariato aggiunto. Questo è e sarebbe un errore. Il terzo settore è cresciuto perché è come lo conosciamo. Va valorizzato per come è e non per come altri vorrebbero che fosse. Le criticità del terzo settore non sono la sottocapitalizzazione ma un deficit organizzativo e formativo nel mondo delle più piccole realtà. Qui bisogna intervenire per sostenerlo. E poi bisogna facilitare la social innovation, favorirla, darle spazio e credito anche bancario.
Parlando del Lazio invece, che situazione vive il mondo del Terzo Settore? Cosa andrebbe fatto secondo lei e soprattutto da chi?
Nel Lazio il tema principale è la disattenzione sostanziale al sistema TS da parte delle Istituzioni. Nella nostra regione si bada molto più al rapporto clientelare che allo sviluppo di idee innovative e va detto che non tutta la responsabilità è delle Istituzioni in quanto c’è un accondiscendimento talvolta eccessivo delle nostre organizzazioni. Per fortuna però le cose sono molto in movimento soprattutto nelle giovani generazioni.
Se sono rose fioriranno.